Il sindaco Giuseppe Falcomatà firma il “Patto di Limbadi” promosso da Libera: «Al fianco di imprenditori e commercianti vittime di racket e usura. Lo proporremo a tutti i Comuni della Città Metropolitana» La cerimonia alla presenza dei referenti di Libera Don Ennio Stamile e Mimmo Nasone: «Momento molto significativo. Per noi è un incoraggiamento ad andare avanti nella lotta alle mafie»
Il sindaco Giuseppe Falcomatà, questa mattina a Palazzo Alvaro, accanto a don Ennio Stamile e Mimmo Nasone, ha firmato il “Patto di Limbadi” per sancire l’impegno delle istituzioni al fianco delle imprese che denunciano racket ed usura. Promosso dal Libera, il protocollo rappresenta una presa di posizione ferma e concreta contro tutti i fenomeni di oppressione della malavita organizzata. Da oggi, quindi, in linea con quanto fatto sino ad ora, anche Reggio Calabria si impegna a costituirsi parte civile nei procedimenti di usura e racket ed a sostenere un meccanismo di premialità nelle gare di avviso pubblico per quanti hanno denunciato attività estorsive ed usurarie. E sono solo alcuni dei punti inseriti in questa “carta” che, per il sindaco Falcomatà, rappresenta la «naturale prosecuzione del percorso iniziato sette anni fa sul recupero, la gestione, la valorizzazione e l’assegnazione dei beni confiscati alle mafie, alla ‘ndrangheta e alla criminalità organizzata, ma anche un impegno continuo e costante al fianco di chi denuncia il racket e il malaffare».
«Per me – ha aggiunto – è stato normale aderire al “patto” promosso da Libera, con don Ennio Stamile e Mimmo Nasone che ringrazio per il lavoro diuturno che fanno anche per approfondire, sotto il profilo culturale e sociale, questi temi. Oggi Reggio Calabria è davvero un’eccellenza, a livello nazionale, per tutto ciò che concerne il panorama dei beni confiscati alle mafie, anche per quelli che sono i dati in termini di trasparenza che, noi ogni anno, pubblichiamo». Tuttavia, secondo il sindaco Falcomatà, «si deve e si può sempre fare di più». «Non mi riferisco soltanto alle riforme necessarie per consentire ai Comuni di riqualificare beni che, spesso, arrivano alle amministrazioni in condizioni di inagibilità e, in alcuni casi, come veri e propri ruderi», ha spiegato l’inquilino di Palazzo Alvaro continuando: «Serve uno scatto in termini di cultura della legalità. Purtroppo, ancora adesso, in alcuni Comuni le amministrazioni preferiscono non chiedere l’assegnazione dei beni confiscati. Ciò è mortificante sotto tanti punti di vista, soprattutto perché lede il vero spirito della legge Rognoni-La Torre e del codice antimafia». «Ovvero – ha spiegato – non soltanto la confisca dei patrimoni, ma anche la restituzione alla collettività. Su questo si deve insistere maggiormente e, a tal proposito, ho assunto l’impegno, come sindaco metropolitano, di far sì che il patto di Limbadi venga esteso e firmato pure da tutti i 97 sindaci della Città metropolitana».
Circostanza, quest’ultima, molto lieta a don Ennio Stamile, referente regionale di Libera, che ha definito «assai significativo» il momento della sottoscrizione del patto di Giuseppe Falcomatà perché «è sindaco della città più importante della Calabria, di una Città Metropolitana e, come tale, fondamentale per una sua condivisione con i 97 sindaci dell’area che potranno aderire ad un documento storico e molto importante». «E’ un patto – ha detto don Ennio Stamile – che prevede tanti punti e, soprattutto, un impegno fattivo per stare accanto ad imprenditori e commercianti attraverso azioni concrete. L’idea vuole coinvolgere tutti i 400 Comuni della Calabria e, grazie all’incoraggiamento che arriva da questi sindaci, noi stessi siamo spronati ad andare avanti nel nostro impegno non facile nella gestione dei beni confiscati e della lotta alle mafie».