Il voto e il cielo stellato! La Calabria senza amor proprio?
Prefazione: “L’opportunista segue con tenacia la direzione del vento: anche quando fiuta odore di merda”.
La bellezza del ridicolo è un qualcosa di straordinario specie se vista nei piccoli centri, come ad esempio è Taurianova. E vale molto più del prezzo di un biglietto al cinema per assistere a un film da Oscar, qui siamo alla serie dei pupazzi di paglia tra comiche finali. I frequentatori e le frequentatrici dei marciapiedi del bordello nella capitale, quelli di notte, di fronte a così tanta eccellenza, sono degli intellettuali, dei “maitre a penser”, ma con una dignità di gran lunga superiore. Ricordando le parole di de La Rochefoucauld, “Gli uomini chiamano amicizia una società di interessi, uno scambio d’aiuti, un commercio insomma, in cui l’amor proprio spera di potere guadagnare qualche cosa”, ecco io credo che alcuni (mi riferisco agli accoliti di giornata), hanno considerato queste elezioni politiche con questo “spirito di appartenenza”.
Detto questo, non starò ad analizzare il voto del 4 marzo, perché ci sarebbe poco da dire se non quello di non negare l’evidenza di un centrodestra che ha sbaragliato tutti e di un Movimento Cinque Stelle che non ha deluso le aspettative sul voto di protesta e/o di opinione, chiamatelo come volete. Si sapeva che quel voto avrebbe avuto quella direzione, mentre i voti del centrodestra non sono altro che il concetto dell’alternanza e dei mal di pancia che a ogni tornata elettorale vengono fuori quando si ha un malessere politico e si spera nel cambiamento reale della condizione umana e sociale, oltre agli sbandieratori occasionali di questo o quel politico candidato. Altrimenti, siamo seri, come diavolo si spiega una Lega che alle elezioni politiche del 2013 prende lo 0.2% e nell’arco di cinque anni arriva quasi al 6%? C’è qualcosa che non va, sia nella memoria che nella dignità calabrese perchè abbiamo dimostrato di essere una regione carente di amor proprio.
E mentre c’è un centrodestra che fa sogni di gloria, c’è un centrosinistra perseguitato da incubi tremendi. Ha un leader come Matteo Renzi che nell’arco di pochi anni ha distrutto una storia fatta di generazioni politiche, di lotte sociali, di libertà e del concetto di uguaglianza tra i popoli. Un leader distruttivo che non se ne vuole andare, anzi, se ne va ma non va via, vuole rimanere finché i giochi di governo non avranno una loro forma. Sa benissimo che nessuno ha la maggioranza e quindi prende tempo, non si sa mai come andrà a finire e sa che per scongiurare il pericolo di un Salvini al governo, c’è bisogno dell’apporto di quei rimasugli rimasti dei parlamentari dell’oramai defunto PD. In Italia si rischia di aprire dei scenari pericolosi. Almeno per chi è del Sud. C’è un drastico impoverimento di uomini e valori nel Mezzogiorno. Per chi non è mai stato un tuttologo politico né un lacchè da “pletora legionaria” di qualche politico. Sa che la memoria ha un valore fondamentale nella storia umana per guardare il futuro con responsabilità. Molti che si improvvisano, oggi in questo partito, domani in un altro, e poi con un politico e ancora con un altro e altro ancora, sono la parte più pericolosa della società perché fanno parte dei “lacchè da portafoglio “, ne abbiamo tanti in Calabria (ne abbiamo diversi a Taurianova), saltano sui carri per fare business, racimolare soldi. Sono dei viscidi “parassiti sociali”. Detto questo, a me fa paura una provincia, una Piana che ha votato Lega, che ha votato Salvini. Parliamoci chiaro, Salvini al Sud, in Calabria è stato un collettore di scarti politici o prestanome di ex potentati scopellitiani. Reggio Calabria, grazie a questi, gli ha consegnato l’elezione in Parlamento (e Tilde Minasi è rimasta solo un collettore di voti senza seggio). La volta scorsa tutti a indignarsi per la Bindi, e oggi pochi si indignano per Salvini. A lui interessano i numeri e averli al Sud riabilita qualsiasi pregiudizio sul Meezzogiorno che avevano i suoi predecessori. E alla gente non gliene fregato nulla di quel modus della caccia al clandestino, come se fosse una stagione venatoria. E fa paura un Capo dello Stato che dà un incarico di premier a un soggetto del genere dove poco tempo fa stava a braccetto con la Le Pen e le sue orribili idee. Questo per dire che viviamo in un paese che ha un urgente bisogno di Sinistra e di un vero progetto riformista serio che dia speranza alla gente. Così come di una Destra moderata che si confronti sui temi reali aprendo un dibattito serio. Non è utopia se insieme apriamo un confronto perché la gente ha detto semplicemente che ha le scatole piene di queste facce che hanno prodotto i drammi che oggi sono agli occhi di tutti.
La Calabria è terra di questi drammi, e nessuno si può permettere di stare in silenzio. Ancora una volta il governatore Oliverio così come all’indomani del referendum costituzionale ha adottato la linea del silenzio codardo e ingiustificabile. Lui sa che si sta giocando l’ultimo passo della sua vita politica, perché con il prossimo anno, data delle elezioni regionali, prenderà una sconfitta che spazzerà via ciò che resta del suo inutile governo regionale. La Sinistra, il Centrosinistra dovrà da oggi cercare di lenire i danni dando spazio ai giovani ma no a quelli “formattati” dai vecchi, ma dei giovani 4.0 che camminano con le loro gambe e le loro idee. Con la freschezza delle loro idee. D’altronde qualcuno aveva visto lungo su come siamo fatti noi italiani ed era Churchill quando disse che il popolo italiano è bizzarro perché “Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti…”…per il resto c’è solo un precipizio che ci resta se non indietreggiamo.