“In Calabria chiudere piccoli ospedali della morte” Travia, segretario nazionale di Fedir: "A Polistena si applichi il piano del Commissario Straordinario del 2015"
“Mentre in Toscana in tre anni hanno aperto tre nuovi ospedali da 300 posti letto, con risonanza e Tac al pronto soccorso e una nel reparto, in Calabria si continua a discutere di accorpamenti, ospedali nuovi, unici, chiusure e mai di potenziamento. La situazione è allarmante – dichiara il segretario nazionale di Fedir – la Federazione dei dirigenti e direttivi pubblici che rappresenta il personale tecnico e amministrativo di Asl, AO e di Regioni ed Enti locali – non è possibile continuare così. Da tecnici quali siamo – prosegue Travia – sappiamo quanto sia importante poter lavorare con strumenti all’avanguardia, in condizioni normali.
Quello che abbiamo appreso circa il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Polistena, ci fa molto preoccupare. L’emergenza non può durare decenni. Come sindacato chiediamo un intervento degli organi competenti, della Regione in primis, affinchè venga urgentemente applicato il piano contenuto nella delibera del commissario straordinario del 2015”.
Ma non è questo l’unico problema che riguarda quell’ospedale e la Calabria tutta. Se si è arrivati a questo punto, per Fedir, è perché alcune scelte del passato si stanno rivelando oggi fallimentari. “E’ del tutto anomalo – dice Travia – tenere aperti interi ospedali dove ci sono solo uno o due reparti funzionanti, come nel caso di Taurianova. È allarmante sapere che se si arriva al pronto soccorso di Gioia Tauro (ospedale con 30 posti letto) si rischia di morire. La struttura non è adeguata. E a mio avviso, che non faccio questioni di campanilismo come molti politici hanno fatto fino ad oggi, andrebbe chiusa, oppure seriamente potenziata. A Polistena perché non è stato fatto nulla? Perché non è previsto l’acquisto dei macchinari per la risonanza magnetica, annullando i tempi di attesa come per la Tac? Perché non si riesce a far funzionare adeguatamente nemmeno il servizio di pulizie? Eppure i soldi potrebbero essere recuperati dalla chiusura di alcuni piccoli presidi presenti sul territorio e assolutamente inidonei ad accogliere i pazienti. Senza prenderci troppo in giro”.
Per quanto riguarda la situazione del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Polistena, nella delibera del commissario straordinario, Giacomino Brancati, del 5 luglio 2016, n. 221, veniva preso atto dei rilievi fatti in precedenza dalla commissione aziendale per l’accreditamento del punto nascita di Polistena, unitamente al giudizio di non conformità espresso. E per tale motivo si dichiarava necessario un intervento urgente al fine di allineare il punto nascita ai requisiti previsti per l’accreditamento. Ciò significa che si sarebbe dovuto intervenire sia sul profilo organizzativo, per quanto riguarda la dotazione organica, sia strumentale, delle tecnologie adeguate.
Il commissario deliberava inoltre di “intervenire con una azione immediata, volta al miglioramento, per quanto possibile degli aspetti funzionali ed impiantistici, attraverso puntuali interventi dell’ufficio tecnico aziendale, ambito Palmi, finalizzando allo scopo la somma stimata di circa 350 mila euro da sostenere con risorse di bilancio”. Le disposizioni del commissario straordinario interessavano altresì la formazione del personale, piani di assunzione e di dotazione di strumenti tecnologici adeguati. Nulla è stato fatto e la voce dei medici e dei sindacati del territorio è rimasta inascoltata. In questo come in tanti altri casi del genere. “Come mai si vuole chiudere il centro trasfusionale dopo aver speso migliaia di euro per la trasformazione e modifica della struttura? Che scelte sono queste? Chiudiamo gli ospedali che non servono o trasformiamoli, potenziando i posti letto di strutture come l’ostetricia, l’ortopedia – conclude Travia, piuttosto che gestire sempre emergenze”.