Tutti dicono che adesso arrivano i soldi in Calabria. C’è il PNRR, il “fiume di denaro” che arriva dall’Europa, “soldi quanti non ne abbiamo mai visti prima”. Un mix di provincialismo e di incompetenza. Per la verità, in questi ultimi vent’anni, da Agenda 2000 in poi, di soldi “europei” ne sono arrivati tanti in Calabria. Compresi quelli che non abbiamo speso e quelli che abbiamo speso male, disperdendoli in mille rivoli, alimentando gli appetiti delle clientele politiche e delle organizzazioni criminali. Precedenti che dovrebbero far riflettere, anche riguardo alla nuova partita che sta per aprirsi. Rispetto alla quale, nondimeno, sarebbe auspicabile maggiore realismo e, soprattutto, una certa capacità di studio dei documenti.
Non dimentichiamo, d’altra parte, che per il dispositivo di ripresa e resilienza ci sono, per l’Italia intera, 191 miliardi per sei anni, dei quali una parte importante servirà a rimettere in moto il motore economico del Paese che sta al nord – molti soldi andranno direttamente o indirettamente alle imprese – e ben 53 miliardi andranno a finanziare progetti già in essere, che lo Stato avrebbe dovuto comunque finanziare (è una operazione sostitutiva di risorse). Ma tant’è. Che si tratti di un fiume di denaro o di un rigagnolo, di cosa si dovrebbe fare con i soldi del PNRR nessuno lo sa. Non se ne parla. Non è dato sapere quali interlocuzioni ha avuto la nostra regione con il governo nazionale. Quali sono le proposte che sono state fatte, quali progetti sono stati messi sul tavolo, in che modo ci si intende rapportare alle cosiddette “riforme di contesto” che lo strumento esplicitamente prevede.
Per esempio, è vero che per l’alta velocità si prevede di bucare le montagne per collegare Lamezia Terme a Praia a Mare? E per la salute, si vuole finalmente investire nella medicina del territorio, potenziando tutta la filiera pubblica della sanità, dalle case della salute agli ospedali hub, oppure si vuole continuare a distrarre risorse a favore della sanità privata? Economia circolare, aree interne, depurazione e dissesto idrogeologico, sono delle priorità o no per la nostra regione? Sul ciclo idrico integrato, si intende recepire la linea privatistica ed economicistica contenuta nel Piano o si vuole procedere con la ripubblicizzazione integrale della gestione? Ma soprattutto, è stato valutato l’impatto di questa spesa sui livelli occupazionali, visto che il tasso d’occupazione nella nostra regione è pari a quello della vicina Tunisia?
La Calabria sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia. E’ emergenza dappertutto. Ma, ancora una volta, il dibattito elettorale non pare sia all’altezza delle aspettative dei calabresi. Che, a loro volta, dovrebbero essere molto più esigenti nei confronti dei loro politici.