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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 14 NOVEMBRE 2024

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In carcere per bancarotta il nipote di un noto boss della ‘ndrangheta. I Dettagli Tre persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza di Monza per frode fiscale, reati tributari, indebita compensazione di crediti fittizi, riciclaggio e bancarotta fraudolenta

In carcere per bancarotta il nipote di un noto boss della ‘ndrangheta. I Dettagli Tre persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza di Monza per frode fiscale, reati tributari, indebita compensazione di crediti fittizi, riciclaggio e bancarotta fraudolenta

Tre persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza di Monza per frode fiscale, reati tributari, indebita compensazione di crediti fittizi, riciclaggio e bancarotta fraudolenta.
Secondo l’accusa, intestavano aziende a prestanome e le lasciavano fallire piene di debiti verso lo Stato.
Due arrestati sono ai domiciliari, in carcere è finito un imprenditore e nipote di Cosimo Maiolo, 58 anni, condannato nel 2023 in primo grado a quasi 13 anni dal Tribunale di Milano per una serie di reati connessi all’attività della locale di ‘ndrangheta di Pioltello, in provincia di Milano, e sua volta già detenuto. Durante l’operazione i finanzieri hanno sequestrato beni per più di due milioni di euro che sarebbero i profitti illeciti provenienti dai reati contestati agli indagati.
L’inchiesta è partita da una serie di controlli su sette aziende edili, della logistica e delle pulizie, sulle quali nel corso del tempo sono emersi sistematiche violazioni, tra mancati pagamenti di contributi, annotazione di fatture false e distrazioni di capitali aziendali verso conti correnti e carte di credito personali. Le indagini, coordinate dalla Procura di Monza, hanno accertato che le ditte coinvolte erano intestate a due prestanome, adesso ai domiciliari, e che venivano aperte e chiuse in poco tempo, perché lasciate sprofondare nei debiti accumulati. Le risorse che derivavano dall’evasione delle imposte e dei contributi previdenziali non versati venivano monetizzate con prelievi quotidiani di contante che veniva consegnato all’amministratore di fatto delle aziende coinvolte che ora è finito in carcere.
(Ansa)
La nota delle Fiamme Gialle
Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Monza hanno dato esecuzione, su delega della locale Procura della Repubblica, ad un ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere e degli arresti domiciliari, disposta dal G.I.P. presso il Tribunale del capoluogo, nei confronti di tre soggetti, gravemente indiziati, a vario titolo, di frode fiscale, reati dichiarativi finalizzati all’evasione, indebita compensazione di crediti fittizi, riciclaggio e bancarotta fraudolenta.
Contestualmente i Finanzieri hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo, emesso dalla medesima Autorità Giudiziaria, finalizzato alla confisca sia diretta sia per equivalente di beni per oltre 2 milioni di euro, pari ai profitti illeciti dei reati ascritti.
Le indagini, sviluppate dai militari del Gruppo di Monza, hanno tratto origine da autonome attività info-investigative riguardanti 7 imprese operanti nei settori dell’edilizia, della logistica e delle pulizie, nei confronti delle quali venivano riscontrate sistematiche violazioni alle norme tributarie, omissioni contributive e previdenziali, emissione e annotazione di fatture false, oltreché distrazioni dei proventi aziendali verso conti correnti e carte di credito personali.
Le successive investigazioni effettuate dalle Fiamme Gialle sotto l’egida della Procura della Repubblica di Monza, hanno consentito di disvelare come le imprese implicate – intestate a meri prestanome brianzoli ora sottoposti agli arresti domiciliari – risultassero operare per un breve periodo, dopodiché venivano abbandonate in stato di insolvenza per i debiti erariali accumulati.
Più in particolare, i Finanzieri hanno raccolto plurimi elementi indiziari in ordine al reale dominus delle condotte criminose perpetrate, posto che gli ingenti proventi dell’evasione d’imposta e degli omessi versamenti dei contributi previdenziali venivano sistematicamente monetizzati con prelievi giornalieri di denaro contante – presso ATM presenti sul territorio brianzolo eseguiti dai citati “prestanome” – e poi direttamente consegnati all’amministratore di fatto delle imprese coinvolte, destinatario della misura di custodia cautelare in carcere e già colpito da analogo provvedimento quale affiliato a famiglie della ‘ndrangheta insediatesi nel milanese.
L’azione di servizio, svolta in stretta sinergia con l’Autorità Giudiziaria, testimonia l’impegno quotidianamente profuso dal Corpo, quale presidio della sicurezza economico-finanziaria, ai fini dell’individuazione delle grandi evasioni e frodi fiscali costituenti un grave ostacolo allo sviluppo economico del Paese e della conseguente aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati, per restituirli a beneficio della collettività.
Per le condotte illecite al vaglio della competente A.G., sulla base del principio di presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna, a cui seguirebbe obbligatoriamente la confisca del profitto dei reati allo stato accertati.