Autopsia sul corpo del giovane Surawa Jaith La salma del diciottenne è stata trasferita all’ospedale di Reggio Calabria. Le reazioni del mondo calabrese
Proseguono le indagini per approfondire quando accaduto ieri alla tendopoli di San Ferdinando. La salma di Surawa Jaith, intanto, il giovanissimo migrante che avrebbe compiuto 18 anni a gennaio, morto carbonizzato nell’incendio, è stata trasferita nell’ospedale di Reggio Calabria, dove nelle prossime ore sarà eseguita l’autopsia. A disporre l’esame autoptico è stato il pubblico ministero della Procura della Repubblica di Palmi Giuseppe Cappelleri che indaga su quanto accaduto nella notte tra sabato e domenica all’interno della baraccopoli. A San Ferdinando oltre al fratello del giovane, Soumbu, che vive a Catania, sono giunti anche i genitori del ragazzo non ancora diciottenne che non viveva stabilmente nella tendopoli, essendo inserito nel programma Sprar di Gioiosa Ionica ma vi si recava di tanto in tanto a trovare dei parenti.
La situazione al campo migranti è tranquilla dopo i momenti di tensione registrati nella prima parte della mattinata di ieri nella baraccopoli, con alcuni cassonetti rovesciati davanti all’ingresso nell’agglomerato in plastica e lamiera e poi una protesta davanti al Municipio di San Ferdinando, adesso è tornata la normalità. A fare calare il livello della tensione c’è stata anche la decisione, resa nota dal prefetto di Reggio Calabria al termine del Comitato per l’ordine e la sicurezza di ieri, di trasferire i migranti ospitati all’interno di un’area urbanizzata, già individuata, dove saranno sistemati dei container.
CGIL REGGIO CALABRIA-LOCRI
Dopo Becki Moses, la nigeriana ventiseienne arsa viva nella tendopoli di San Ferdinando, la CGIL di Reggio Calabria – Locri piange la scomparsa di Jaiteh Suruwa, il giovanissimo migrante proveniente dal Gambia. “Come sindacato – sostiene Nicola Rodi, segretario generale della FLAI CGIL Reggio Calabria – Locri – chiediamo da tempo di abbandonare le logiche emergenziali ed affrontare la questione in modo definitivo, riconoscendo ai fratelli migranti, impegnati nelle attività stagionali di raccolta, la sicurezza e la dignità che meritano. Nessuna legge sul caporalato potrà mai essere abbastanza per proteggere i lavoratori, in particolare i più deboli, se ogni livello istituzionale, dai Comuni alla forze dell’ordine passando per la Regione, non farà la propria parte al fine di garantire diritti civili, lavoro regolare, sicurezza sanitaria. Valori che la CGIL considera da sempre inderogabili e fortemente identitari dello stato sociale di tipo europeo”.
“Il diciottenne gambese – dichiara Valeria Bonforte, responsabile dello Sportello Immigrati della CGIL di Reggio Calabria – Locri – era fuggito da guerra e persecuzioni; arrivato nel nostro Paese cercava solo la libertà di scegliere di sé e per sé e la dignità del lavoro. E’ come se gli uomini, prima in Africa, oggi in Europa, abbiano segnato il suo destino confinandolo così precocemente in questo atroce epilogo. Come Camera del lavoro sentiamo il dovere di contribuire a rilanciare il dibattito pubblico e il confronto democratico sul tema dell’integrazione dei migranti e sulle gravissime condizioni in cui sono costretti a vivere i cittadini extracomunitari ospitati nella tendopoli, per questo ci appelliamo alla Prefettura di Reggio Calabria, in qualità di massima istituzione rappresentante il Governo, affinché si faccia promotrice di incontri finalmente risolutivi della vergognosa situazione abitativa e sociale”.
“La ricerca di riscatto e di condizioni di vita migliori si traduce ancora una volta nella fine di una giovane vita. Mi duole ricordare – afferma il segretario generale della CGIL di Reggio Calabria – Locri, Gregorio Pititto – che Suruwa è solo l’emblema del dramma che quotidianamente si vive nella Tendopoli di San Ferdinando dove ogni giorno si sopravvive in condizioni inumane. In Italia si è posto fine ad una esperienza virtuosa in termini di accoglienza e integrazione come quella di Riace e si sono archiviati i progetti Sprar, scegliendo attraverso il Decreto Sicurezza di espellere dal circuito dell’accoglienza tutti i soggetti che sono titolari del permesso di soggiorno per motivi umanitari, tipologia ad oggi cancellata e sostituita da 7 ipotesi di protezione per casi speciali. I primi destinatari di questo assurdo provvedimento sono state 24 persone ospiti nel crotonese, tra cui donne, bambini piccolissimi e soggetti vulnerabili con disabilita’ fisiche e mentali. Essere umani vittime di una norma chiaramente razzista, che inevitabilmente avrà conseguenze nefaste in termini di integrazione e pacifica convivenza. Mi auguro – conclude il segretario – che il Governo riveda le proprie scelte che renderanno il nostro Paese meno sicuro, meno democratico, meno europeo”.
SINDACO DI REGGIO CALABRIA, GIUSEPPE FALCOMATA’
«E’ un momento molto triste per la nostra comunità, siamo profondamente addolorati per ciò che è accaduto. Purtroppo l’episodio della morte del giovane Suruwa Jaithe è sintomatico della situazione inaccettabile che si vive all’interno della tendopoli di San Ferdinando dove, evidentemente, non sono rispettate le condizioni minime proprie della dignità di ogni essere umano. E’ necessario intervenire con urgenza con l’obiettivo di superare la condizione inaccettabile alla quale sono oggi sottoposte migliaia di persone che vivono in quella situazione”. E’ quanto dichiara il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà commentando la tragica scomparsa del diciottenne gambiano Suruwa Jaithe, vittima di un rogo all’interno della tendopoli di San Ferdinando, dove vivono migliaia di lavoratori migranti, impegnati nelle attività agricole stagionali di raccolta degli agrumi sulla piana di Gioia Tauro.
«Il problema – ha aggiunto il sindaco di Reggio Calabria – è che ci troviamo a riflettere su quest’assurda condizione di negazione dei diritti umani ogni qual volta succede un episodio grave come la morte di questo ragazzo. E` del tutto evidente che si tratta di un sistema che non funziona più e che a mio avviso non ha mai funzionato. Smontare quella tendopoli è l’unica soluzione affinché non si ripetano in futuro episodi come questo. In passato diversi incontri sono stati fatti in Prefettura per discutere sul tema. L’importante oggi è che le istituzioni possano fare squadra affinché si arrivi presto ad una soluzione condivisa e definitiva che eviti l’accadere di altre assurde tragedie».
NICOLA IRTO, PRESIDENTE CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA
“Dinanzi al rogo di San Ferdinando e alla morte di un ragazzo di diciotto anni siamo attoniti e addolorati”. Lo afferma il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, che prosegue: “Episodi come quello che ha causato la tragica fine di Suruwa Jaithe impongono un impegno corale per risolvere una situazione insostenibile, che lede i diritti e la dignità delle persone. Oggi, oltre a rinnovare i sentimenti di cordoglio, abbiamo il dovere di contribuire allo sforzo che le istituzioni stanno mettendo in atto. Pieno sostegno, in questo senso, da parte del Consiglio regionale alle azioni avviate da parte della Prefettura di Reggio Calabria. A tutta la comunità di lavoratori migranti che vive a San Ferdinando – conclude Nicola Irto – rivolgo a nome dell’Assemblea legislativa calabrese sentimenti di solidarietà e vicinanza”.