Inchiesta Arpacal, la procura chiede il processo per l’ex assessore Tommasi e i vertici dell’azienda
redazione | Il 28, Feb 2013
Nel processo in corso a Catanzaro, i pm Dominijanni e Guarascio hanno sottoposto al giudice il provvedimento contro gli 11 indagati la gestione dell’Arpacal negli anni precedenti al 2010. Le indagini riguardano il concorso pubblico per dirigente amministrativo e il conferimento dell’incarico di responsabile di struttura semplice avvenuti nel 2008
Inchiesta Arpacal, la procura chiede il processo per l’ex assessore Tommasi e i vertici dell’azienda
Nel processo in corso a Catanzaro, i pm Dominijanni e Guarascio hanno sottoposto al giudice il provvedimento contro gli 11 indagati la gestione dell’Arpacal negli anni precedenti al 2010. Le indagini riguardano il concorso pubblico per dirigente amministrativo e il conferimento dell’incarico di responsabile di struttura semplice avvenuti nel 2008
CATANZARO – La Procura della Repubblica di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio degli 11 indagati dell’inchiesta sull’Arpacal, l’agenzia regionale per l’ambiente della Calabria. I sostituti procuratori della Repubblica Gerardo Dominijanni e Domenico Guarascio hanno inviato al giudice per le indagini preliminari la richiesta di rinvio a giudizio.
Gli indagati sono l’ex assessore regionale all’ambiente, Diego Tommasi; il direttore scientifico dell’Arpacal ed attuale consigliere regionale del Pd, Antonio Scalzo; l’ex direttore generale vicario dell’assessore all’ambiente, Giuseppe Graziano; l’ex commissario dell’Arpacal, Domenico Lemma; l’ex direttore amministrativo, Luigi Luciano Rossi; Francesco Caparello, Pietro De Sensi, Giuseppe Giuliano, Vincenzo Mollace, Francesco Nicolace e Silvia Romano.
L’inchiesta riguarda la gestione dell’Arpacal negli anni precedenti al 2010. Le indagini hanno avuto inizio dopo una serie di esposti relativi al concorso pubblico per dirigente amministrativo dell’Arpacal ed al conferimento dell’incarico di responsabile di struttura semplice avvenuti nel 2008. Il 20 dicembre scorso i militari della Guardia di finanza ed il personale del nucleo investigativo sanità e ambiente (Nisa) avevano sequestrato la somma complessiva di 500 mila euro nei confronti di alcuni degli indagati. Successivamente la Procura ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini.