Inchino processione al boss, i vicari episcopali prendono le distanze dall’episodio “blasfemo”
redazione | Il 08, Lug 2014
«Non condannate in blocco la nostra Comunità» è l’invito che i preti della Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi rivolgono ai responsabili delle comunicazione locale e nazionale
Inchino processione al boss, i vicari episcopali prendono le distanze dall’episodio “blasfemo”
«Non condannate in blocco la nostra Comunità» è l’invito che i preti della Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi rivolgono ai responsabili delle comunicazione locale e nazionale
Oggi, su invito del Vicario Generale, Mons. Giuseppe Acquaro, si sono riuniti
insieme a lui nei locali del Seminario di Oppido Mamertina, i Vicari, che più da vicino collaborano
col Vescovo nel governo della Diocesi: don Paolo Martino, don Giuseppe Borelli, P. Carmelo
Silvaggio dei PP. Carmelitani. È assente per motivi di salute don Alfonso Franco, che ha assicurato
la sua piena adesione a quanto sarà concordato.
Sono presenti anche i Vicari Foranei: don Salvatore Larocca, don Pasquale Galatà, don Elia
Longo e don Salvatore Tucci.
Alla luce della risonanza nazionale, sollevata dall’episodio blasfemo verificatosi il 2 luglio
scorso, in occasione della processione della Madonna delle Grazie a Oppido Mamertina-Tresilico,
che ha interessato tutti i mass media e diverse personalità religiose e civili, finanche qualche ministro,
tutti i presenti, all’unanimità, prendono le distanze da quanto avvenuto ed esprimono piena
condivisione con la posizione del Vescovo, nella convinzione che non ci può essere nessuna
commistione tra Chiesa e ‘ndrangheta. Come ci può essere, del resto, legame se la prima parla il
linguaggio dell’amore e la seconda quello della vendetta, della sopraffazione e della morte?
Il fatto, verificatosi a Oppido, che offende e non onora la Madre di Dio, rischia di mettere in
ombra, in quest’Anno della carità, fortemente voluto dal nostro Vescovo per la Diocesi, quanto sin
dall’inizio del suo ministero episcopale, senza sosta e con ogni zelo, egli va operando per la
conciliazione della Comunità, in particolare della città di Oppido Mamertina, con conferenze,
catechesi, ritiri spirituali, fino al recente Congresso Eucaristico Diocesano, mentre si attende proprio
a Oppido Mamertina una Missione popolare dei PP. Minimi di San Francesco da Paola.
In attesa che le autorità religiose e civili, che stanno indagando, chiariscano senza incertezze
quanto di fatto è avvenuto, nonché responsabilità e connivenze, i Vicari sollecitano i mezzi di
comunicazione a non condannare in blocco la nostra Comunità, dimenticando che, se certo non
mancano ombre e debolezze, la stragrande maggioranza del nostro popolo vive una religiosità
semplice e autentica e la Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi ha un clero che, giorno per giorno, su
un territorio certamente difficile, si sacrifica talora con eroismo e spesso rimane unico punto di
riferimento di una Comunità schiacciata dal peso di una quotidianità assillata da mille problemi.
«Non condannate in blocco la nostra Comunità» è l’invito che i preti della
Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi rivolgono ai responsabili delle
comunicazione locale e nazionale in un momento in cui lo sciame mediatico ha
attirato i più negativi commenti sull’intera comunità ecclesiale a partire
dall’avvenimento di Tresilico.
Il consiglio episcopale della diocesi, presieduto dal vicario generale,
mons. Giuseppe Acquaro, intende fermamente evidenziare come «la stragrande
maggioranza dei fedeli della Diocesi vive di una religiosità semplice e
autentica» e riconosce nella Chiesa locale uno speciale «punto di
riferimento della Comunità», spesso l’unico.
I vicari episcopali, inoltre, desiderano ricordare che «giorno per giorno»
il Clero della Diocesi ha sempre testimoniato, «talora con eroismo»,
l’annuncio del Vangelo «su un territorio certamente difficile», collaborando
al radicamento della legalità e alla ricerca della giustizia e della verità.
Mons. Acquaro esprime, infine, piena adesione alle parole del vescovo della
Diocesi, mons. Francesco Milito, che condannano il gesto come «inconsulto,
temerario e blasfemo» prendendo le distanze da quanto accaduto e attendendo
che le autorità civili e religiose chiariscano le responsabilità del fatto
avvenuto «nella convinzione che non ci può essere nessuna commistione tra
Chiesa e ‘ndrangheta».