India, scandalo sulle navi da guerra commissionate in Italia? Due navi cisterna della marina militare indiana sarebbero state realizzate con un acciaio di qualità inferiore a quello necessario
Tutte le strade portano a Roma. E’ così che inizia un articolo di stampa apparso
in India su uno dei nuovi possibili scandali che riguardano commesse militari del
grande stato asiatico dopo quello degli elicotteri AgustaWestland. Nel mirino del
governo indiano l’acquisto di due navi cisterna la INS Deepak e INS Shakti che la
Marina indiana avrebbe acquistato da Fincantieri ad un prezzo piuttosto elevato e
schierati per scortare la INS Vikramaditya, la nuova portaerei fiore all’occhiello
delle forze armate del paese.Una delle disposizioni dell’appalto doveva riguardare
lo scafo che sarebbe dovuto essere costruito con acciaio in grado di resistere maggiormente
alle perforazioni e alle acque turbolente in alto mare. Nella gara erano intervenuti
russi e coreani, oltre agli italiani. Quando i coreani hanno rilevato la loro incapacità
di usare questo tipo di acciaio la loro azienda è stata eliminata dalla concorrenza
da parte degli acquirenti indiani. Mentre la società italiana aveva anche dichiarato
che avrebbe utilizzato acciaio di tipo commerciale e non l’acciaio superiore, il
governo indiano ha abbassato la qualità dell’acciaio necessario da essere utilizzato
nella costruzione della nave. Ed è qui che è sorto il dubbio: perché questo “amore
speciale e dimostrato agli italiani?” E la risposta dei giornali: è difficile da
spiegare. Analogamente anche i russi si ritirarono per evitarsi di attirare critiche
in quanto avrebbero usato acciaio di tipo commerciale. Così il governo dell’India,
all’epoca gestito dal Partito del Congresso avrebbe manipolato la situazione di avere
un solo fornitore nella corsa per il contratto di costruzione delle navi cisterna
e questo fornitore sarebbe stato proprio l’Italia. La Marina indiana aveva bisogno
di navi cisterne. Una nave cisterna da guerra in grado di affrontare una battaglia
navale con la flotta navale e fornisce munizioni da guerra, combustibile per le altre
navi della flottiglia, acqua potabile per il personale, provviste alimentari e prodotti
affini necessarie per tutto il tempo di una battaglia, mentre la flotta è in alto
mare.Tuttavia le due navi incriminate, si trovavano al largo di Lisbona. Le acque
agitate, la fredda temperatura dell’acqua e altri fattori concomitanti avrebbero
causato la beffa: due fessure di quattro pollici nello scafo, che non sarebbe dovuto
accadere proprio alle nuove navi cisterna. I due natanti quindi, sono state costrette
ad essere rimorchiato nel porto della capitale portoghese per le riparazioni necessarie.
Il vice-ammiraglio Shekhar Sinha ha portato immediatamente a conoscenza del quartier
generale della marina di New Delhi l’accaduto e ha chiesto l’avvio di un’indagine
interna. Per motivi non noti, nessuna indagine seria era stata intrapresa finchè
nel 2016 il dottor Jitendra Singh, sottosegretario di Stato presso l’Ufficio del
Primo Ministro ha detto in un’intervista che da quando il governo Modi aveva adottato
la tolleranza zero per la corruzione anche la questione delle navi cisterna italiane
sarebbe indagata in modo approfondito. Il ministro della Difesa Manohar Parrikar
ha già dichiarato che le indagini sono stati fatti nel caso e se fosse emerso qualcosa
il caso sarebbe stato esaminato di nuovo.Qualcuno ha però fatto notare un punto
assai significativo: che la società italiana coinvolta nello scandalo degli elicotteri
AgustaWestland e quella coinvolto nell’affare delle navi cisterna rientrano nella
galassia delle controllate dal Ministero dell’Economia e Finanze italiano. Sempre
secondo la stampa appare naturale che qualche dignitario influente in India il cui
cuore batte per i concessionari di difesa italiano ha svolto un ruolo importante
e decisivo nel far pendere l’affare verso l’Italia, anche abbassando il livello di
acciaio di alta qualità e mettendo la vita dei marinai indiani a rischio. Insomma,
per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti [1]”, si tratta
di una notizia che getta nuove ombre sullo stato della corruzione del nostro Paese
e su quello che è stato finora fatto delle aziende di Stato.