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TAURIANOVA (RC), VENERDì 22 NOVEMBRE 2024

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Influenza, sui banchi due settimane prima

Influenza, sui banchi due settimane prima

| Il 19, Ott 2010

Il picco dell’influenza tra i banchi di scuola precede di due settimane quello nazionale, secondo i medici dell’ospedale Bambin Gesù che sul sito forniscono tutti i suggerimenti per un inverno senza febbre.

Influenza, sui banchi due settimane prima

Il picco dell’influenza tra i banchi di scuola precede di due settimane quello nazionale, secondo i medici dell’ospedale Bambin Gesù che sul sito forniscono tutti i suggerimenti per un inverno senza febbre.

 

MILANO – Il picco dell’influenza tra i banchi di scuola precede di due settimane quello nazionale, secondo i medici dell’ospedale Bambin Gesù che sul sito forniscono tutti i suggerimenti per un inverno senza febbre.Sono i piccoli, soprattutto quelli con patologie croniche, i più vulnerabili al contagio e al tempo stesso principali veicoli di diffusione. In accordo con le linee guida del Ministero della Salute è stata avviata la campagna di vaccinazione antinfluenzale e, per informare su chi vaccinare, quando è perché, rispondendo ai dubbi e alle perplessità dei genitori, l’ospedale pediatrico ha realizzato un focus con le indicazioni degli esperti. Per scongiurare nuovi ingiustificati allarmi legati alla pandemia influenzale e per tutelare i bambini occorre comunicare tempestivamente le corrette modalità di vaccinazione, i destinatari, i tempi e i dosaggi a seconda delle fasce d’età.

 

BAMBINI A RISCHIO – Ventimila i bambini a rischio per la nuova epidemia di influenza: sono i soggetti con malattie croniche come cardiopatie, malattie renali, asma, fibrosi cistica, tumori e malattie ematologiche. Per tutti gli altri, deve decidere il medico. Il vaccino protegge da tre ceppi di influenza, tra cui anche quello pandemico (H1N1) che ha causato nel 2009 l’epidemia di influenza A. I pediatri consigliano comunque di proteggere i piccoli di età compresa tra i sei mesi e i cinque anni che vanno al nido e alla materna. Il periodo più opportuno per la somministrazione va dalla metà di ottobre a tutto novembre: in questo modo sarà possibile essere protetti anche nel caso di una epidemia anticipata. Le vaccinazioni sono eseguite da medici e pediatri di famiglia e dalle Asl.

«TAM-TAM MEDIATICO» – Critico il Codacons, associazione dei consumatori, che parla di «lauto regalo alle case farmaceutiche». «È iniziato il solito tam-tam mediatico sulle sindromi influenzali: nei telegiornali e nei programmi tv esperti e farmacisti invitano i cittadini a vaccinarsi e pubblicizzano la presenza dei vaccini nelle farmacie. Si tratta di una campagna martellante, condita con inutili allarmismi» sottolinea il Codacons, che sullo «spreco di soldi pubblici e privati» per l’influenza dello scorso anno ha fatto un esposto alla Corte dei Conti. L’associazione invita i cittadini «a sentire esclusivamente il proprio medico di famiglia, l’unico realmente abilitato a dare consigli sulla reale utilità del vaccino».

INFLUENZA A – Da uno studio canadese arriva poi una rassicurazione su una nuova ondata di influenza A: secondo i ricercatori questa è improbabile, perché una larga parte della popolazione è stata immunizzata. Hanno analizzato il sangue di 1.127 persone tra i 9 mesi e i 101 anni prima e dopo la pandemia del 2009, verificando il livello di anticorpi contro il virus H1N1. Prima della pandemia, che in Canada ha raggiunto il picco un anno fa, meno del 10% dei soggetti fino a 70 anni aveva una protezione immunitaria contro il virus, presente invece nel 77% degli anziani. Gli stessi pazienti sono stati controllati a maggio e il risultato è stato che il 70% dei soggetti sotto i 20 anni risultava protetto, mentre la percentuale si abbassava tra i 20 e i 49 anni (44%), tra i 49 e i 70 (30%) e tra i 70 e i 79 (20%). «Una percentuale così alta tra i giovani – scrivono gli autori – potrebbe essere dovuta al fatto che questo virus ha un alto tasso di infezione in questa categoria, che è anche una delle più vaccinate. Si stima che una protezione maggiore del 40% nei ragazzi in età scolare sia sufficiente a prevenire una grande epidemia nella popolazione, e questo ci rassicura sulle probabilità che si ripresenti una situazione simile a quella dello scorso anno». Secondo i ricercatori quest’anno la priorità della vaccinazione dovrebbe essere spostata quindi sugli adulti, che rimangono ad alto rischio.