Interrogazione M5s sulla vicenda del piccolo Moise "Il caso racconta di una burocrazia sorda e sfuggente"
«Presenteremo subito un’interrogazione sulla vicenda del piccolo Moise, dalla nascita affetto da una grave malattia e da molto ricoverato a Messina, ora pure con complicanze, malgrado il presidente del Tribunale per i Minori di Reggio Calabria abbia da un anno e mezzo disposto l’affido a due coniugi di una comunità cagliaritana, viste le difficoltà socio-economiche della famiglia di provenienza, straniera». Lo dicono, in una nota, i parlamentari M5s Francesco Sapia e Bianca Laura Granato, che spiegano: «Il pronto rispetto della decisione del magistrato avrebbe consentito al bambino, che necessita di assistenza, affetto e protezione, una migliore qualità della vita, con la possibilità di una più lunga e serena esistenza. Invece, per quanto ricostruito dal Garante regionale per l’infanzia, Antonio Marziale, la burocrazia ha perduto tanto tempo e l’affidamento del minore non ha più trovato attuazione. Adesso noi vogliamo sapere per colpa di chi e per quali precisi motivi». «Oggi – continuano i parlamentari 5stelle – il bimbo deve combattere contro una nuova infezione contratta in ospedale, perciò non potrà essere trasferito a Cagliari. Speriamo che Moise riesca a superare bene questo ennesimo problema, per essere consegnato al più presto ai nuovi genitori».
«La vicenda – denunciano i due parlamentari – racconta di una burocrazia sorda e sfuggente, di uno scaricabarile tra Calabria, Sicilia e Sardegna con l’intervento suppletivo del Garante calabrese per l’Infanzia, il quale dal proprio esiguo bilancio, dato l’immobilismo delle istituzioni competenti, ha messo a disposizione le risorse per il trasferimento del bambino, pur non essendo tenuto». «La vita umana – concludono Sapia e Granato – dei connazionali e degli stranieri in Italia è sacra fin dall’inizio. Questo è il principio che intendiamo affermare nel concreto, contro ogni genere di discriminazione. Soprattutto in Calabria occorre sconfiggere la diffusa sufficienza con cui troppe amministrazioni pubbliche si pongono nei confronti dei diritti dei minori, attraverso una rivoluzione culturale, l’aumento dei finanziamenti per la tutela e un richiamo, forte, alle diverse responsabilità istituzionali».