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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 25 NOVEMBRE 2024

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Intervista Esclusiva a Vincenzo Speziali circa la richiesta di audizione in Commissione Antimafia "Quanta ingiusta sofferenza io e i miei cari abbiamo passato e che non voglio ne` posso dimenticare. Le diffide di de Raho? Non le considero nemmeno"

Intervista Esclusiva a Vincenzo Speziali circa la richiesta di audizione in Commissione Antimafia  "Quanta ingiusta sofferenza io e i miei cari abbiamo passato e che non voglio ne` posso dimenticare. Le diffide di de Raho? Non le considero nemmeno"

Abbiamo rivolto alcune domande a Vincenzo Speziali, a seguito della sua richiesta di essere audito in Commissione Antimafia, in merito alla vicenda del dossieraggionin seno alla DNA, al Luogotenente Striano e alle questioni che da ciò scaturiscono, per quanto concerne l’inchiesta Breakfast, la quale coinvolse proprio Speziali.
Su quest’ultima, sembra proprio che l’Autorità di Giustizia Libanese, non solo lo ha già prosciolto (dichiarando nulli e inesistenti i fatti e gli atti addebitategli dagli inquirenti italiani), ma gli stessi pubblici funzionari del nostro Paese, sono adesso sotto processo a Beirut, con imputazione serissime e gravissime.
D: Dunque, il suo è un gesto eclatante e dirompente, cioè chiedere di essere ascoltato in Commissione Antimafia. Ma è pure un atto di coraggio. Cosa ci vuol dire?
R: Che sia di coraggio non lo so e non sta a me definirlo tale, benché io il coraggio lo possiedo naturalmente e tutti lo sanno. D’altronde vorrei vederli ai miei inquisitori, quanto sarebbero in grado di resistere a cruenti bombardamenti a meno di trecento metri in linea d’aria, come capita spesso a me, oppure ad ispezionare i fortilizi militari, durante gli scontri arei. Non è incoscienza, semmai atto dovuto. Lo stesso che considero tale, ovvero un atto dovuto, per quanto riguarda la mia richiesta di audizione. Ho sensi dello Stato, perciò non mi lascio intimorire da strapazzati spioni, i quali devono spiegare chi li ‘copriva’ e chi dava loro istruzioni per far sì che le indagini insussistenti e penalmente inesistenti, fossero corroborate da condotte criminis ipotetiche ma non vere. Se Striano dice che ne vedremo delle belle, per quanto dirò e dimostrerò io, allora ne vedremo delle bellissime.
D: Lei si è dichiarato disponibile persino per quanto riguarda la presenza del Vicepresidente Cafiero de Raho, il quale è da giorni pressato da più parti di astenersi a partecipare agli stessi lavori della Commissione. Come mai?
R: Posto che di ‘Cafierocomesichiama’ poco mi importa, ma differenza di molti, io ho il senso dello Stato, pure se alcune articolazioni del mesimo, sono rappresentate dai cooptati quali l’ex ‘Super Mega’ Procuratore in questione. Non posso certo io, che chiedo di essere audito -per giusta causa, fatti seri e volontà di rassegnare chiarezza ed elementi mai voluti prendere in esame- a poter solamente suggerire chi dovrebbe astenersi in attività istituzionali o meno. Badi bene, non è per timore reverenziale verso chicchessia, figuriamoci su costui. Poi, allorquando leggo i di lui commenti che diffida ognuno a porre quesiti sul suo passato lavoro o a ricostruire fatti incontrovertibili -parimenti a quanto compiuto liberamente e legalmente da Claudio Sajola- ‘Cafieroconesichiama’ ribadisce che ciò non lo consente in quanto si adombrano allusioni offensive. Invece, quelle veramente offensive e secondo l’Autorità di Giudizia Internazionale del Libano, mosse al sottoscritto dal suo stesso Ufficio allorquando lo dirigeva, cosa sono? In che modo le qualifchiamo? Sommessamente, mi preme ricordargli che in Italia vi è, se non altro formalmente, libertà di pensiero, purché non sia ‘contra legem’. Qui stiamo commentando fatti di cui l’opinione pubblica è sconcertata, anzi terrorizzata. Poi se invece, mi si vuole impedire garbata ed esilarante ironia neanche offensiva, pure essa risulta prevista tra i nostri Diritti Fondamentali. Evidentemente egli si rifa `al modus della stampa sovietica, laddove nulla si riportava e di nulla si edottava. Infine, per mio carattere personale, delle diffide me ne sbatto. E ho detto tutto!

D:Sento che è sereno. Per la verità questo tono monocorde di distacco raziocinante l’ho sentito pure quando l’ho intervistata sotto i bombardamenti di Beirut il mese scorso. Ma lei fa sempre così? Quando il momento diventa duro si adegua alla necessità che fa virtù?
R: Le ho detto già, che, per quanto mi riguarda non ho sentimenti di paura verso nulla e nessuno. Sarà la forza della Fede, di cui ringrazio Dio. Certo, al di là delle mie battute di spirito, nei momenti in cui non bisogna perdere la calma, dismetto di inscenare il cabaret e vado dritto al sodo e per la mia strada. Parliamoci chiaro è la strada della verità, della giustizia, del senso dello Stato e contro i soprusi o i comportamenti “alla carlona”, come li ha disdicevolmente definiti Striano, cioè questo spinone di cartapesta. Ovviamente la cartapesta più disdicevole, credibilmente, e` riferibile a chi era preposto di controllare l’operato di costui. È uno spettacolo cinicamente ridicolo quello a cui stiamo assistendo, epperò non mi meraviglia. Adesso magistrati ed ex magistrati si rimpallamo le accuse, vicendevolmente, ma che il sistema giustizia fosse il problema dei problemi in Italia, a me è chiarissimo dal lontano 1992, non certo da oggi o da quando hanno inscenato la ‘poshade’ della mia inchiesta, la quale fortunatamente è seguita da giudici eccellenti in Libano, i quali faranno valere le loro giuste, serie, e validissime determinazioni,. Qualunque esse siano e nei confronti di chiunque. Per di più a norma di Trattato Bilaterale con l’Italia, pubblici ufficiali e ‘megafonisti’ compresi.

D:Sul punto vorrei farle una domanda specifica, ovvero cosa succederà in caso di condanna dei convenuti a giudizio?
R: Le rispondo con una premessa, ovvero nel vedere tutto ciò e di essere arrivati a tal punto, mi fa provare un dolore grande, perché risulta traumatico per uno come me che è un Uomo di Stato ed incarna la politica. Ma non si può tollerare l’indicibile dolore cagionatomi ingiustamente, senza lo straccio di un reato e confidare persino sulla possibilità di farmi andare via, nel silenzio della notte. E poi quegli sguardi, le espressioni tristi, sconsolate dei miei figli, di mia moglie o le parole strozzare di mio fratello, di mia sorella, di mia madre e financo la crudeltà di non poter comunicare con mio padre. No, non dimentico e non lo potrò mai fare. Anzi nessuno me lo chieda! Alla fine il mio rispetto per le istituzioni non può prevalere ne` potrà mai prevaricare sacrificando gli affetti. In più la difesa della dignità è prevista dai sacri dogmi del mio credo Cattolico.

D:…non ha risposto alla domanda però…

R: Lo faccio immediatamente. Non sta me prevedere il futuro, benché conosco le procedure, le norme e la legislazione. Intanto verranno dichiarati, presumibilmente contumaci i convenuti a giudizio convocati dalla magistratura libanese, qualora continuassero a non presentarsi. Poi, se vi saranno condanne che prevedono, come credo, espiazione di pena in carcere, certamente i Libanesi avanzaranno richiesta di estradizione o in alternativa, si assicureranno come essa venga scontata in Italia, secondo gli istituti previsti dal nostro ordinamento e recepito dal Trattato Bilaterale. Altrimenti per quale motivo, sennò si sottoscrivono simili accordi diplomatico internazionali? Da parte mia, farò anche io notificare eventuali dispositivi di condanna con tanto di registrazione della medesima, cosicché, lo vogliano o meno, saranno comunque dei pregiudicati. D’altronde l’Italia non si sta, giustamente, regolando in senso identico, per quanto riguarda i presunti assassini del povero Regeni, avvenuto in Egitto, con il cui Paese non abbiamo neanche un Trattato Bilaterale? Anche nel processo in corso a Roma, contro i vertici dei servizi di sicurezza de Il Cairo, la magistratura capitolina, si ritrova a giudicare pubblici ufficiali stranieri, parimenti ai loro colleghi Libanesi nel procedimento che vede me e i miei congiunti, parte lesa e assolutamente innocenti. Voglio proprio vedere come i convenuti a giudizio giustificgeranno il tutto, poiché alcuni di essi, attraverso memorie inviate al Giudice Istruttore di Beirut, hanno scritto cose che gli stessi Uffici di Istruzione e di Procura, in Libano, hanno trovato omissivi, rispetto ai documenti ufficiali, da me a loro consegnato, I quali furono sottoscritti e sostenuti dagli stessi imputati, nei miei confronti. Il tutto, al netto, dei pronunciamenti giurisprudenziali a mio favore, emessi dalla locale Corte di Cassazione e dello stesso Tribunale di Beirut. Non sta al sottoscritto dire adesso, quali altri capi di imputazione potrebbero avere inanellato. Certo, se qualcuno mi volesse chiedere lumi pure su ciò, durante la mia audizione in Commissione Antimafia, non mi sottrarrei affatto, anche perché dico sempre la verità, ed in più è un obbligo di legge.