Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), VENERDì 27 DICEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Ipotesi di riforma elettorale per l’elezione del Parlamento

Ipotesi di riforma elettorale per l’elezione del Parlamento

| Il 13, Feb 2012

Editoriale di Bruno Morgante

Ipotesi di riforma elettorale per l’elezione del Parlamento

Editoriale di Bruno Morgante

 

 

E’ bene passare dalla discussione generale alla simulazione di possibili riforme che garantiscano regole generali che non avvantaggino nessun partito o schieramento, che rendano normale fisiologia il rinnovamento del personale politico, che premi comportamenti virtuosi e impegnati sui problemi generali del personale politico, che garantisca potere vero dell’elettore nella scelta dei suoi rappresentanti e della maggioranza, che assuma come valore la stabilità dei governi e un ruolo importante dei partiti.

Idee in libertà, ma con una logica e una visione della democrazia partecipata, alternativa alla democrazia oligarchica, quale quella a cui stiamo tendendo, se non si riformano le leggi elettorali a tutti i livelli istituzionali:

– Dimezzamento dei parlamentari. Sarebbe una scelta di buon senso.

– liste di partito in collegi uninominali, con circoscrizioni regionali e i resti utilizzati in un collegio unico nazionale. E’ il metodo per le elezioni provinciali. Per il numero dei collegi per la camera basta prendere i vecchi collegi del senato che sono 315. Per il senato si possono far coincidere i collegi con le province. I collegi sarebbero abbastanza ristretti e per il candidato non comporterebbero spese esagerate per la campagna elettorale.

– assegnazione dei seggi con il metodo proporzionale con sbarramento al 5%. Significa avere non più di cinque, sei partiti;

– primarie di partito obbligatorie per legge da tenersi presso locali comunali per l’individuazione dei candidati. E’ questo un passaggio importante perché da una parte si da all’elettore impegnato e iscritto a un partito il potere di proporre per il proprio partito quello che ritiene il candidato migliore, oltre al potere di elezione, per cui far parte di un partito è importante e si incide veramente, dall’altra si valorizza la militanza e l’impegno sul territorio, in quanto è difficile catapultare candidati esterni se in un territorio ristretto c’è chi si è impegnato e intende candidarsi. Le primarie vanno regolate per legge, così come l’iscrizione, la partecipazione ai partiti e il diritto di voto. Ogni iscritto deve poter difendere il proprio diritto nei confronti di eventuali brogli per cui, prima delle primarie, va istituito un giudice di pace ad hoc a cui ricorrere, nominato dalla sezione elettorale del tribunale, che deve decidere immediatamente sulle questioni a lui sottoposte;

– ci si può candidare in un solo collegio;

– le alleanze vanno fatte prima delle elezioni. L’elettore deve poter scegliere anche la coalizione di governo;

– premio di maggioranza che scatta solo se una coalizione ha superato a livello nazionale il 50% più uno dei voti validi. In questo caso c’è la maggioranza degli elettori che si è espressa. Il premio, molto ristretto, serve solamente a garantire la possibilità per la legittima maggioranza di operare senza affanno, senza le difficoltà che spesso dipendono dall’assenza di membri del governo o di parlamentari in missione;

– se nessuna coalizione supera il 50% più uno dei voti validi non scatta il premio di maggioranza. Si può formare una maggioranza nel parlamento, altrimenti si torna a votare;

– viene introdotta la sfiducia costruttiva per cui una maggioranza può essere sostituita da una nuova, ma entro due mesi si va alle urne e la nuova maggioranza, che ha preso il posto della vecchia, si presenta agli elettori per essere legittimata dal voto popolare;

– se il governo cade senza che vi sia la sfiducia costruttiva, perché si sfalda la maggioranza senza che ve ne sia una nuova nel parlamento, si va subito alle urne e la vecchia coalizione non può ripresentarsi insieme. E’ questo un deterrente per crisi che non rispondono a motivi di dissenso politico profondo per cui diventa naturale la rottura, ma che spesso sono crisi che nascono da lotte di potere interne ai partiti o per determinare nuovi equilibri dentro l’alleanza, scaricando sulle istituzioni problemi privati.

Questa potrebbe essere una base di confronto per una legge elettorale nazionale e per una legge sul ruolo pubblico dei partiti, che non possono continuare a essere associazioni private.

redazione@approdonews.it