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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 GENNAIO 2025

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Italia 150, Bossi: festa? Solo dopo il federalismo

Italia 150, Bossi: festa? Solo dopo il federalismo

| Il 08, Gen 2011

Napolitano: chi è al governo rispetti il Tricolore, superare insieme le tare del centralismo

Italia 150, Bossi: festa? Solo dopo il federalismo

Napolitano: chi è al governo rispetti il Tricolore, superare insieme le tare del centralismo

 

 

 

ROMA – La Lega non ci sta: al richiamo del Capo dello Stato che a Reggio Emilia dando il via alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unita’ d’Italia richiama, in primis le forze politiche di governo, all’impegno unitario ed al rispetto di tricolore e Costituzione, risponde freddo Umberto Bossi: ”Festeggiare i 150 anni dell’Unita’ d’Italia? Si’, dopo che sara’ approvato il federalismo”. Secondo il leader della Lega ”se non si attua il federalismo vorrebbe dire che 150 anni sono passati invano. Dobbiamo ricordare quel che disse Cavour a questo proposito. Perche’ l’unita’ d’Italia col centralismo romano non va bene”. Le poche parole del leader leghista, anche se smussate in serata da Roberto Calderoli che apprezza le parole di Napolitano quando sollecita ”il superamento delle tare del centralismo dello Stato”, scatenano la reazione delle opposizioni a difesa del Capo dello Stato e della sacralita’ dell’Unita’ d’Italia. E fanno ruotare sul federalismo il dibattito politico con i futuristi che si spingono a minacciare di non votare in Parlamento la riforma federalista, giunta alle sue battute finali. A riconoscersi subito ”nell’ispirazione federalista” del capo dello Stato e’ Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, secondo la quale ”non c’e’ logica federalista che non si riconosca nello spirito unitario della Nazione”. Dello stesso avviso i centristi dell’Udc che con Lorenzo Cesa esprimono gratitudine a Napolitano invitando ”tutte le forze politiche a fare tesoro delle riflessioni del Capo dello Stato per costruire con spirito di condivisione un federalismo davvero solidale, che non lasci indietro una parte del Paese e che unisca l’Italia e gli italiani nelle loro diversita”’. Sostegno a Napolitano anche nel resto del Terzo Polo: ”Bossi si vergogni” dice Robero Menia avvertendo che ”se queste sono le premesse del federalismo non sara’ difficile votargli contro in Parlamento”. Concorda il portavoce dell’Italia dei valori, Leoluca Orlando: ”E’ inaccettabile pervertire il valore del federalismo trasformandolo, da occasione di affermazione di principi della legalita’ e dell’unita’ nazionale, in pretesto per alimentare egoismi territoriali e attentare all’unita’ del Paese”. Per Antonio di Pietro ”chi non festeggia e’ un traditore” perche”’ tutti gli italiani, con orgoglio, portando la bandiera del tricolore, hanno l’obbligo di festeggiare i 150 anni dell’Unita’ d’Italia”. E mentre nel dibattito si inserisce anche Radio Padania, che apre il suo microfono agli umori del popolo leghista (”Non sempre il presidente della Repubblica ha ragione”), dal Pdl si tenta di attenuare la contrapposizione: ”Napolitano ha il merito di aver ricordato la grandezza dell’unita’ nazionale – dice Sandro Bondi – come frutto dell’universalismo e varieta’ delle nostre tradizioni culturali”. Nello ‘scontro’ tra federalismo e Unita’ d’Italia cerca di far ordine Rosy Bindi che spiega: ”l’unita’ d’Italia e il federalismo non sono concetti contrapposti come, invece, sostiene la Lega che concepisce il federalismo come bandiera ideologica delle divisioni per mettere gli italiani gli uni contro gli altri”. Secondo l’esponente del Pd ”con l’impegno di tutti coloro che hanno a cuore il Paese e la democrazia l’anno che abbiamo davanti puo’ essere l’anno del rilancio dell’Italia”. FORLI’ – Da Reggio Emilia, Giorgio Napolitano ha sferrato un uno-due secco contro chi storce il naso davanti alla bandiera italiana e ostentatamente si astiene dalle celebrazioni del 150.mo dell’Unita’ d’Italia. Nel mirino, con tutta evidenza la Lega Nord, non citata, ma chiaramente indicata, che si e’ riconosciuta quale bersaglio delle critiche e ha reagito, con una dichiarazione attendista del suo leader Umberto Bossi: ”Festeggeremo solo dopo che sara’ approvato il federalismo. Perche’ l’unita’ d’Italia col centralismo romano non va bene”. Napolitano ha replicato indirettamente, da Forli’, dicendosi impegnato quanto altri a superare ”le tare centralistiche di impronta piemontese” proprio attuando il Titolo V della Costituzione. Cosi’, al termine di una giornata che ha messo in tensione i rapporti finora positivi fra il Quirinale e il partito di Bossi, il presidente della Repubblica ha rimesso il confronto sui binari del dialogo e del comune intento. Il capo dello Stato ha cominciato enunciando due principi. Primo: ritrarsi dall’impegno a celebrare il 150.mo anniversario dell’Unita’ d’Italia ”non giova a nessuno, non giova a rendere piu’ persuasive, potendo invece solo indebolirle, le legittime istanze di riforma federalistica e di generale rinnovamento dello Stato democratico”. Secondo: tutti, e ancor di piu’ chi ha responsabilita’ di rappresentanza e di governo, devono rispettare il Tricolore che e’ un simbolo unitario indicato nella Costituzione che nessuno ha messo in discussione. Non vogliamo fare celebrazioni acritiche o idilliache del Risorgimento, ha aggiunto, ma ricordare il cammino che porto’ alla nascita dello Stato unitario, poiche’ esso segno’ un innegabile, ”decisivo avanzamento storico”, l’ingresso dell’Italia nella modernita’, e dopo la dittatura fascista consenti’ la ‘rinascita” dello Stato, ponendo con l’art.11 ”il piu’ granitico argine ad ogni reviviscenza nazionalistica”. ”Nessuno – ha aggiunto – vuol tacere i dissensi, le critiche, che accompagnarono il Risorgimento e poi il cammino dell’Italia unita. Bisogna parlare anche dei grandi problemi irrisolti dallo Stato Unitario (il centralismo, il Mezzogiorno) ma bisogna parlarne a ragion veduta, senza alimentare spinte nostalgiche ne’ ”impulsi disgregativi”. Tanto piu’, ha detto Napolitano, di fronte alle ”prove” e alle sfide che ci attendono, che gia’ incalzano (la crisi economica, in primis) poiche’ la ”premessa per affrontarle positivamente” e’ una rinnovata coscienza della necessita’ di cimentarsi come nazione unita, come stato nazionale, senza ”riserve e ambiguita’ sula propria ragion d’essere”. In serata, Napolitano ha ripreso il filo del dialogo a distanza con Bossi dicendo: ”Abbiamo ereditato questo Stato anche con le sue tare. E’ fondamentale che ci adoperiamo insieme per superarle. Mi auguro che ci ritroveremo tutti in questo spirito. Occorre superare il vizio di origine del centralismo statale di impronta piemontese con cui nacque l’Italia unita, e bisogna farlo attuando il Titolo V della Costituzione”. Una dichiarazione con ‘dedica’ che viene apprezzata da Calderoli che, ricordando come avesse gia’ condiviso (prima del ‘distinguo’ di Bossi) la scelta di menzionare il federalismo nel discorso di apertura delle celebrazioni, saluta come ”una sorpresa positiva ogni parola di Napolitano”. E nel ringraziarlo ”per la sua analisi dell’importante momento storico” il ministro leghista sottolinea come le sue parole ”sulle tare del centralismo” confermino in pieno il suo giudizio positivo sul capo dello Stato.