Jole Santelli e il suo piano Covid. Aveva previsto tutto ma i responsabili tacciono I calabresi, hanno finalmente preso coscienza che le disastrose condizioni in cui versa l'Ente regione, almeno dal punto di vista sanitario, sono frutto della totale impreparazione dei rappresentanti politici regionali, non idonei a gestire la cosa pubblica
Riceviamo e pubblichiamo
Di Carlo Salvo
I calabresi, hanno finalmente preso coscienza che le disastrose condizioni in cui versa l’Ente regione, almeno dal punto di vista sanitario, sono frutto della totale impreparazione dei rappresentanti politici regionali, non idonei a gestire la cosa pubblica nei momenti difficili come quello attuale. La Presidente Jole Santelli, la cui memoria è stata in quest’ultimo arco temporale oggetto di inopportune discussioni, va ricordata, in maniera particolare, per meriti amministrativi legati alla guida della Regione, seppur per un breve periodo. È un dato di fatto che la regione Calabria è stata classificata “zona rossa” a causa dell’assenza di un piano di emergenza per il contenimento dei contagi da COVID 19, nonostante la carenza di elementi preoccupanti. In realtà, la Calabria, per mano della Presidente Santelli, aveva varato un piano di emergenza per la gestione del COVID e dopo la sua morte nessun collaboratore politico e non, ha inteso far presente, al governo centrale, l’esistenza del piano di emergenza, così da evitare la “zona rossa” che tanto ha danneggiato la Calabria, sia sotto il profilo economico che sotto quello sociale.
Nell’ambito regionale, come già detto, nonostante la presenza di consiglieri ed assessori inutili ed impreparati, la Presidente Santelli, con grande lungimiranza, facendo proprie le previsioni della seconda ondata di pandemia, già nel mese di giugno aveva predisposto un piano per la gestione dell’emergenza epidemiologica di COVID 19, emanando l’ordinanza n. 50 del 11 giugno 2020, ad integrazione dell’ordinanza n. 2 del 5 marzo 2020. In buona sostanza la Presidente Santelli, quale Soggetto Attuatore nella gestione dell’emergenza COVID, con l’ordinanza n. 50 del 11 giugno 2020, sopra richiamata, nella predisposizione del piano COVID, aveva provveduto ad individuare i delegati del Soggetto Attuatore, ovvero i soggetti la cui funzione doveva essere quella di coadiuvare il Presidente della Regione nella gestione dell’emergenza in corso, essendo stata costituita, tra l’altro l’Unità di crisi regionale con Ordinanza n. 4 del 10 marzo 2020. La Santelli aveva, quindi, le idee molto chiare sulla modalità di gestione dell’emergenza epidemiologica, avendo la stessa, organizzato in maniera perfetta la macchina gestionale che vedeva attribuire le funzioni di delegati a dirigenti regionali, già individuati nell’ordinanza, i quali, nella gestione delle proprie attività, avrebbero dovuto avvalersi delle strutture afferenti al Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie, nonché l’U.O.A. della Protezione Civile e di ogni ulteriore professionalità selezionata tra gli interni della struttura regionale.
Ciò è stato completamente disatteso ed abbiamo assistito, così, ad un vero e proprio “cortocircuito” amministrativo tra stato – regione, dove i protagonisti hanno dato il meglio nello sfoggiare una sorta di ignoranza tipica di chi assume incarichi di responsabilità, omettendo di dedicare il proprio tempo allo studio delle problematiche relative all’incarico assunto. Così oltre al commissario alla sanità che ha dato prova del totale disinteresse nella gestione dell’emergenza, anche i politici regionali che hanno raccolto l’eredità della Santelli, evidentemente non sapendo dove mettere le mani, hanno ritenuto non porre in essere quelle azioni necessarie ad evitare misure troppe oppressive per l’economia della nostra regione. Ciò ha comportato una valutazione, da parte dell’elettorato, in termini di operatività della giunta regionale pari a zero, senza nulla togliere ai consiglieri, di maggioranza e di minoranza, il cui impegno è stato rivolto solo ed esclusivamente nell’approvazione della legge sui vitalizi, quella famosa legge vergognosa fortemente contestata dall’opinione pubblica, ed in seguito ritirata con grande sofferenza dagli stessi ideatori.
L’immagine della Calabria, sia in Italia che in Europa, purtroppo è totalmente compromessa e l’auspicabile ripresa non può che partire dalla maturità dell’elettorato che nel prendere coscienza della disastrosa situazione, deve assumere il compito di defenestrare gli attuali rappresentanti regionali, di maggioranza come di minoranza, i quali hanno dimostrato disinteresse per i calabresi e di conseguenza dare fiducia alle espressioni migliori del territorio che si sono distinti per serietà, preparazione ed attaccamento al lavor