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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 22 GENNAIO 2025

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L’8 marzo 2014

L’8 marzo 2014

| Il 08, Mar 2014

Editoriale di Bartolo Ciccardini

L’8 marzo 2014

Editoriale di Bartolo Ciccardini

 

 

Questa mattina, 8 Marzo, dopo aver fatto gli auguri a chi di dovere, leggo
la intervista del Papa al Corriere, dove si augura che le donne prendano una
importante posizione nella Chiesa.

Mi domando cosa voglia dire il Papa: più potere o più rispetto?

Qualche Cardinala o qualche santa in più? Ho sempre pensato che Gesù di
Nazareth che amava rovesciare la legge rispettandola in ogni lettera, avesse
avuto per le donne una considerazione tutta speciale, che preoccupava molto
i suoi discepoli. Gesù era un seguace di Giovanni, che era un Esseno, uno di
quelli che avevano suscitato interesse e curiosità in Flavio Giuseppe,
l’autore delle “Antichità Giudaiche” perché a differenza degli altri ebrei,
non si sposavano, non avevano figli e tenevano lontane le donne dalle loro
clausure. Anche Gesù rispettava il celibato come Giovanni, ma provocava
scandalo fra i discepoli di Giovanni perché frequentava e persino
banchettava con i farisei ed i pubblicani. E non aveva timore di parlare con
donne talvolta considerate infrequentabili, anzi, una volta scandalizzò i
suoi stessi discepoli perché lo videro parlare al pozzo di Giacobbe con una
samaritana, eretica a cui non era permesso di parlare. Per di più era una
donna che aveva avuto sette mariti. Ma Gesù le disse apertamente che sapeva
dei suoi trascorsi e non ebbe ritegno di annunciare a lei, per prima, la sua
missione. Il Vangelo, che è stato scritto necessariamente da testimoni
maschilisti, non essendocene altri che non lo fossero, mette in rilievo che
lei credette in Lui perché aveva indovinato il numero dei suoi mariti e non
avanzò l’ipotesi che lei avesse creduto in Lui perché era stata trattata con
rispetto e con amore.

Anche in un altro caso l’evangelista, che come sempre riporta con attenzione
i fatti, è questa volta reticente.

Oggi noi sappiamo più cose che nel passato sugli usi e costumi degli ebrei e
molti particolari delle narrazioni che ci sfuggivano o che non prendevamo in
considerazione per ignoranza, oggi si spiegano con le nuove conoscenze. È il
caso dell’incontro di Gesù con una donna che lo voleva onorare per una
grazia ricevuta. Si recò nel luogo dove Gesù era invitato ad un pranzo, si
gettò ai suoi piedi, li lavò con le sue lacrime, li curò con oli profumati e
li asciugò con i suoi capelli. È evidente che si tratta di un gesto d’amore
che Gesù accetta per quello che è, senza secondi pensieri e senza moralismi
fuori luogo.

E spiega al padrone di casa fariseo che è giusto che il ringraziamento sia
proporzionato alla grandezza del debito rimesso.

In un episodio analogo, che narra Giovanni, Giuda che era il tesoriere del
gruppo, si scandalizza perché il prezzo di quegli oli profumati,
costosissimi, avrebbe potuto essere destinato ai poveri.

E Gesù risponde infastidito: “I poveri li avrete sempre con voi, mentre io
presto non ci sarò più!”.

Un gesto di amore non ha prezzo.

Ma io credo che l’evangelista, reticente, non ci dica perché Giuda fosse
scandalizzato da quel gesto di amore femminile di cui non poteva comprendere
la gratuità e la potenza. E forse da quel suo risentimento nacque l’idea del
tradimento.

Ma a noi interessa di più la capacità di Gesù a capire la generosità
dell’amore femminile.

Più forte ancora è il rovesciamento della tradizione nei rapporti con Maria,
la sorella di Lazzaro.

Marta, sorella maggiore, aveva un rapporto tradizionale con Gesù: lo
ospitava, gli preparava il cibo, curava l’accoglienza e disponeva tutto con
sollecitudine.

La sorella Maria invece sedeva ai piedi di Gesù ed ascoltava. Marta si
lamenta perchè il peso della fatica era tutto sulle sue spalle. Ma Gesù la
rimprovera e dà ragione a Maria: Marta tu ti preoccupi troppo, mentre Maria
ha scelto la parte migliore.

Gesù non vuole la donna collaboratrice, ma la donna “partecipe” della
parola.

È questo il rapporto con Gesù delle grandi Sante che Gesù accetta e
ricambia. Maria rimprovera Gesù, perché dilungandosi troppo nei dintorni di
Gerico, non era accorso alla notizia della malattia di Lazzaro: “Maestro, se
tu fossi stato qui, non sarebbe morto!”.

Ges è colpito da questo amore femminile, pieno di fede e piange. Piange
perché è degli umani piangere e sulla fede di Maria, compie il miracolo. La
fede delle donne ha spesso il risultato di suscitare il miracolo, come
quando la compassione e la fede della madre lo spinsero al miracolo del
vino per evitare la umiliazione degli sposi. Quella volta che l’emorroissa
toccò il suo scialle rituale di ebreo ortodosso, Gesù si accorge che
qualcosa è successo. La donna in quelle condizioni era intoccabile era, per
un credente, perché impura. Ma Gesù non bada alla formalità, guarda alla
sostanza e le dice: “La tua fede ti ha guarito”.

Forse un giorno non ci sarà più l’intoccabilità, l’impurità, la
discriminazione, come non c’era per Gesù.

Ci colpisce l’amore solidale e tenerissimo di Gesù per la donna che, secondo
la legge, doveva essere lapidata.

Agli ebrei piaceva discutere sulle formalità della legge e chiesero il
parere di Gesù, forse per prenderlo in contraddizione. Noi, poveri cristiani
duri di orecchie, abbiamo sempre messo in evidenza l’abilità dialettica del
maestro nell’emettere l’astuta sentenza: “Chi è senza peccato scagli la
prima pietra”. Ma non era abilità dialettica. Non ci siamo accorti che era
il peccato ad essere rovesciato, non era più la donna il simbolo del
peccato, ma piuttosto lo erano i suoi accusatori. Nonostante questa alta
considerazione della donna, tuttavia, nel cenacolo , la sera che disse,
spezzando il pane: “Prendetene e mangiatene, questo è il mio Corpo”, le
donne non c’erano. Erano rimaste in cucina. La piccola chiesa (ecclesia =
assemblea) era senza donne almeno nella cerimonia formale. Ma quando la
cerimonia si fece reale e quel corpo fu realmente e non simbolicamente
spezzato, nell’assemblea c’erano solo le donne (ed un giovane), il cui amore
era pi forte della paura. Gesù sulla Croce compie un atto formale, voluto
dalla legge ebraica e ce lo spiega Chaim Cohn, giudice della Corte Suprema
di Israele. La legge voleva che il condannato a morte facesse un testamento
irrevocabile perché, nel caso in cui si fosse salvato e quindi non potesse
più essere giustiziato di nuovo, non riprendesse la sua proprietà. Come una
proprietà veniva considerata la donna, che non avrebbe più avuto nessuna
posizione sociale senza il legame con un uomo. Gesù adempie alla legge, ma
ne trasforma come sempre il significato.

Consegna ed affida la madre Maria all0unico discepolo presente: “Giovanni,
questa è tua madre; madre questo è tuo figlio”. La legge è così rispettata
ma il risultato è completamente ribaltato. Maria è la madre di tutta la
piccola Chiesa.

Il giorno della venuta dello Spirito sulla assemblea-ecclesia, Maria non
sarà in cucina ma presiederà come madre della Chiesa.

Il Vangelo è spesso reticente sui fatti che riguardano la madre del maestro.
Lo stesso Gesù è spesso brusco e riservato, come se fosse geloso del suo
vero sentimento nei confronti della Madre. L’esempio più rilevante di questo
silenzio è proprio nella vicenda della resurrezione. Sulle rivelazioni di
Gesù risorto esistono diverse versioni, sia dei testimoni, sia di Paolo, che
senza essere testimone fa l’elenco canonico di tutti quelli che riconobbero
Gesù. Ma tutte ignorano la madre Maria. Dove era Maria in quella terribile
notte del venerdì, nel desolato sabato, in attesa dell’alba del primo giorno
della settimana, che poi sarà chiamato domenica in cui bisogna correre alla
tomba per portare a termine le operazioni della sepoltura? Dove era la
povera Madre?

(C’è un accenno, nella fretta di quell’alba sulla presenza di un’altra
Maria, in cui si vuol vedere un accenno alla Madre, che non poteva non
essere con il primo gruppo a correre verso la tomba. Ma tutte le donne della
Croce, si chiamavano Maria e questa identificazione è improbabile).

Viene in soccorso un grande mistico greco Ignazio il quale ci dice
profeticamente che Maria restò quella notte e quel giorno a vegliare e
pregare, “a partorire di nuovo il suo figlio dalla tomba”, pretendendo da
Dio quello che le era stato promesso.

Questo particolare mette in primo piano la fede, il coraggio e la forza
delle donne nel progetto della Redenzione. (Questa visione profetica della
funzione fondatrice della madre mi ricorda un altro personaggio femminile,
l’unico che viene nominato nella genealogia di Gesù scritta da Luca,
Tamara).

Ma qual è la ragione, la qualità e la virtù che danno a Maria la posizione
più alta nell’assemblea dei cristiani? Lo dice in un bellissimo sonetto
sconosciuto Giovanni Boccaccio, scrittore laico a cui è successo, come
spesso succede, di avere una sensibilità più forte di tanti agiografi
ortodossi: potrei qui citarlo, ma non voglio togliervi la sorpresa di
scoprirlo da soli. Ne resterete colpiti.