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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 24 NOVEMBRE 2024

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La beffarda (beffa!) della ‘metropolitana’ di Gaza Di Vincenzo Speziali

La beffarda (beffa!) della ‘metropolitana’ di Gaza Di Vincenzo Speziali

La beffarda (beffa!) della ‘metropolitana’ di Gaza.

In queste ore di sangue in Medio Oriente, se qualcuno commettesse l’errore di, solamente, commentare, con fine insito e recondito di condannare, commetterebbe un ‘passo falso’ da manuale: infatti, ribadiva Giulio Andreotti, una frase apoditticamente postulativa, ovvero “bisogna prendere atto della realtà”.
Per la verità diceva pure altro ancora come ad esempio “se fossi nato in un campo profughi palestinese, anche io sarei potuto diventare, molto probabilmente, un estremista islamico”, epperò il suo equilibrio, la grande saggezza e anche l’aspetto di aver gestito (e gestito bene!) l’ ‘Operazione Exodus’ -nel 1947 su delega di De Gasperi e in favore degli ebrei che transitavano sul nostro territorio nazionale alfine di raggiungere la loro ‘Terra Promessa’, cioè l’allora Mandato Britannico di Palestina- dicevo, tutto ciò premesso e ricordato, lo rendeva credibile ed autorevole, nello svolgere le mediazioni degli anni 80 (in verità assieme ad un altro ex Presidente del Consiglio e già Ministro degli Esteri, ovvero Emilio Colombo, il quale da titolare della Farnesina, ricevette lui per primo, durante il Governo Spadolini, una visita ufficiale di Yasser Arafat, nel tempo coevo Presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Farnesina, cioè in Settembre del 1982).
Non parliamo poi dei due nostri Presidenti ‘martiri’, ovvero i grandi Aldo Moro (Moro, sempre Moro, solo Moro, il migliore tra tutti i politici) e il ‘gigante’ (gigante in tutti i sensi, poiché fu di una lucida lungimiranza pure lui), cioè Bettino Craxi.
Attenzione, lo dico non solo per affetto -eppero` è anche verità storica!- il primo a dover affrontare un dramma nel dramma mediorientale e mi riferisco alla guerra civile libanese, fu ‘il mio’ Arnaldo Forlani, il quale da Ministro degli Esteri del terzo Governo Andreotti (1976/1978), iniziò una fitta rete di corrispondenza e di ‘sottile, ma incisiva mediazione’ (come era suo stile e di stile, Arnaldo ne aveva da vendere, anzi da regalare a tutti!), con l’allora Presidente del Libano, cioè Elias Sarkis (tant’è che quest’ultimo, come mi hanno ricordato i parenti dello statista di Beirut, aveva una tale stima di Forlani e i loro buoni rapporti, rimasero tali fino alla fine, al punto che Arnaldo, nel suo studio, conservava una foto ufficiale proprio di Sarkis, la quale una volta, presente Elio Pasquini, la fece vedere anche a mia moglie, che, difatti lo riconobbe immediatamente).
Sta, financo in suddette ‘schegge di storia’, l’essenzialità italiana in questa area e nel rapporto atavicamente strutturato, con tutti tali Paesi (definirli Nazioni, a causa delle loro molteplici ed endogene ‘distinzioni’, sarebbe non solo e non proprio ardito o azzardato, bensì fuori luogo), epperò, adesso ci troviamo nel bel mezzo di un conflitto, del quale solo io avevo previsto (come sanno gli Uffici dei vari Consiglieri Diplomatici), da tempo immemore, ovvero, almeno dallo scorso mese di Febbraio.
Non lo rammento per amena vanagloria -ma si ascoltasse chi è pratico di politica, senza avere la presupponenza di taluni!- e comunque, ora è il momento di agire, per ‘onore, orgoglio e necessità’ di patria (la nostra patria…come diceva prima di un attuale Partito, Francesco Cossiga, notoriamente democristiano!), perciò bando alle ciance e giù di buzzo buono, con l’intento e la indifferibilità di stilare un ‘piano politico/diplomatico’ complesso, variegato, ma al tempo stesso specifico -in quanto deve essere ‘cucito’ per ogni singolo Stato- soprattutto perché l’Italia ha il dovere e la storica vocazione, di giocare un ruolo per sé e per i nostri alleati tutti.
D’altronde, proprio partendo dalla Striscia di Gaza, stiamo assistendo ad una guerra ‘asimmetrica’, organizzata con una cura maniacale e da manuale, la quale ha fatto andare completamente in tilt, un sistema di difesa talmente sofisticato come quello Istraeliano -composto da sistemi di computer avanzati tipo l’Iron Dome- dato che i palestinesi di Hamas sono riusciti a mettere in pratica ciò che in intelligence si definisce ‘effetto abbaglio’, ovvero una forma di ‘distrazione’ sia tattica che pratica.
Ordunque, nel mentre per distogliere l’attenzione delle forze armate dello Stato Ebraico, i miliziani islamici lanciavano i missili a corto raggio (intercettabili in aria, dal sistema di protezione di sopra enunciato), in realtà Hamas dispiegava la sua potenza assaltatrice, con l’ausilio dei droni artigianali e, principalmente, con l’infiltrazione nel territorio di Istraele, tramite i cunicoli scavati sottoterra (persino e soprattutto, grazie alle indicazioni dei lavoratori palestinesi ‘transfrontalieri’, che difatti sono stati guida e compartecipi dei blitz sul ‘versante nemico’, da loro stessi ben conosciuto.
Insomma, la parte sovrana delle stragi avvenute sul campo, lo si deve -per paradossale che sia- proprio alla beffa della beffarda ‘metropolitana’ di Gaza, cioè quel dedalo di plurimi reticoli, costruiti a misura d’uomo, da tempo immemore e per molteplici utilizzi, financo il più macabro, senza omettere e dimenticare, che le opposte fazioni, rappresentano due popoli in guerra.
Attenzione però: nelle prossime ore assisteremo ad una escalation, poiché oltre al fronte di Hamas e a quello libanese di Hezbollah, adesso inizia persino l’attacco contro Istraele, da parte della Siria ‘Damascena’ (vuol dire di Damasco), fedele al ‘rais’ Bashar el-Assad, notoriamente musulmano alawita, ovvero una ‘componente settaristica’ sciita, come gli Iraniani e le loro propagini libanesi, non solo dei già citati Hezbollah, ma persino quelli ‘piu` istituzionalizzati’ di Amal (cioè il Partito dell’attuale Presidente del Parlamento di Beirut, al secolo Nabih Berri).

Vincenzo Speziali