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La Calabria dei tromboni e dei pennacchi

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“Non sono le idee che mi spaventano, ma le facce che rappresentano queste idee”(Leo Longanesi)

La campagna elettorale si può dire che era già iniziata da un pezzo, ma nessuno si sarebbe mai aspettato che a pochi giorni dall’ufficialità (stabilita per legge), ci sarebbe stato questo marasma delle candidature e che alla fine la montagna avrebbe partorito un topolino. Leggere i nomi dei candidati nei partiti della nomenclatura governativa come il Partito Democratico, è come fare una dose massiccia di lassativo perché si è fatta una scorpacciata di chiodi arrugginiti. Tromboni e statue da museo russo come “rivoluzione” da presentare ai cittadini, ai quali va la mia massima espressione di solidarietà, soprattutto a quelli che saranno oggetto di richieste del voto (da parte degli accoliti stipendiati dalla politica).

Il Movimento Cinque Stelle, quell’accozzaglia di gente “né arte né parte”, come dicono gli accoliti del Partito Democratico, propongono come candidato (in attesa di conferma), un illustre personaggio di ampio rispetto e concreta onestà, un uomo che ha veramente combattuto la ‘ndrangheta perché minacciato e violentato nei suoi più intimi momenti della vita, come Gaetano Saffioti e il PD chi (ri)candida? Enza Bruno Bossio capolista (sic!). Se è uno scherzo, credo che sia davvero di pessimo gusto!

Come dei “conservatori” in un paese in cui non c’è niente da conservare, ci avrebbe detto Longanesi, ma conservare a lungo necessita di accorgimenti che siano benevoli e non che guastano i contesti.

Avrei voluto parlare del caso dell’insegnante di sostegno di Polistena la quale è accusata di violenza su un ragazzo autistico, e di quanto questo paese condanna nei social sostituendosi ai giudici e dei tanti che amano buttare benzina sul fuoco per divampare e rendere celebre la propria notorietà per avere continui quarto d’ora di popolarità alla Warhol. Volevo altresì parlare del rogo, l’ennesimo, alla tendopoli di San Ferdinando, quello di questa notte in cui c’è scappato il morto. Una giovane donna di 30 anni e ferite altre due persone in modo grave. Volevo parlare di questa vergogna, di questa tragedia annunciata e che molti hanno speso tempo e “vetrine” per mettersi in mostra, senza alcun risultato tangibile e concreto. Visto che ancora oggi, nel 2018, accadono simili tragedie. Questo Paese, questa Regione sono sempre più delle macellerie sociali. Già immagino, “come un film già visto”, la pletora (simili a quelli dei social di Umberto Eco), fare la passerella elettorale con promesse da pennacchio e da “prese per il culo”, solo per un istante di popolarità e perché si sa, il 4 marzo si vota per le politiche. E che, ironia della sorte, il ministro Marco Minniti non è candidato in Calabria, ma nelle Marche (sic!). Lui dovrebbe arrivare per un servizio pubblico in cui la sicurezza dovrà essere la parola d’ordine. Guardate che ci troviamo in un teatro di arte drammatica con delle “comiche finali” tra politici di pezza e statue di cera ingiallite dal tempo.

Un cittadino comune che ama il proprio paese, la prima cosa che dovrebbe fare è quella di schiacciare fuori dalle loro immagini questa gente che ha creato solo illusioni, utopie malevoli e promesse stonate dall’ipocrisia. Io penso che il limite per ogni cosa è stato abbondantemente superato, ma sono altresì d’accordo che ci sono dei limiti che vanno preservati finché si è in tempo e sono quelli di quando si osserva la politica calabrese, ovvero l’indignazione e la vergogna!