La città disgraziata con le papere galleggianti Riflessioni psico-taurianovesi
Prefazione “Per non essere muti, bisogna iniziare a non essere sordi”
Riflessione locale, anzi “paesana”. Taurianova, una città che qualche giornalista in passato la posizionava tra le “pendici pre-aspromontane” (?), passata agli onori della cronaca per un triste record con i tre scioglimenti per mafia (1991, 2007 e 2009). Scioglimenti sui quali molti, tra stampa, politici (beneficiati) e “assemblatori di allarmismi da patacca”, ci hanno un po’ marciato, chi per pubblicità, chi per darsi un tono e chi per…resta un mistero che nessuno mai saprà. Per la serie, “basta che si apri bocca e si fa respirare”. Poi, ovviamente, diciamolo chiaramente, la mafia o la ‘ndrangheta su certi aspetti “ha fatto comodo” un po’ a tutti dire che la città fosse incancrenita di questi fenomeni criminali, addirittura nel terzo scioglimento (tra i copia e incolla), c’era pure la camorra (sic!). “Abbondandis in abbondandum”, diceva il grande Totò. Perché il problema si pone seriamente, ovvero se non ci dovesse essere, di cosa si poteva parlare?
Poi si sa, ci sono anche i “revisionismi storici”, le “redenzioni” a convenienza a secondo del periodo di riferimento. Come quelle personalità (di un tempo che furono e che mai ritorneranno, perché senza alcun consenso), in ogni dove non facevano altro che buttare melma su un paese che rispetto agli altri circostanti, dove la mafia c’era (e c’è) per davvero ed era brutta, cattiva e pericolosa nonché molto potente, e dove si navigava (e si naviga) tra i meandri di una criminalità feroce, assassina e affarista in ogni contesto criminale. Ma oggi, le stesse personalità, “maestri (senza titolo) di etica”, ammoniscono chi parla male di una città oramai quasi alla bancarotta sociale, economica, culturale e per di più vituperata nella sua dignità.
Ora i tempi sono cambiati dopo diversi anni di commissariamento prefettizio, perché politicamente c’è un sindaco giovane (dalla faccia pulita), addirittura sotto scorta per un attentato esplosivo ai danni dell’automobile della moglie. Seppur amministrativamente in seria difficoltà e con i numeri della maggioranza “ballerini”. Gode anche di un’opposizione “soft”, inesistente (peggio di chi amministra), che parla solo di “finocchi gratinati” e di “melanzane sott’olio”, quando cosa da dire ce ne sarebbero tanti. E non solo per fare una sterile polemica sui lampioni accesi, sui sacchetti della spazzatura o sul colore dei mastelli e perché si cambiano, sulle salsicce appese a primavera invece che di inverno e sui bucatini all’amatriciana meglio con il guanciale e non con la pancetta. O per fare sempre quella ostruzione in Consiglio con gocce polemiste al saccarosio che ai cittadini poco importa. E ripetere all’infinito le stesse cose. Quando invece ci sarebbero molte cose da diri, morali e amorali, di seria A e di serie B, di Don Camillo e Peppone contro la foca monaca. Perché invece non fare un’inversione di rotta? Ovvero, l’opposizione provi a essere “maggioranza” proponendo soluzioni, tanto più scuro della mezzanotte in questo paese non si può andare. Siamo allo sfascio sociale e culturale.
E con l’avvento dei social si leggono molte cose, diritto di parola a molti “legionari”, oltre a invettive personali che nulla hanno a che vedere con la città. C’è uno sconfinamento di palcoscenici virtuali, come i “templari del lecchinaggio acuto”, i soldati della tapparella abbassata e soprattutto i moralisti di giornata (più marce delle uova marce stesse), che visti i “faldoni” della loro vita, farebbero più figura (nobile e silente), a stare chiusi in casa o se uscire un religioso e perpetuo silenzio.
Taurianova è una città che ha bisogno di tutti, che non vuol dire stare a guardare, e far sì che altri, alcuni indegni, a mio avviso, a scopo di lucro e altri a scopo di “arrampicatori” di nuvole per mera apparenza, gestiscono le sorti e gli eventi. Un aiuto vuol dire anche mettere la faccia e far capire che qualcosa si potrebbe fare per cambiare questa fase di stallo. Anche se non si condividono le scelte di un’amministrazione, occorre sì criticarla, ma proporre le alternative alle critiche, a prescindere.
Se oggi ci sono persone tra giunta, associazioni e politica che non piacciono, occorre dirlo ad alta voce e non restare chiusi nei suoi gusci a osservare che qualcuno lo faccia prima di noi. Anche questo potrebbe essere un aiuto propositivo a fare del bene e a cambiare lo stato di cose. Le disquisizioni politiche così come le rotture non devono essere succubi a logiche spartitorie non avvenute, e allora si pone in essere la morale di convenienza, dell’etica e delle parole al vento al profumo di crisantemo. Sarebbe come volare senza un paracadute e sotto un burrone profondissimo. Un suicidio programmato (della politica, della città e dei cittadini).