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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 26 GENNAIO 2025

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La colpa della pedofilia nella chiesa è di Joe Cocker? Gli “appunti” di Ratzinger sui crimini, figli di un “collasso morale” nella chiesa

La colpa della pedofilia nella chiesa è di Joe Cocker? Gli “appunti” di Ratzinger sui crimini, figli di un “collasso morale” nella chiesa
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Chissà quando Janis Joplin cantava “Dolcezza, voglio, voglio trascorrere tutta la vita con te, piccolo. Questo è ciò che desidero, sarebbe stato. Viverti e amarti”, in To love somebody a Woodstock avrebbe pensato che forse quel “piccolo” fosse stata la causa della voglia di alcuni pederasti dentro la chiesa? O magari Joe Cocker quando in With A Little Help From My Friends, cantava “Ho bisogno di qualcuno da amare, potrebbe essere chiunque, voglio qualcuno da amare”, e quel “potrebbe essere chiunque”, riguardava anche i minori per i quali i preti (pedofili) avessero la libertà di abusare? Siamo nell’era dei figli del ’68, nel mega concerto di Woodstock, dove si predicava la libertà, quella libertà anche di amare e che non voleva dire, abusare sui minori.
Gli appunti sugli “abusi sessuali” scritti da Benedetto XVI ha creato uno scalpore meraviglioso, ma allo stesso tempo qualche velata ironia l’ha causata. Lui scrive “Tra le libertà che la Rivoluzione del 1968 voleva conquistare c’era anche la completa libertà sessuale, che non tollerava più alcuna norma. (…) Poiché anche gli eccessi nel vestire provocavano aggressività, i presidi cercarono di introdurre un abbigliamento scolastico che potesse consentire un clima di studio”. Vuoi vedere che anche gli stilisti di moda hanno colpe? E i poveri presidi scolastici, cercarono di porre rimedio alle minigonne (sic!). Ovvero, la colpa è sempre degli altri e non di chi è affetto da una malattia drammatica qual è quella di abusare di un minore a scopo sessuale? Cioè, leggiamo bene, “Della fisionomia della Rivoluzione del 1968 fa parte anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente” (sic!). Ha scritto proprio così! La colpa è del ’68 se nella chiesa c’erano malati che in virtù di quella libertà sessuale, profanavano il corpo e l’anima dei bambini che ancora oggi, da adulti, pagano quelle conseguenze come una ferità mai rimarginata.
Eppure in Francia, oggi colpita al cuore da una grande disgrazia per l’incendio devastante del luogo simbolo del cattolicesimo francese della cattedrale di Notre Dame, nel ’68 uno dei motti era, “siete realisti, chiedete l’impossibile”. Ecco, essere realisti, oggi nel terzo millennio, è dire le cose come stanno realmente ossia che la chiesa ha coperto questi crimini vergognosamente per molti anni e ancora persevera nelle “coperture” e le cronache giudiziarie ci danno ragione. Quel maggio francese del ’68, è stato ed è ancora oggi un grande produttore di cultura.
In Italia, in quel periodo c’era un grande capolavoro di De Andrè che nel suo album “Non al denaro non all’amore né al cielo”, si chiedeva “Dov’è Jones il suonatore che fu sorpreso dai suoi novant’anni e con la vita avrebbe ancora giocato. Lui che offrì la faccia al vento la gola al vino e mai un pensiero non al denaro, non all’amore né al cielo” oppure quel Giudice che era talmente malefico “Fino a dire che un nano è una carogna di sicuro. Perché ha il cuore troppo, troppo vicino al buco del culo”, ma quel “culo” non doveva essere oggetto di abusi di pederasti in tonaca perché aveva un altro significato ed era quello della morale. In quel ’68 un’opera come quella di Faber è un capolavoro poetico assoluto di amore e di libertà dell’anima perché nasce dall’immensa Antologia di Spoon River di Lee Masters.
Papa Ratzinger sa che il problema non è nato nel ’68 perché ha origini lontane di lotte e di potere, tra chi nei pagani giustificava le effusioni con i minori come nell’antica Grecia e chi come i cristiani dell’epoca erano per la protezione, e sa che ci furono molti conflitti della morale in tutti questi secoli. E sa pure che già nel Vangelo, Marco scrisse che Gesù disse “Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare”. Che certamente non si riferiva alla pedofilia, ma che fu da monito per le generazioni future e ancora oggi ha un significato immenso nella triste realtà che ci circonda. Ha ragione Benedetto XVI quando parla di “collasso morale” perché si tratta di un collasso della fede che reca offesa ai valori del cristianesimo. E chi perpetra questi crimini dev’essere allontanato senza esitazione, compreso chi li copre. Perché ancora oggi ci sono dei “vescovi negligenti” che hanno coperto questi “malati” che abusavano dei minori. Eppure questi vescovi negligenti che sono stati presi in considerazione per essere puniti da Papa Bergoglio nel suo “Motu Proprio. Come una madre amorevole”, alcuni stanno nei loro posti, nessuno li ha sollevati dall’incarico. Ancora oggi predicano la morale cristiana in giro pur essendo loro, “inchiodati” dalle intercettazioni giudiziarie telefoniche (deplorevoli) perché sapevano e coprivano, e soprattutto consigliavano di non rivolgersi alle forze dell’ordine, visto che di mezzo c’erano coinvolti minori che quella “madre amorevole” qual è la chiesa dovrebbe proteggere. E Benedetto XVI scrive giusto quando afferma che “È una situazione preoccupante, sulla quale i pastori della Chiesa devono riflettere e considerare seriamente”. Ma seriamente e per davvero.