La contraddizione degli opposti Riflessioni filosofiche del giurista Giovanni Cardona sull’antitetico rapporto dualistico e bipolare dell’essere e del suo contrario
L’uomo nei suoi primi divisamenti, ha sentito la necessità speculativa di ricorrere a metafore o ad astrazioni, nell’incessante confronto con la realtà, intesa e concepita nel suo duplice aspetto dell’essere e del suo contrario.
Già prima dell’avvento della logica aristotelica, i presocratici si cimentarono nella comprensione ed elaborazione filosofica degli opposti: caldo-freddo, sopra-sotto, vero-falso.
Ogni manifestazione del pensiero la si ricomprende ed inquadra in parametri dualistici, poiché, l’uomo nel dar corpo ad un’idea, ne formula prospettandone in negativo l’idea contraria, attraverso la creazione di coppie diadiche in costante contrapposizione.
Protagora è stato il primo ad affermare che su ogni oggetto si possono fare due ragionamenti contrapposti ed il suo discepolo Alcmeone di Crotone sostenne che “nelle cose umane è insita la dualità”.
Nella formazione del pensiero l’uomo è stato sempre assillato dalla ricerca della Verità in risposta a tutti gli interrogativi di natura primaria, quali l’esistenza, il destino o l’influenza divina sugli avvenimenti del mondo profano.
Agli archetipi elementari quali maschio-femmina e destra-sinistra, fecero seguito nella formazione del pensiero, le associazioni simboliche ove correlativamente il maschio venne associato alla destra ed al sole e la femmina alla sinistra ed alla luna.
Aristotele avallò nei suoi scritti la superiorità di termini quali: “destra”, “davanti”, “sopra” rispetto ai loro opposti; collocando a destra tutto ciò che è puro e sacro mentre a sinistra l’impuro ed il profano.
Il ricorso a connotazioni simboliche antitetiche, ha determinato e raffigurato le realtà vivibili con implicazioni che hanno lambito qualsiasi campo della speculazione intellettiva.
Esiodo descrivendo Pandora -la prima donna- la raffigurava come un male e fonte di sventura per l’umanità; tutti gli antichi scrittori greci, collegavano la donna al lato sinistro, nefasto ed oscuro in contrapposizione con la lucente fortuna adamantina dell’uomo.
Ippocrate nel formulare un giudizio sulle patologie del malato, attribuiva valore fondamentale alla dicotomia caldo-freddo, umido-secco, a seconda della preminenza o meno di uno degli opposti sull’altro; talché non si poteva avere degenerazione patologica se caldo, freddo, umido e secco erano perfettamente bilanciati.
Per gli antichi pensatori greci la contrapposizione degli opposti e la dualità degli elementi, in un seriale ed eterogeneo parallelismo di variegate entità, investiva tutti i campi della realtà effettuale.
Da questo ragionamento ne consegue un solo insegnamento: il bene può essere anche il male ed il male può celarsi tra le pieghe del bene, in una rutilante contrapposizione che ostenta come un Giano Bifronte false sembianze nella perenne inseparabilità del bene e del male.
“Quando tutto va bene, qualcosa andrà male!” (Arthur Bloch, La legge di Murphy, 1977)