La Corte dei conti assolve la cooperativa fondata da monsignor Bregantini
redazione | Il 26, Mar 2012
Dirigenti: “Danno erariale falsa accusa, da macchina del fango”
La Corte dei conti assolve la cooperativa fondata da monsignor Bregantini
Dirigenti: “Danno erariale falsa accusa, da macchina del fango”
(ANSA) – LOCRI (REGGIO CALABRIA) – La Corte dei conti della Calabria ha assolto la cooperativa Valle del Bonamico, fondata dall’ex vescovo di Locri, mons. Giancarlo Bregantini, dall’accusa di danno erariale per 1,375 milioni. A renderlo noto, incontrando i giornalisti stamani a Locri, sono stati il presidente e l’ex presidente della cooperativa Natale Bianchi e Pietro Schirripa. “Eravamo accusati – hanno sostenuto i dirigenti della coop – oltre che di ritardate comunicazioni agli organi regionali per inizio e fine lavori, di avere realizzato e mantenuto una superficie di serre minore rispetto a quella finanziata. Insomma la solita truffa per i contributi Ue. Questa accusa, rivelatasi infondata, ci era subito sembrata appartenente alla categoria della ‘fabbrica del fango’, perché falsa e perché gridata in una conferenza stampa tenuta dai più alti gradi della guardia di finanza”. “Mons. Bregantini e tutti noi – hanno aggiunto – siamo stati sbattuti sulle prime pagine con nomi e foto, non solo per delegittimare la memoria del nostro lavoro, ma addirittura per annientarla. Oggi l’assoluzione da parte di un severo e paludato organo giudiziario rende onore alla verità”. La coop, hanno proseguito Bianchi e Schirripa, “é viva e potrà continuare ad operare con le sue storiche 30 aziende di lamponi e con le sue nuove cinque aziende di maiale nero: continueremo a dare pane onesto a centinaia di operai ed a famiglie di ex detenuti”. “Ci stiamo interrogando ancora – hanno aggiunto – sul perché e sul chi ha messo in moto questa cattiveria. Certo ricordiamo le insinuazione dell’on. Angela Napoli che, malgrado gli inviti a venire a verificare, sosteneva che la coop fosse solo uno strumento per canalizzare i fondi alle cosche di San Luca e Platì. Ricordiamo quei giudici che nei salotti tv negavano ogni valore e significato all’opera di mons. Bregantini e all’antimafia fondata sul recupero sociale. Questi impulsi, più che un ordine personale e gerarchico, hanno, forse, armato la mano dell’indagine della guardia di finanza, rivelatasi ingiustificata. C’é da dire ancora che certa antimafia, e ormai assieme a noi lo dicono anche alcuni giornalisti, amministratori locali e politici, è diventata una mangiatoia per costruire affari, carriere ed effimere aziende tuttofare”. “Forti di questo – hanno concluso Bianchi e Schirripa – chiediamo alcuni risarcimenti: verso la nostra terra; verso i giovani di Platì e San Luca, additati ancora una volta alla gogna; nei confronti della Costituzione che indica la strada del recupero, anche per chi ha commesso reati; nei confronti di quella Chiesa che sceglie di aiutare i poveri e di non stare dalla parte dei potenti”.
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