La crisi falcidia anche i dirigenti, l’Italia ne perde 100.000
redazione | Il 06, Mag 2012
Istat, tra 2008 e 2011 passati da 500 mila a 396 mila
La crisi falcidia anche i dirigenti, l’Italia ne perde 100.000
Istat, tra 2008 e 2011 passati da 500 mila a 396 mila
(ANSA) ROMA – L’Italia durante la crisi ha perso oltre 100 mila dirigenti. E’ quanto emerge dal confronto di dati Istat, che rilevano come il numero degli occupati con profilo professionale di dirigente sia sceso del 20,8% in tre anni, dal 2008 al 2011, passando da 500 mila a 396 mila unita’.
Da dirigenti a co.co.pro. Federmanager, la Federazione nazionale dirigenti aziende industriali, conferma, con riferimento al settore privato, ”i brutti” dati dell’Istat sulla forte contrazione della categoria. ”Solo una parte limitata di dirigenti – afferma il presidente Giorgio Ambrogioni – riesce a collocarsi mantenendo la stessa qualifica.Alcuni sono costretti ad accettare il ritorno alla posizione di quadro. Sono ancora di piu’ quelli che diventano manager atipici, ovvero una sorta di co.co.pro o partita Iva”.
Per un ex dirigente diventare collaboratore puo’ essere difficile da accettare, ma questo e’ quello che accade ai piu’ fortunati, sottolinea Ambrogioni. ”Il problema e’ che – racconta – ci sono persone, migliaia di colleghi, che a 45-50 anni sperimentano il dramma della disoccupazione, visto che e’ sempre piu’ difficile ricollocarli di fronte a un mercato fermo”. D’altra parte, aggiunge, ”i dirigenti sono gli unici lavoratori dipendenti che non hanno alcuna tutela reale del loro posto di lavoro, possono essere licenziati in qualunque momento. Paghiamo i contributi per mobiita’ ma ne siamo esclusi per legge”. A riguardo Ambrogioni osserva: ”Se da una parte un po’ di dimagrimento si giustifica, perche’ negli anni ’80-’90 la nostra categoria si era gonfiata, oggi la crisi ci mette di fronte all’esigenza di fare una cura dimagrante e questo si puo’ anche capire, ma ora stiamo passando all’anoressia”.
Quindi chi continua a lavorare, anche se con una collaborazione o una partita Iva, non perde tutto, ma la criticita’ per queste figure professionali sta nel fatto che ”sono sole, nessuno si occupa di formarle, di fornire loro tutele previdenziali o assistenziali o assicurative. Come Federmanager ci stiamo occupando di questo problema, infatti noi vogliamo rappresentare tutto il management, sia il classico che l’atipico, ora in crescita”. Alla base della scomparsa di cosi’ tanti dirigenti, fa presente Ambrogioni, non c’e’ solo la crisi economica, ma anche alcuni processi che l’hanno accompagnata: ”Le ristrutturazione, con le imprese che tendono a diventare piu’ piccole, in controtendenza a quello che occorrerebbe, e le grandi imprese che snelliscono gli organici dirigenziali; le delocalizzazioni, che spostano all’estero tante realta’ produttive prima situate in Italia”.
Per affrontare questi nodi, spiega il presidente di Federmanager, ”insieme con Confindustria stiamo lanciando e finanziamo un progetto che vede i nostri dirigenti disoccupati mettersi a disposizioni delle Pmi che si fanno avanti per attivita’ di coaching, formazione nei confronti del piccolo imprenditore, dei suoi dipendenti, perche’ siamo convinti che questa espulsione di dirigenti anche bravi sia una perdita di valore per il sistema Paese”.