La crisi non ferma l’assalto alle spiagge calabresi
redazione | Il 14, Apr 2014
La Onlus “Italia Nostra” prova a tutelare i porti turistici da gruppi speculativi legati ad ambienti in odore di mafia
La crisi non ferma l’assalto alle spiagge calabresi
La Onlus “Italia Nostra” prova a tutelare i porti turistici da gruppi speculativi legati ad ambienti in odore di mafia
La crisi non ferma l’assalto alle nostre spiagge. Oggi in Italia ci sono 546 attracchi, in molti casi approvati con valutazioni ambientali superficiali e senza tenere contro del rischio idrogeologico. A volte, a guidare l’attacco ci sono gruppi speculativi e legati ad ambienti in odore di mafia.
I porti turistici sono un bene da salvaguardare,tutelare,conservare .La fame di business antepone agli interessi legittimi e collettivi a altri meno nobili.
Noi pensiamo ad una politica turistica rispettosa delle normative vigenti e dell’ambiente marino e di quello naturale.
Certo,non è davvero giustificabile l’abbandono della cura stradale ,per esempio,per arrivare a Tropea,che pure è considerata le perla del Mediterraneo.
Assistiamo spesso ad una tendenza divoratrice dei beni ambientali.
In Calabria, dove molte spiagge sono sparite a causa dell’erosione amplificata dai nuovi porti, la Regione ha progettato di costruirne una ventina, quasi uno per ogni comune. I problemi, però, si sono moltiplicati. In Calabria si costruisce alla buona, negli ultimi anni la Regione ha autorizzato di tutto. A Diamante, per esempio, i lavori per la riqualificazione del porto sono stati bloccati in seguito a una denuncia in Procura, dopo un ricorso al Tar rigettato dai giudici. Proprio nel punto in cui doveva essere posato il nuovo molo, c’erano dei reperti archeologici che adesso sono stati recuperati. Peggio ancora a Scalea, pochi chilometri più a nord, dove il Tar ha bloccato i lavori per un porto di circa 500 posti barca.
Il progetto era stato approvato senza una reale Valutazione dell’impatto ambientale, perché gli studi presentati alla Regione dalla ditta costruttrice riguardavano un progetto precedente di soli 315 posti. I tecnici calabresi non se ne erano accorti, così come non avevano fatto caso che sulla planimetria presentata dall’azienda era stato fatto sparire un canale che dava fastidio, perché non si sapeva come deviarlo per far posto al porto.
A luglio scorso il sindaco e i cinque assessori di Scalea sono stati arrestati insieme ad altre 32 persone per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e turbativa d’asta.tra gli appalti spartiti tra le ‘ndrine e consegnati nelle mani di ditte vicine alle cosche, il più ghiotto era proprio quello per la costruzione del porto di Scalea.
I porti diventano sempre più obiettivi preferiti di chi pensa a nuove forme di speculazione.
Noi abbiamo l’obbligo di fermare i progetti che tendono a sacrificare i beni comuni in favore di interessi particolari e non sempre trasparenti.
Giuseppe Gigliotti
presidente Italia Nostra
Lamezia Terme