La crisi taglia la ricchezza, calo del 2,7% dei redditi
redazione | Il 02, Feb 2011
Secondo i dati Istat è la prima flessione dal 1995. Nord più colpito, interessato il 53% delle famiglie
La crisi taglia la ricchezza, calo del 2,7% dei redditi
Secondo i dati Istat è la prima flessione dal 1995. Nord più colpito, interessato il 53% delle famiglie
(ANSA) ROMA – La crisi taglia la ricchezza degli italiani. Nel 2009, secondo il rapporto dell’Istat sul ‘Reddito disponibile delle famiglie nelle Regioni’, si è registrato un calo del 2,7% del reddito disponibile, che ha segnato così la prima flessione dal 1995. La recessione ha portato a “un progressivo ridursi del tasso di crescita del reddito disponibile nazionale”, che nel 2006, cioé prima dell’esplosione della crisi finanziaria, aveva mostrato una crescita del 3,5%. La contrazione dei redditi da capitale (che comprendono interessi, dividendi e altri utili distribuiti dalle societa’ e dalle quasi-società, oltre ai fitti di terreni e ai rendimenti imputati delle riserve gestite dalle imprese di assicurazione in favore e per conto degli assicurati) è quella che ha maggiormente inciso sulla diminuzione del reddito disponibile delle famiglie: questo vale, secondo l’Istat, per tutte le regioni, ma soprattutto per quelle Nord-occidentali. L’impatto negativo dei redditi da capitale sul reddito primario ha avuto inizio nel 2008. A livello nazionale, nel 2009, il tasso di crescita di tali redditi ha raggiunto un valore molto negativo (-19,8%): il Nord-est ed il Nord-ovest mostrano cali molto forti (-22,7 e -20,3%), mentre il Mezzogiorno e il Centro registrano contrazioni più contenute (-16,1 e al -17,7%). I redditi da lavoro dipendente sono la componente più rilevante nella formazione del reddito disponibile delle famiglie. Nel 2009 tale aggregato è diminuito, rispetto al 2008, dello 0,7%, contro un tasso medio di crescita dei precedenti tre anni (2005-2008) del +4,1%. La contrazione dei redditi è stata più intensa nel Nord-ovest (-1,4%) e nel Mezzogiorno (-0,7%). Le regioni centrali e nord-orientali, invece, hanno subito diminuzioni dei redditi da lavoro rispettivamente nulle, o poco significative (-0,3%), grazie alla più contenuta flessione dell’occupazione dipendente che ha caratterizzato tali aree. Tra le altre voci di reddito, l’Istat precisa che il risultato lordo di gestione (costituito prevalentemente dai redditi netti derivanti dalla proprietà di abitazioni in cui risiedono le famiglie e di altre abitazioni a disposizione anche al di fuori della regione di residenza) segna, nel 2009, una battuta d’arresto: il tasso medio di crescita nazionale passa dal +6,7 per cento del 2008 ad un valore pari a zero nel 2009. Tale fenomeno deriva in parte da un calo del valore degli affitti imputati relativi alle abitazioni a disposizione delle famiglie, ma soprattutto dall’incremento dei costi intermedi sull’attività di produzione delle famiglie, in particolare del costo di intermediazione bancaria sui mutui per l’acquisto delle abitazioni.
NORD PIU’ COLPITO, AL SUD MINOR CALO REDDITO – L’impatto della crisi economica ha colpito duro soprattutto al Nord, mentre per le famiglie meridionali sembrano aver subito in misura minore gli effetti della recessione. E’ quanto ha decretato l’Istat nel rapporto sul reddito disponibile delle famiglie nelle regioni italiane nel periodo 2006-2009. Nel 2009, precisa l’Istituto di statistica, l’impatto del calo del reddito è stato più forte nel settentrione (-4,1 per cento nel Nord-ovest e -3,4 per cento nel Nord-est) e più contenuto al Centro (-1,8 per cento) e nel Mezzogiorno (-1,2 per cento). Nel periodo 2006-2009 il reddito disponibile delle famiglie italiane si è concentrato, in media, per circa il 53 per cento nelle regioni del Nord, per il 26 per cento circa nel Mezzogiorno e per il restante 21 per cento nel Centro. Nel periodo considerato tale distribuzione ha mostrato alcune variazioni che hanno interessato principalmente il Nord-ovest, il quale ha visto diminuire la sua quota di 0,6 punti percentuali (dal 31,1 del 2006 al 30,5 per cento nel 2009) a favore di Centro e Mezzogiorno (+0,4 e +0,2 punti percentuali rispettivamente). La quota di reddito disponibile delle famiglie del Nord-est è rimasta invariata al 22 per cento.
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