La denigrazione delittuosa degli “sciolti” Torna d'attualità la riflessione del giurista Giovanni Cardona contro i rancorosi abituati solo a criticare
La resilienza indica precipuamente la capacità di mantenere un’elevata motivazione verso gli obiettivi nonostante la presenza di ostacoli. Trattasi di una capacità efficace e civile rispetto al semplice “saper sopportare” passivamente. Un tema topico di questi ultimi anni elettorali è la confusione che si è determinata e la conseguente angoscia di una pletora di inetti prevedibilmente vacui, livorosi, ed impotenti dinanzi ad una nemesi storica che li avvolge da generazioni.
In situazioni acute, come per esempio negli scioglimenti o nei momenti di rapido cambiamento civico, alcun inetti vanno in crisi e perdono il controllo delle loro già sprovvedute sinapsi cerebrali. La rabbia, l’angoscia e la confusione mentale, presente nella non verificata materia grigia, cagionata da situazioni di grande pressione giudiziaria li ha fatti sfociare nella rappresentazione scenografica della commedia dell’assurdo di brechtiana memoria, portandoli a visioni ectoplasmatiche di diffamatori eventi. Paventare od auspicare un discernimento tra gli eventi reali e le rappresentazioni fantastiche che la loro mente genera continuamente è alquanto arduo, tal è la bassezza della loro indole.
Gli indebitati ed inetti summenzionati, livorosi per le capacità meritate altrui, passano gran parte del loro inutile tempo fomentando odio e cercando di mutare ex adverso le immani questioni giudiziarie che li consumano, generandogli un pantagruelico carico di stress aggiuntivo, tale da determinargli visioni di fatti irreali o cambiamenti somatici e comportamenti efficacemente curabili con un incipiente trattamento sanitario obbligatorio.
La loro impotenza è pari alla loro arroganza.
Le motivazioni, che saranno scandite nella parte dispositiva delle sentenze sarà il viatico, che li condurrà dalla vacuità del vano dire di piazza alla applicazione incontrovertibile della certezza del diritto. Il rancore, il lamento e il vittimismo con cui spesso ci troviamo ad interfacciarci di fronte agli inetti, sarà cancellato dalla norma codicizzata e non da invettive promananti da sgrammaticati e sintatticamente lesi periodi di bassa cultura letteraria (cultura, deriva da colĕre “coltivare la terra ergo andate a zappare”).
Gli esseri viventi considerano solo due possibilità di fronte alla vita: adattarsi o soccombere, solo gli esseri sciolti ne contemplano una terza: piangersi addosso, la quale non è una buona soluzione sul lungo termine: perché, se da una parte salva nell’immediato, le sentenze di probi magistrati, per converso, ne cagiona il futuribile moltiplicarsi della vostra sofferenza. Non solo non siete resilienti, ma siete dei falliti dentro e fuori.
Per chiosare, sappiate che il ritrarsi di molta gente onesta, significa semplicemente accamparsi sotto la tenda d’Achille, aspettando in lontananza la misera fine del Tersìte di turno, che stupendamente descritto da Omero nell’Iliade: “di dolor macerato e di paura, col dosso della man si terse il pianto”. Siete solamente degli inetti delatori.