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La denuncia di Aicpe: troppe le cause ingiustificate di risarcimento

| Il 02, Lug 2013

La chirurgia plastica estetica italiana rischia di finire alle corde. Dal 13 agosto obbligo di polizza RC per i medici. L’Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica si appella al Governo: «Mettiamo un freno ai contenziosi senza motivo e affrontiamo la problematica assicurativa»

La denuncia di Aicpe: troppe le cause ingiustificate di risarcimento

La chirurgia plastica estetica italiana rischia di finire alle corde. Dal 13 agosto obbligo di polizza RC per i medici. L’Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica si appella al Governo: «Mettiamo un freno ai contenziosi senza motivo e affrontiamo la problematica assicurativa»

 

 

Se l’intenzione è quella di dare una tutela maggiore ai pazienti, il rischio è che la professione medica sia chiamata ad affrontare una situazione insostenibile. L’Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica – AICPE denuncia la difficile situazione che si sta creando attorno ai medici e, in particolare ai chirurghi plastici estetici, ai quali dal prossimo 13 agosto sarà richiesto l’obbligo di una polizza di responsabilità civile per poter operare. «Con lo scopo di tutelare maggiormente i pazienti, non si tutela però la professione medica. Il rischio è di alimentare una spirale capace di incentivare le azioni legali immotivate e far incrementare enormemente i costi che i medici devono sostenere», afferma Giovanni Botti, presidente di AICPE. «L’introduzione dell’assicurazione obbligatoria, che avrebbe dovuto calmierare le polizze, sta solamente facendo innalzare i loro costi oltre ogni misura accettabile. Così molti saranno costretti a smettere di lavorare». Del resto le cause mediche sono aumentate in modo quasi esponenziale: in Italia si aggirano intorno alle 30mila l’anno, tre volte più di 10 anni fa, con conseguente impennata dei premi assicurativi che hanno avuto un incremento del 600%.
Nel campo della chirurgia plastica estetica le cause vengono intentate perché il paziente si ritiene vittima di un errore o semplicemente perché non è soddisfatto del risultato finale ottenuto. «Capita spesso che pazienti che non hanno avuto alcun danno, anzi hanno ottenuto solo miglioramenti, provino comunque a far causa perché, in sede di tentativo di conciliazione, anche solo ottenere di non pagare l’intervento è già un bel guadagno. Non di rado vengono chiesti rimborsi stratosferici per presunti danni, che spesso sono lievissimi o addirittura non esistono, oppure si presentano denunce penali per lesioni. Nella maggior parte dei casi non si arriva ad una sentenza: l’assicurazione cerca un accordo economico». E come conseguenza diretta c’è l’aumento dei premi «che possono anche superare i 20mila euro l’anno, con franchigie da 20-25 mila euro, che restano a carico del chirurgo», osserva Botti.
Affiancandosi alle iniziative avviate da altre associazioni di medici, AICPE presenterà nei prossimi giorni un’istanza al Governo affinché la situazione possa essere normata in modo più chiaro. Come preannuncia il presidente di AICPE: «È giusto tutelare i pazienti. Riteniamo sia altrettanto giusto però anche permettere ai professionisti di poter lavorare serenamente e senza dover sostenere dei costi esorbitanti. Chiediamo che si trovi il modo di bloccare questi “furbi”: coloro che si rivolgono ad avvocati e tribunali solamente nella speranza di poter ottenere un risarcimento economico, pur sapendo di non aver subito alcun danno; un comportamento che fin dall’inizio viene condotto in malafede. Non desideriamo affatto giustificare i colleghi che sbagliano, ma vogliamo che il Governo intervenga per far cessare il malcostume dei contenzioni ingiustificati e sia affrontata e regolata la problematica assicurativa. Il quadro verso il quale ci stiamo dirigendo, purtroppo, delinea una situazione che sarà difficilmente sostenibile per noi e che pone una serie di gravi ostacoli ai giovani che si vogliono aprire a questa professione. Come associazione abbiamo insistito fin dall’inizio sull’importanza della professionalità dei nostri iscritti quale elemento di garanzia nei confronti dei pazienti. Purtroppo ora davanti a costi insostenibili la scelta non può essere che, nella migliore delle ipotesi, quella di andare all’estero. O di abbandonare la professione».

AICPE. L’Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica, la prima in Italia dedicata esclusivamente all’aspetto estetico della chirurgia, è nata con l’obiettivo di dare risposte concrete in termini di servizi, tutela, aggiornamento e rappresentanza. Pur essendo una novità per il nostro Paese, non lo è affatto in molte altre nazioni europee e non, dove esistono da tempo associazioni che raccolgono tutti coloro che si interessano di chirurgia estetica. Ad Aicpe al momento hanno aderito più di 170 chirurghi in tutta Italia, tra cui si annoverano professionisti di fama e docenti universitari. Membri di Aicpe possono essere esclusivamente professionisti con una specifica e comprovata formazione in chirurgia plastica estetica, che aderiscono a un codice etico e di comportamento da seguire fuori e dentro la sala operatoria. Scopo di Aicpe è tutelare pazienti e chirurghi plastici in diversi modi: disciplinando l’attività professionale sia per l’attività sanitaria sia per le norme etiche di comportamento; rappresentando i chirurghi plastici estetici nelle sedi istituzionali, scientifiche, tecniche e politiche per tutelare la categoria e il ruolo; promuovendo la preparazione culturale e scientifica; elaborando linee guida condivise. Tra gli obiettivi c’è anche l’istituzione di un albo professionale nazionale della categoria.