La difesa del male Riflessioni grottesche e satiriche del giurista Giovanni Cardona sul male
Il male nacque nel pometo, per una manifesta avidità adamitica nei confronti di una mela bacata.
Trattasi, insomma, di illustre precedente biblico, che ci permette di affermare senza ansante proferire, che di fronte alla vita non si è mai soli: c’è sempre il male.
L’ambizione del peccato sventaglia sul volto di uomini e donne come se un oscuro legame li legasse alla placenta del male.
Cristo asserisce che “c’è più gaudio in cielo per un peccatore pentito che per novantanove giusti senza pentimento” il che, francamente l’assunto si palesa molto incoraggiante.
Il male ha un suo fascino: Nerone che accompagna l’incendio di Roma al pizzico della amata cedra ha maggiore sontuosità di quel Muzio Scevola, provetto fachiro, che si abbrustolisce l’arto superiore; o la tenebrosa Agrippina che dinanzi al sicario inviato dal figlio, si scopre il ventre per essere colpita nella matrice che dette vita al parricida che ora le dà la morte, hanno un’emozione oscura e uno spessore di tragedia ben più pervicace e morbosa rispetto alla prima olimpionica di nuoto, la giovinetta Clelia che seppe fieramente opporsi a Porsenna Re di Chiusi.
Molto tempo dopo, la guerra civile sarà il pesante tributo che Roma dovrà pagare ad un male esigente, che esalterà la battaglia fratricida fra la gente della stessa terra come un fatto di sangue da subire.
E’ anche vero che per ogni ascesa in Campidoglio, sede di politici illustri e di oche insigni vi è il contraltare precipitoso della Rupe Tarpea, pertanto, l’incoronazione del politico di turno è spesso legata alla lapidazione giudiziaria; e non ha torto il generale britannico George Monck, I duca di Albemarle, il quale rifiuta di ringraziare dal balcone il popolo che lo applaude, domandando: “Quanti sono? Moltissimi generale. Sarebbero di più se mi portassero alla forca!” e non si affaccia.
La folla, come l’uomo, è fatta così, inneggia al bene e concepisce il male.
Massimiliano Robespierre detto l’Incorruttibile, da convittore al collegio di Louis le Grand, inneggiava magnificandolo con un giovanile discorso il Re di Francia Luigi XVI di Borbone, detto il Desiderato, che dopo poco tempo manderà alla ghigliottina instaurando un Regime del Terrore, poco desiderato dal popolo.
Nemmeno le monoteistiche religioni sono riuscite a riportare il male sulla via pianeggiante della redenzione: non Cristo che, predicava il bene con la rinuncia agli ingannevoli piaceri e un promesso Paradiso popolato da angeli e l’eterno amore di Dio; né Maometto che consentiva il piacere terreno promettendo un Paradiso nel quale – esageratamente – settantadue vergini bellissime dette Uri, sarebbero state le eterne compagne dagli “occhi neri di gazzella” di ogni credente.
Una commedia di Clemenceau “Il velo della Felicità” narra di un mandarino cinese, cieco ma felice, perché crede nella fedeltà della moglie, nel rispetto del figlio e nella devozione del segretario: riacquista miracolosamente la vista nascondendo il prodigioso evento ai familiari e constatando che la moglie lo tradisce, il figlio lo schernisce e il segretario lo deruba rimpiange la cecità ossia la perduta felicità.
Il male era il suo bene!