La faccia di Hitler sui calzini, proteste ed indignazione Insorge la direzione del Museo di Auschwitz. Il gioco sporco di un'azienda polacca
Difficile non indignarsi guardando la pubblicità di calzini, con riferimenti chiarissimi
al Terzo Reich. Foto che hanno fatto esplodere la reazione di indignazione sul web.
L’azienda polacca specializzata in calze, ha tentato di vendere calzini con disegnato
il faccione di Adolf Hitler accompagnato da delle piccole «x» che rievocano immediatamente
il truce simbolo della svastica. L’azienda, proprietaria del marchio Nanushki,
messa sotto tiro, ha poi cercato di minimizzare cercando di nascondere le prove.
Secondo il sito web della Nanushki, gli spregevoli calzini chiamati «Adolf» erano
stati progettati per «mettere ordine nel cassetto dei calzini».La notizia è rimbalzata
in men che non si dica dalla Polonia agli USA, dove è stata riportata prima dal
New York Post e poi subito ripresa da The Forward. Immediate le reazioni da parte
dai vertici del Memoriale e del Museo di Auschwitz-Birkenau che hanno duramente criticato
l’iniziativa denunciando il marchio al Central European News per aver usato «uno
dei più grandi criminali della storia per scopi di marketing».Dopo il contraccolpo,
la compagnia polacca ha ben pensato di ribattezzare le calze «Adolf» nel più neutro
«Patrick», un moderno finanziere che, dalle descrizioni sul sito dell’azienda,
sembra possedere delle sinistre somiglianze con il dittatore. Cliccando infatti su
google le parole chiave «Nanushki» e «Hitler», ecco come il sito dell’azienda
presenta ai futuri acquirenti (in lingua polacca) gli ex calzini «Adolf», ora chiamati
«Patrick»: «Un broker, finanziere, uomo d’affari e filantropo… un intelligente
stratega e un leader nato. Controlla l’ordine nel cassetto dei calzini ed è molto
efficiente. Nel suo tempo libero concepisce e disegna un piano per conquistare il
mondo». Un paio di calzini «Adolf» costa 25 Złoty. Insomma, non si finisce mai
di scoprire quanto male aleggia intorno alla figura di uno dei dittatori più feroci
della storia umana, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione che da anni si batte anche contro ogni tipo di rievocazione
del nazifascimo. La notizia, infatti, è preoccupante anche perchè è abbastanza
sorprendente che nessuno dei dipendenti l’abbia notato. Tale episodio potrebbe
avere effetti sull’incremento dell’antisemitismo e del negazionismo e non si
possono accettare come sufficienti le giustificazioni dell’azienda che si accompagnano
ad una dichiarata consapevolezza dello sfruttamento delle critiche per incrementare
le vendite. L’idea di concepire questi obbrobri è difficile persino da commentare.