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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 15 GENNAIO 2025

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La Fiamma a proposito del “bilancio partecipativo comunale”

La Fiamma a proposito del “bilancio partecipativo comunale”

| Il 03, Set 2012

Luigi Iacopino, responsabile giovani Fiamma Reggio rivendica la paternità del progetto

La Fiamma a proposito del “bilancio partecipativo comunale”

Luigi Iacopino, responsabile giovani Fiamma Reggio rivendica la paternità del progetto

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

Quando l’anno passato abbiamo deciso di sostenere la candidatura di Demetrio Arena alla carica di Sindaco di Reggio Calabria, il futuro sindaco, lieto di discutere con un movimento politico composto quasi interamente da giovani, ricevette il nostro contributo alla coalizione di centrodestra e, dunque alla sua candidatura, attraverso la predisposizione di un programma politico giovanile completo che, all’analisi delle condizioni politiche, sociali, economiche e lavorative della città, affiancasse proprie considerazioni e soprattutto proposte, progetti ed idee. Lo abbiamo fatto, e abbiamo ufficializzato il nostro appoggio al futuro sindaco di Reggio durante una conferenza stampa in occasione della quale abbiamo avuto modo di esporre le linee guida del nostro programma e alcune idee in particolare. Tra queste i progetti sulle comunità giovanili e sulla piscina per disabili, un importante progetto sul turismo e, non meno importante, la proposta di studiare percorsi per l’attuazione della socializzazione della spesa pubblica. In altre parole per la predisposizione dei bilanci partecipativi. In quella sede abbiamo provveduto a descrivere, in linea puramente esemplificativa, alla presenza del dott. Arena, determinate fasi che avrebbero potuto condurre all’attuazione di un procedimento che si basasse sulla, e richiedesse come necessaria la partecipazione diretta dei cittadini e delle associazioni per la formulazione di meccanismi di partecipazione per la definizione del bilancio, sulla base delle esperienze positive e ben riuscite verificatesi in altre realtà.

Non è nostra intenzione creare polemiche in un momento cosi critico ed incerto per la nostra comunità, ma reputiamo che sia giusta ricordare, soprattutto a certa opposizione, che spesso e volentieri ama fare proprie le proposte di altri, che l’idea dei bilanci partecipativi (o sociali) proviene anche, e probabilmente soprattutto, dal nostro ambiente, tanto è vero che ne abbiamo fatto un cavallo di battaglia in campagna elettorale prospettando la necessità di un nuovo modo di intendere la politica ed il rapporto tra le istituzioni ed i cittadini. Non per una rivendicazione di parte o per vedere comparire sulle nostre teste aureole angeliche, ma semplicemente per mettere in giusta evidenza, cosi come per le altre forze politiche, il contributo in termini di proposte e di idee che il partito dell’MSI- Fiamma Tricolore è in grado di dare al panorama politico reggino in perfetta attualità e perfettamente consone alla risoluzione dei problemi di cui da mesi si parla. Ma anche e soprattutto per mettere in evidenza una circostanza ancora più importante. Ovvero la presenza di una proposta attorno alla quale si potrebbero ritrovare forze politiche che, seppur con estrazioni e provenienze diverse, possono confrontarsi, discutere, anche animatamente, ma con l’intento di apportare il proprio apporto alla causa, non solo del risanamento finanziario della nostra città, ma anche dell’incentivazione di una maggiore partecipazione futura dei cittadini ai meccanismi diretti alla formulazione delle scelte collettive che servono a governare in modo ancora più efficiente ed efficace una comunità organizzata, riuscendo a recepire ancora meglio le esigenze di tutti espresse direttamente sul territorio.

Questo perché, accanto alla socializzazione della spesa pubblica, si può pensare in prospettiva alla socializzazione dello Stato, iniziando dagli enti locali. Non abbiamo difficoltà nel sottolineare che quanto scritto ultimamente da giornalisti e politici – sulla crisi socio-economica e sulle sue “origini” (che per noi sono diverse) politiche, sulla mancanza di riscontri e sulla necessità di stilare un programma ragionato – offra spunti di riflessione importanti su cui intavolare un serio ed intelligente confronto; ma le altre forze politiche non abbiano remore nel mantenere la giusta attenzione attorno al nostro movimento, alle sue proposte e all’avanguardia che rappresenta soprattutto in una circostanza cosi importante. E’ chiaro che devono essere previsti accorgimenti per un migliore funzionamento dei processi democratici e che, proprio in quest’ottica, devono essere studiati e predisposti strumenti di democrazia diretta basati sull’utilizzo delle tecnologie moderne, quali possono essere le piattaforme telematiche, i forum istituzionali, oltre che le consuete assemblee di quartiere. L’idea partecipativa, quale principio supremo della democrazia organica di insegnamento greco, in alternativa alla sola funesta democrazia rappresentativa figlia della rivoluzione francese, è punto cardine della nostra idea politica. Sin da quando il Movimento Sociale Italiano è nato, sulla scorta dell’esperienza precedente, ha parlato di socializzazione delle imprese come partecipazione degli operai agli utili delle imprese e ai consigli di amministrazione e di cogestione, ponendo sullo stesso piano lavoratori e datori di lavoro. In modo analogo, in ambito politico, è possibile porre sullo stesso piano rappresentanti e rappresentati, incentivando una maggiore partecipazione e responsabilizzazione dei primi e una maggiore trasparenza nell’operato dei secondi che devono render conto della loro azione quotidiana.

Concludiamo ribadendo la nostra disponibilità a confrontarci con tutti in modo trasversale, soprattutto su un tema cosi importante, ed invitiamo chi fosse interessato a chiedere visione sia del nostro intero programma sia, eventualmente, della sola parte relativa al progetto del bilancio partecipativo che chiaramente, ripetiamo, è una proposta esemplificativa.

Luigi Iacopino – responsabile giovani Fiamma Reggio

Di seguito l’estratto del nostro programma politico per la città relativo alla proposta del bilancio partecipativo:

BILANCI PARTECIPATIVI (O SOCIALIZZAZIONE DELLA SPESA PUBBLICA)

Il bilancio partecipativo altro non è che una delle forme, già sperimentata in altri Paesi europei e dell’America Latina, più importanti di democrazia diretta consistente nella partecipazione diretta dei cittadini alle scelte fiscali del territorio in cui sono chiamati ad operare, proprio nella loro qualità di cittadini. Lo schema teorico e pratico, ai fini della corretta applicazione, non necessita di nozioni o procedure particolarmente complesse, soprattutto ove si consideri che uno dei presupposti più importanti è proprio quello di rendere i diversi passaggi, necessari per garantire ed incentivare la partecipazione della collettività alle scelte fiscali, i più semplici possibile. L’aspetto inizialmente rilevante è che questi bilanci presentano, intersecandoli tra loro, momenti di democrazia diretta e momenti di democrazia rappresentativa

Ai fine della realizzazione del bilancio partecipativo, la partecipazione popolare si svolge in primo luogo a livello territoriale. Sulla base di questa prima premessa e partendo, pertanto, dalla considerazione dell’estensione del territorio comunale di Reggio Calabria, è possibile affermare che sono ben pochi i passaggi che devono essere indicati ed esaminati. L’unica base di partenza dovrebbe esclusivamente consistere nella determinazione di regolamenti interni che possono fornire e garantire regole organizzative chiare, anche se flessibili, nell’arco di ogni anno di discussione.

Il primo passo dovrebbe consistere proprio nell’attribuzione del potere di promuovere l’iter per la realizzazione del bilancio partecipativo. Tale potere, in ambito comunale, deve spettare al Sindaco e alla Giunta, in modo, però, possibilmente vincolante se la richiesta proviene da un certo numero di consiglieri o assessori comunali. Ma, a ben vedere, sarebbe auspicabile che la richiesta di ricorrere ai bilanci partecipativi possa essere espressa anche dalle associazioni di categoria, dai sindacati e dai cittadini, i quali, a questo fine, devono presentare richiesta espressa scritta, affiancata dalla raccolta di un certo numero di firme.

P.S. Chiaramente, nel caso in cui, il ricorso al bilancio partecipativo dovesse diventare obbligatorio, il passo relativo all’attribuzione del potere di promuovere l’iter deve essere modificato, visto che attivazione dell’iter stesso non sarebbe più facoltativa ma obbligatoria dal punto di vista legale ed istituzionale.

Il secondo passo potrebbe coincidere con la suddivisione del territorio comunale in quartieri o circoscrizioni.

Proprio con riferimento a tali quartieri o circoscrizioni il terzo passo potrebbe consistere nell’istituzione di apposite assemblee di quartiere alle quali la popolazione, in rapporto al quartiere di appartenenza, deve partecipare in occasione di riunioni pubbliche, al fine di esternare le proprie esigenze e di compiere le proprie valutazioni in ordine alle priorità indicate dal punto di vista dell’ambito fiscale. In questo contesto, pertanto, in una posizione di primo piano deve essere collocato il sano e, si spera, proficuo confronto tra i cittadini in merito alla proposte concrete che dalle assemblee di quartiere dovranno venire necessariamente fuori. Si potrebbe far ricorso anche a sistemi di votazione e discussione online – quindi da svolgersi su piattaforme telematiche – o a sondaggi tematici, che accompagnino, però senza sostituirlo, il percorso democratico delle assemblee di quartiere.

Il quarto passo potrebbe, altresì, consistere nella promozione di apposite e specifiche assemblee, o sempre di quartiere o su base interamente comunale, che incentivino momenti di confronti inerenti determinate tematiche prestabilite. In questo senso sarà ancora più importante il coinvolgimento di comitati di quartiere, associazioni di categorie professionali o lavorative, cooperative sociali, sindacati, comitati di tecnici ed esperti e rappresentanti delle istituzioni, al fine di meglio definire gli ambiti di discussione e di stabilire le priorità nei vari campi o settori sociali – dall’ambiente alle infrastrutture, dal turismo al settore burocratico – in ordine a quelli che potranno essere i risvolti fiscali da dover considerare. La presenza dei rappresentanti delle istituzioni è da considerarsi obbligatoria, pur essendo esclusa la possibilità di influenzare la discussione popolare o di prendere parte alle operazioni di voto, in conformità al principio dell’autogestione.

Queste fasi, ovviamente, devono essere sottoposte al controllo non solo delle istituzioni, ma anche degli organi giudiziari e delle forze dell’ordine. Le cause di una simile precisazione sono effettivamente abbastanza chiare e concernono la volontà di fornire tutte le garanzie necessarie affinché questi momenti di discussione e confronto, partecipazione e decisione, non vengano inquinati – si pensi alla presenza sul territorio della criminalità organizzata – o influenzati dall’azione di lobbies e associazioni o di semplici cittadini che intendessero far valere una certa pressione all’interno di questi processi di dibattito democratico.

Superata la quarta fase, possono essere formati appositi consigli o comitati, formati dai singoli cittadini affiancati da tecnici ed esperi, con il compito non solo di razionalizzare ed ultimare il lavoro delle assemblee, facendosi cosi portavoce delle proposte formulate e delle priorità indicate, ma anche di coordinarsi con gli altri comitati o consigli di quartiere al fine di definire sia le priorità e le esigenze complessive che la ripartizione delle spese e l’indicazione delle proposte. Infine le proposte cosi considerate – sia quelle dei singoli quartieri, sia quelle complessive di ripartizione – devono essere poste all’attenzione sia del Consiglio comunale, cui spetta l’approvazione definitiva del bilancio, che della Giunta comunale, la quale – per il tramite dell’assessore competente – formula la propria proposta di bilancio che dovrà essere sottoposta all’esame delle assemblee di quartiere, per poi essere successivamente armonizzata con le proposte delle suddette assemblee e con la proposta di ripartizione complessiva. Infine, la proposta finale in tal modo ottenuta verrà inoltrata al Consiglio comunale cui spetta l’approvazione definitiva.

In conclusione, come si può constatare, l’obiettivo fondamentale da tutelare è sostanzialmente quello di coinvolgere la cittadinanza, responsabilizzandola, e di sviluppare con intelligenza e trasparenza un sano confronto in ordine a tutte le differenti tematiche, essenziali e meno essenziali, che riguardano la vita dell’intera comunità.