La foresta amazzonica brucia, il mondo va in apnea Il disastro naturale rischia di compromettere la situazione ambientale del pianeta
di Nelly Dogali
La foresta amazzonica sta bruciando da tre settimane. Da gennaio sono stati registrati nell’area amazzonica 72mila incendi. Il fumo è arrivato fino a San Paolo, a tre chilometri di distanza, causando il blackout nella città brasiliana. Si può vedere anche dallo spazio: la Nasa ha diffuso le immagini di diversi roghi nelle ultime settimane. Il naturale alto tasso di umidità ha sempre protetto la foresta dagli incendi, ma la crescente deforestazione, finalizzata ad incrementare l’economia del Brasile creando campi da destinare all’agricoltura o all’allevamento, ha prodotto anomalie nella sua struttura rendendola vulnerabile alle attività distruttive umane.
Perdere, anche se in parte, il “Polmone Verde” della Terra, avrebbe conseguenze disastrose per l’equilibrio dell’ecosistema di tutto il pianeta: produce, infatti, il 20% dell’ossigeno che respiriamo e immagazzina 140 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, che se non venissero smaltiti dalla foresta si riverserebbero nell’atmosfera con conseguenze incalcolabili. In nome di un progresso economico che non prende in considerazione l’impatto ambientale, la foresta amazzonica sta per essere distrutta, pezzo dopo pezzo, insieme alla più ricca biodiversità registrata al mondo, con tre milioni di specie animali e vegetali. Inoltre, questo causerebbe la distruzione delle case di molti indigeni che vivono in quella zona.
Anche se lontana da noi, la distruzione della foresta amazzonica accelererebbe drasticamente il cambiamento climatico ed il riscaldamento globale. L’unico modo per fermare la deforestazione, insieme all’attuazione di una politica di salvaguardia dell’ambiente, è diminuire la domanda dell’economia che la muove, principalmente diminuendo il consumo di carne e latticini.