La Fp Cgil contesta la delibera 245 dell’Asp Reggio: “rimodulazione del “Giovanni XXIII” a centro Covid è sua condanna a morte”. Giannotta e Callea: "cessata l'emergenza, non ci sarà una ri-riconversione ma la definitiva chiusura"
Si sperava che la pandemia da covid 19 potesse svegliare in qualche modo le coscienze di coloro che hanno il compito di gestire la sanità in Calabria, affinchè, consci dell’abbandono e dell’arretratezza in cui è stato lasciato il sistema
sanitario regionale -incapace in questo momento di emergenza di affrontare l’epidemia-, potessero in qualche modo essere illuminati nel riorganizzare la rete ospedaliera, scostandosi dalla politica finora adottata -improntata sulla falcidia dei posti letto, sullo smantellamento di interi ospedali e sulla riduzione sistematica del personale, in nome di un piano di rientro per nulla rientrato-, e indirizzando, invece, ogni sforzo, su nuovi investimenti, per garantire la salute dei cittadini. Bisogna prendere atto, invece, che nulla e cambiato e che l’epidemia in atto, invero, è stata presa come ulteriore scusa per continuare nello smantellamento di un altro Ospedale nella Piana di Gioia Tauro. Questa volta, dopo Palmi, Oppido Mamertina, Taurianova e Cittannova, tocca all’Ospedale di Gioia Tauro, considerato, finora, nella formulazione dell’Atto Aziendale dell’ASP di Reggio Calabria approvato dalla regione Calabria, come ospedale CAPT, al Pari dell’Ospedale di Melito Porto Salvo. La nuova riformulazione dell’Ospedale di Gioia Tauro, da ospedale CAPT ad ospedale covid, con la previsione di 6 posti letto in terapia intensiva covid, 21 posti di terapia sub intensiva covid e 20 posti di RSA covid, prevista dall’atto deliberativo n. 245, del 16 aprile 2020 -a parere di questa O.S. -, non è altro che la condanna a morte del nosocomio gioiese. Condanna che può essere eseguita subito, qualora si procederà allo smantellamento dei posti letto non covid attualmente esistenti ma non verranno contemporaneamente attivati quelli covid (passando tempo i posti letto covid verranno dichiarati non necessari per avvenuta cessazione dello stato di emergenza, ma quelli smantellati non verranno riattivati); o eseguita successivamente, nel momento in cui cesserà l’emergenza coronavirus e si tornerà, come sicuramente si ritornerà, alla normalità. Sarà a quel punto che verrà dichiarata esecutiva la sentenza di morte, in quanto, cessata l’emergenza, i posti letto covid in terapia intensiva e sub intensiva non avranno più ragione di esistere, e -come ormai da consuetudine e prassi dell’ASP di Reggio Calabria-, non si farà corso ad una ri-riconversione da Ospedale covid a Ospedale non covid e quindi ad un ritorno alle cure non covid, ma alla definitiva chiusura del nosocomio. A parere di questa O.S., con il dovuto investimento in risorse umane e strumentali, e con qualche modifica strutturale, che non peserebbe più di quanto pesa la riconversione in covid, la struttura Ospedaliera di Gioia Tauro sarebbe in grado di gestire non soltanto i posti letto covid, così come previsti dalla delibera 245, ma anche un eventuale potenziamento dei posti letto non covid, che andrebbero a garantire il diritto alla salute, non soltanto dei cittadini residenti nell’area della costa tirrenica; non soltanto a quella schiera di migranti emarginati nel ghetto della tendopoli di San Ferdinando, ma andrebbero a garantire anche ogni eventuale urgenza emergenza che potrebbe presentarsi nelle attività quotidiane delle lavoratrici e dei lavoratori del porto di Gioia Tauro. Si sperava in tanto. Si sperava che questa pandemia potesse portare ad una rinnovata coscienza sul valore della salute come bene primario di ogni individuo, che ogni sforzo fosse speso e indirizzato verso un rinnovato concetto di benessere fisico e psichico della persona, ma, almeno qui in Calabria e nell’ASP di Reggio Calabria, continua a prevalere la logica del taglio lineare e dello smantellamento degli ospedali, pur continuando a mantenere tanti di quegli sprechi inutili più volte denunciate da questa O.S. e mai tagliate.
sanitario regionale -incapace in questo momento di emergenza di affrontare l’epidemia-, potessero in qualche modo essere illuminati nel riorganizzare la rete ospedaliera, scostandosi dalla politica finora adottata -improntata sulla falcidia dei posti letto, sullo smantellamento di interi ospedali e sulla riduzione sistematica del personale, in nome di un piano di rientro per nulla rientrato-, e indirizzando, invece, ogni sforzo, su nuovi investimenti, per garantire la salute dei cittadini. Bisogna prendere atto, invece, che nulla e cambiato e che l’epidemia in atto, invero, è stata presa come ulteriore scusa per continuare nello smantellamento di un altro Ospedale nella Piana di Gioia Tauro. Questa volta, dopo Palmi, Oppido Mamertina, Taurianova e Cittannova, tocca all’Ospedale di Gioia Tauro, considerato, finora, nella formulazione dell’Atto Aziendale dell’ASP di Reggio Calabria approvato dalla regione Calabria, come ospedale CAPT, al Pari dell’Ospedale di Melito Porto Salvo. La nuova riformulazione dell’Ospedale di Gioia Tauro, da ospedale CAPT ad ospedale covid, con la previsione di 6 posti letto in terapia intensiva covid, 21 posti di terapia sub intensiva covid e 20 posti di RSA covid, prevista dall’atto deliberativo n. 245, del 16 aprile 2020 -a parere di questa O.S. -, non è altro che la condanna a morte del nosocomio gioiese. Condanna che può essere eseguita subito, qualora si procederà allo smantellamento dei posti letto non covid attualmente esistenti ma non verranno contemporaneamente attivati quelli covid (passando tempo i posti letto covid verranno dichiarati non necessari per avvenuta cessazione dello stato di emergenza, ma quelli smantellati non verranno riattivati); o eseguita successivamente, nel momento in cui cesserà l’emergenza coronavirus e si tornerà, come sicuramente si ritornerà, alla normalità. Sarà a quel punto che verrà dichiarata esecutiva la sentenza di morte, in quanto, cessata l’emergenza, i posti letto covid in terapia intensiva e sub intensiva non avranno più ragione di esistere, e -come ormai da consuetudine e prassi dell’ASP di Reggio Calabria-, non si farà corso ad una ri-riconversione da Ospedale covid a Ospedale non covid e quindi ad un ritorno alle cure non covid, ma alla definitiva chiusura del nosocomio. A parere di questa O.S., con il dovuto investimento in risorse umane e strumentali, e con qualche modifica strutturale, che non peserebbe più di quanto pesa la riconversione in covid, la struttura Ospedaliera di Gioia Tauro sarebbe in grado di gestire non soltanto i posti letto covid, così come previsti dalla delibera 245, ma anche un eventuale potenziamento dei posti letto non covid, che andrebbero a garantire il diritto alla salute, non soltanto dei cittadini residenti nell’area della costa tirrenica; non soltanto a quella schiera di migranti emarginati nel ghetto della tendopoli di San Ferdinando, ma andrebbero a garantire anche ogni eventuale urgenza emergenza che potrebbe presentarsi nelle attività quotidiane delle lavoratrici e dei lavoratori del porto di Gioia Tauro. Si sperava in tanto. Si sperava che questa pandemia potesse portare ad una rinnovata coscienza sul valore della salute come bene primario di ogni individuo, che ogni sforzo fosse speso e indirizzato verso un rinnovato concetto di benessere fisico e psichico della persona, ma, almeno qui in Calabria e nell’ASP di Reggio Calabria, continua a prevalere la logica del taglio lineare e dello smantellamento degli ospedali, pur continuando a mantenere tanti di quegli sprechi inutili più volte denunciate da questa O.S. e mai tagliate.
La Segr. Gen.le FP CIGL
Patrizia Giannotta
Il Segr. FP CGIL–Delega Sanità
Vincenzo Callea