La giostra dei “cambi di casacca”. Parte seconda “Quanno nascette Ninno a Taurianova, era notte e pareva miezo juorno”
Prefazione “I cimiteri sono pieni di persone insostituibili, che sono state tutte sostituite”
I lavori della “Tiberio Condello” sono iniziati (c’è pure il “controllore” del se avete bisogno, a disposizione), le luci a led illuminano (non proprio in tutta) la città (frazioni comprese), i rifiuti vengono raccolti (e qualche volta, ingiustamente gli operai non vengono pagati, ma non è colpa del sindaco), c’è in cantiere l’ultimazione dell’annoso palazzetto dello sport e poi ci sarebbe la trasformazione dell’auditorium del “Gemelli Careri” a cinema/teatro. E ancora, lo Staff c’è, il vicesindaco pure (ciò vale come comunicazione di servizio), la fascia nelle processioni viene ancora indossata e come canta Battiato, “aspettando l’estate all’ombra dell’ultimo sole”.
E c’è una novità: il sindaco/marchese è rientrato tra i mortali (sic!). Sarà una sensazione, forse sbagliata, ma si nota un primo cittadino diverso, meno spocchioso e più “umano”. Folgorato sulla via dell’umiltà? Oppure avrà capito che l’immortalità terrena non esiste e che i “napoleoni” non hanno mai avuto esiti positivi nella storia? Si spera, anche se, chi di speranza vive, muore…e basta!
Ma, proseguendo nei “cambi di casacca” ecco il più memorabile, ma cosa dico, il più fantasmagorico e apotropaico. Ancora oggi esiste, tiene banco e consente l’esistenza di poltrone (petti gonfi e tappeti ornati con petali di rosa). Lui, il “Numero Nove”. L’uomo dell’ubiquità, “ovunque e in ogni luogo”, da centrodestra a centrosinistra, passando per la cruna di un ago. Immortalato da una miriade di selfie come una sorta di “auto-paparazzo” dalle moltitudini celebrità “cementizie”. C’è un tombino da svuotare, arriva lui, si guasta una conduttura dell’acqua, lui c’è. Una buca da sistemare, ecco che arriva prima il selfie, e poi lui. È nei fatti l’idraulico liquido dell’Amministrazione comunale. Stiamo parlando di Nino il Moro alias Antonino Caridi. Era il 1 agosto del 2017 “faceva molto caldo. Ed era scoppiata l’afa”. Quel giorno si celebra un santo napoletano, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, tra le altre cose protettore dei moralisti. Ispiratore di melodie come “Tu scendi dalle stelle”, nata dalla versione originale scritta dal Santo, “Quanno nascette Ninno”. “Quanno nascette Ninno a Taurianova, era notte e pareva miezo juorno”.
Quel giorno in Consiglio Comunale era visibilmente commosso, era una vasca da bagno piena d’acqua, il quale dichiara che dopo “una lunga e profonda riflessione” passa con la maggioranza per evitare, “un nuovo commissariamento” perché, a detta di lui, sarebbe stato causato da “beghe e rancori personali”. Perché “Taurianova non lo merita”. Ovviamente aggiunge che “non si vergogna né permetterà a nessuno di mettere in dubbio la sua rettitudine morale”, ecco perché proprio il giorno del patrono dei moralisti. E Scionti che fa, risponde? Certamente. E cosa dice? Siccome “la città vive ormai da anni una situazione di grave difficoltà economico-amministrativa che ha bloccato, di conseguenza, tutti i processi di crescita sociale e culturale della nostra comunità (…)”. Cazzarola, già da queste prime parole, la presenza di Nino Caridi è indispensabile. Vi chiederete, finisce qui? No…purtroppo. “I Cittadini elettori hanno accordato il loro voto all’attuale Consiglio Comunale con la speranza di essere governati con continuità, trasparenza e lungimiranza”, direi la terza che hai detto, ma con quella maggioranza che i cittadini hanno votato o mi sbaglio? E non finisce qui perché lo stesso sindaco dichiara che quando fu accertata la crisi numerica della maggioranza (“e non politica”, quale sia la differenza solo lui la sa), “ha portato la questione direttamente nell’aula consiliare e non in sedi di partito o abitazioni private, come magari avvenuto in passato”. Cioè nei fatti a Caridi non gli è stato chiesto di appoggiare la maggioranza né ci sono state riunioni “fuori sede” per trovare un accordo (nooooo). Lui “scoprì” la sua missione nella maggioranza così come Newton scoprì la gravità, con una mela in testa (e che mela. Ma nel suo caso, potrebbe essere credibile in fatto di mele…). Tanto fu grossa quella mela che per compensarlo, gli furono grati “eternamente” con la delega ai “cimiteri” con il (suo) quinto assessore. E fu così che in quel civico consesso, le votazioni salirono a dieci. Era pure il tempo dei “Capelli Diversi”. Un duo di “Santi”, Caridi faceva coppia con Rocco Sposato. Quest’ultimo salvò il “culo in poltrona” alla maggioranza per ben quattro volte. Il motto era, “Tanto c’è Roccu”. Certo, si poteva andare avanti solo con “Roccu”, senza l’innesto del Moro, ma in virtù della “crescita sociale e culturale”, Caridi era quasi indispensabile, chi, se non lui? Finalmente c’è una maggioranza ben consolidata dopo la diaspora dei tre consiglieri. Tutto va ben, Madama la Marchesa? No. Decisamente no! Perché non avevano fatto i conti con lui, “Procuste”. Anche “Roccu” cadde sotto il supplizio del “letto”. Così da ridurre a nove l’attuale maggioranza che ha avuto la difficoltà votare un atto dovuto qual è la surroga un consigliere dimissionario. A breve, dopo l’avvento del commissario ad acta si “ritornerà” in nove. D’altronde è un numero che non può far altro che piacere al sindaco, perché ad esempio in Cina, a proposito di “via della seta”, ai tempi degli imperatori, era il numero dei draghi ricamati sulle loro vesti. E così fu che altro non c’è, se non altri due anni e che qualcuno da lassù ce la mandi buona e…che Teseo arrivi al più presto!
Don Chisciotte senza Mancia
(GiLar)
2. fine