Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), LUNEDì 30 DICEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

La guerra tra associazioni antiracket

La guerra tra associazioni antiracket

| Il 08, Giu 2013

Antonio Giangrande, presidente nazionale della “Associazione Contro Tutte le Mafie” da Taranto interviene nella polemica su stampa e tv sorta tra le associazioni antiracket ed antiusura brindisine e leccesi

La guerra tra associazioni antiracket

Antonio Giangrande, presidente nazionale della “Associazione Contro Tutte le Mafie” da Taranto interviene nella polemica su stampa e tv sorta tra le associazioni antiracket ed antiusura brindisine e leccesi

 

 

 

“L’efficienza delle associazioni antimafia non si misura in fase ai
finanziamenti ricevuti, alle denunce presentate, alla parte politica che li
sostiene, alla visibilità data dai media ed alla santificazione di toghe e
divise” risponde così il dr Antonio Giangrande alle dichiarazioni di Maria
Antonietta Gualtieri presidente dell’Associazione Antiracket Salento (…a
Brindisi totale assenza di denunce nonostante tante associazioni antimafia…)
ed alla piccata risposta del presidente Salvatore Incalza dell’associazione
antiracket di Francavilla Fontana associata FAI (..cerca visibilità perché
cessa il foraggiamento di Stato…).

Il Dr Antonio Giangrande, presidente nazionale della “Associazione Contro
Tutte le Mafie” da Taranto interviene nella polemica su stampa e tv sorta
tra le associazioni antiracket ed antiusura brindisine e leccesi. Una
polemica che serpeggia, però, in tutta Italia, laddove vi sono costituiti
sodalizi antimafia di contrapposti schieramenti.

«L’attività delle associazioni antiracket ed antiusura non si misura in base
alla visibilità mediatica che certe tv locali politicamente schierate danno
ad alcune di loro, finanziate da progetti di passati Ministri dell’Interno o
da sottosegretari a loro vicini e comunque di finanziamenti ricevuti perché
facenti parte del FAI o di Libera; né tantomeno in base alle denunce
presentate da questi sodalizi o dalla loro costituzione in giudizio per
interesse di qualcuno. Il tutto per fare numero e molte volte contro poveri
cristi a vantaggio di truffatori. Sempre bene attenti a non toccare i poteri
forti: tra cui le banche. La loro efficienza non si misura neanche in base
al sostegno finanziario da loro ricevuto dallo Stato o da una parte politica
regionale. Comunque c’è da dire che il grado di valore che si dà alle
associazioni antimafia non è paragonato al fatto di quanto queste siano lo
zerbino o passacarte di toghe e divise. La capacità delle associazioni è
legata alla loro competenza ed al grado di assistenza e consulenza che loro
sanno offrire: senza fare politica. Questo è il loro compito: informare ed
assistere nella stesura degli atti. Le denunce le presentano le presunte
vittime e l’applicazione della giustizia spetta alle toghe ed i contributi
li elargisce lo Stato. Qualcuno non si deve allargare!».

Va giù duro il presidente Antonio Giangrande.

« Io penso che la vittima di qualsivoglia sopraffazione e violenza non ha
bisogno di visibilità, per questo noi usiamo il web oltre che la sede fissa.
In questo modo le vittime non hanno bisogno di farsi vedere, quindi si
informano e le denunce le scaricano direttamente dal sito e le presentano
alle forze dell’ordine. Non mancano, però, le lamentele di abbandono da
parte dello Stato. E questo non bisogna tacerlo. Inoltre non siamo affiliati
a nessuno e quindi non riceviamo nulla da alcuno, né ritorno di immagine, né
copertura delle spese. D’altronde che volontariato è se poi si è
sovvenzionati e quindi diventa un lavoro. Alla stampa dico di seguire ed
aiutare tutte quelle associazioni che lavorano sul campo a rischio delle
vite dei loro componenti, senza ricevere nulla. E se proprio vogliono
riportare le polemiche, i giornalisti chiedessero a tutte queste
associazioni, che vanno per la maggiore, chi li paga e chi votano e come mai
aprono sportelli antiracket in città in cui non sono iscritte presso le
locali prefetture, così come vuole la legge, tutto a svantaggio di chi è
legalmente iscritto in loco: se ne scoprirebbero delle belle!»

Continua Antonio Giangrande.

«Additare i difetti altrui è cosa che tutti sanno fare, più improbabile è
indicare e correggere i propri.

Non abbiamo bisogno di eroi, né, tantomeno, di mistificatori con la tonaca
(toga e divisa). L’abito non fa il monaco. La legalità non va promossa solo
nella forma, ma va coltivata anche nella sostanza. E’ sbagliato ergersi
senza meriti dalla parte dei giusti. Se scrivi e dici la verità con il
coraggio che gli altri non hanno, il risultato non sarà il loro rinsavimento
ma l’essere tu additato come pazzo. Ti scontri sempre con la permalosità di
magistrati e giornalisti e la sornionità degli avvocati avvezzi solo ai loro
interessi. Categorie di saccenti che non ammettono critiche. Rappresentare
con verità storica, anche scomoda ai potenti di turno, la realtà
contemporanea, rapportandola al passato e proiettandola al futuro. Per non
reiterare vecchi errori. Perché la massa dimentica o non conosce. Questa è
sociologia storica, di cui sono massimo cultore. Conosciuto nel mondo come
autore ed editore della collana editoriale “L’Italia del Trucco, l’Italia
che siamo” pubblicata su
www.controtuttelemafie.it ed altri canali web, su Amazon in E-Book e su Lulu
in cartaceo, oltre che su Google libri. 50 saggi pertinenti questioni che
nessuno osa affrontare. Ho dei canali youtube e sono anche editore di Tele
Web Italia: la web tv di promozione del territorio italiano. Bastone e
carota. Denuncio i difetti e caldeggio i pregi italici. Perché non abbiamo
orgoglio e dignità per migliorarci e perché non sappiamo apprezzare,
tutelare e promuovere quello che abbiamo ereditato dai nostri avi. Insomma,
siamo bravi a farci del male e qualcuno deve pur essere diverso!»