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La lanterna di Diogene

La lanterna di Diogene

| Il 08, Mar 2011

La festa della donna vista dal nostro filosofo

La lanterna di Diogene

La festa della donna vista dal nostro filosofo

 

«L’uguaglianza tra le donne e gli uomini rappresenta uno dei principi fondamentali sanciti dal diritto comunitario», questi sono gli obiettivi dell’Unione Europea in materia di uguaglianza tra le donne e gli uomini con lo scopo di assicurare le pari opportunità e l’uguaglianza di trattamento. Mentre il mio amico Diderot disse che «Quando si scrive delle donne, bisogna intingere la penna nell’arcobaleno». Quindi, cercherò di affrontare questo tema molto delicato nel rispetto stesso a chi è rivolto, premettendo anche che feste come l’8 marzo non sono per nulla di mio gradimento e penso oltremodo che sono solo delle mere e goliardiche perdite di tempo. Anche perché le origini di questa festa sono molto controverse. Per far capire questo occorre fare alcuni passi indietro in quanto la cosiddetta Giornata Internazionale della Donna, è stata istitutita dall’Assemblea dell’ONU in memoria delle 129 operaie (in gran parte italiane e di origini ebraiche), morte nell’incendio della Cotton di New York o di Chicago (anche il luogo non è certo) nel 1908. Alcuni libri scrivono che fu istituita a Copenaghen nell’agosto del 1910, nel corso della conferenza Internazionale delle Donne Socialiste per ricordare l’immenso sciopero delle lavoratrici tessili di New York, appunto l’8 marzo del 1848. Ma oltre ai cenni storici ho sempre odiato il simbolo della mimosa ma non come fiore ma per le “azioni”, ossia vedere distrutti migliaia di alberi di mimosa che se non toccate darebbero un tocco di colore straordinario solo a vederle fiorire. Detto ciò, il grande contesto storico sta nella cronaca che riguarda da vicino le donne come ad esempio quando esse vengono picchiate, stuprate, vessate nel lavoro ed in alcuni paesi anche mutilate vergognosamente. Basterebbero solo questi esempi per dare un senso e capire che l’otto marzo non è una festa. Ma se invece questo otto marzo fosse un punto di partenza per dare rivalsa e dignità affrontando dei temi su cui poi rifletterci sopra dando dignità e rispetto alla donna, allora sarebbe un momento in cui potremmo costruire un pezzo di mondo e di storia. Pensate che in solo Italia sette milioni di donne subiscono violenze e tra queste due milioni dentro le mura domestiche e circa cento vengono ammazzate dal marito o dal proprio compagno. Questo è uno stato di fatto che rappresenta una drammaticità reale che vive a volte nella paura e nell’indifferenza. C’è una canzone scritta da Alda Merini che si chiama il “Il regno delle donne” in dove in alcuni passi dice « E se passa il temporale siete giunchi ed il vento vi piega ancor più forti voi delle querce e poi anche il male non può farvi del male». E partendo a volte da queste poche ma significative parole si potrebbe dare una svolta alla forza delle donne, al loro coraggio ed alla loro grande opera che ogni giorno fanno per questo mondo in cui ci mette sempre a dura prova. In questi ultimi tempi abbiamo assistito ad una grande manifestazione delle donne in piazza dal titolo simbolico “Se non ora quando?”, e credo sia stata una rivalsa italiana delle donne per dimostrare che tutto il mondo maschilista che si era attorniato ai voleri del “drago” e di quelli che utilizzano un mercimonio della donna per meri scopi sessuali animaleschi, potesse essere solo un caso isolato, ma ahimé, così non è perché la realtà è cruda ed anche “consenziente”. Ma ciò rischiava di catalogare un modello sbagliato che lasciava presupporre ad una cultura del potere e della sua ricchezza contro ogni sacrifico ed a discapito di molte donne che ogni giorno affrontano la vita con dovere, dedizione e impegno costante al pari dell’uomo. E la conquista maggiore sarà solo quando cadranno i termini di “parità”, “quote rose” ed altro ancora che dia un senso di competenza e di salvaguardia del sesso femminile. La libertà, l’uguglianza e il rispetto dei valori civili sono umani indipendentemente dal sesso, dalla posizione e dalla condizione di potere o no come anche dalla superiorità di un sesso verso un altro. E vorrei chiudere con William Shakespeare per dire che «Dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina: essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo, sono i libri, le arti, le accademie, che mostrano, contengono e nutrono il mondo».

lalanternadidiogene@approdonews.it

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