La lanterna di Diogene
Giuseppe Larosa | Il 08, Ago 2012
La sanità nella Piana, una puttana in cerca di un magnaccio
a cura di GIUSEPPE LAROSA
La lanterna di Diogene
La sanità nella Piana, una puttana in cerca di un magnaccio
a cura di Giuseppe Larosa
Sulla sanità calabrese ci sarebbero da scrivere tante di quelle cose, che tutte assieme formerebbero una collana di romanzi russi. Fare un viaggio attraverso questi “verminai” sanitari è un’impresa utile ma anche drammatica. In questi anni, con la chiusura di molti ospedali a causa di un piano emergenziale ed ora di rientro che dura almeno da venti anni, sono stati chiusi ospedali che un tempo erano il fiore all’occhiello della sanità. Uno tra tutti quello di Taurianova che ora si trova sguarnito e chiuso. Ridotto come una vecchia cattedrale frantumata e malcurata, dando l’impressione di essere di troppo in città.
Altri ospedali sono stati depredati e sconfitti della loro storia, come Oppido Mamertina, Cittanova, Gioia Tauro finanche Palmi. Ognuno con modalità diverse ma degradati delle loro funzioni senza capire che chi porta la peggio di tutto questo scempio è stata la cittadinanza, quella a cui la nostra Costituzione Italiana gli dovrebbe garantire il diritto alla salute o quantomeno un servizio per supportare questo diritto.
Osservando poi in questi giorni la diatriba inutile operata da esponenti politici con in testa il sindaco di Polistena Michele Tripodi che non si è presentato all’inaugurazione della nuova sala di rianimazione con la presenza del Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti e del direttore generale dell’Asp Rosanna Squillacioti, ma ha preferito andare a protestare perché l’otorino è stato chiuso non è una bella cosa per un sindaco, per un primo cittadino. Perché così facendo si chiude un dialogo prima ancora di aprirlo anche se i Tripodi sono stati sempre presenti e legati alla struttura polistenese ed il suo mantenimento a discapito degli altri nosocomi. Non ultima la battaglia da assessore regionale della giunta Loiero per far spostare l’ospedale unico della Piana dalla località Cannavà di Rizziconi a Palmi, il tutto per mantenere la centralità del nosocomio di Polistena. Nonostante tutto questo fosse stato votato a larga maggioranza nel lontano 3 ottobre 2007 dalla conferenza dei sindaci della Piana con 22 Sindaci favorevoli su 26! Il sito di Cannavè era e resta ancora un sito strategico per tutta la Piana che diavolo c’azzecca spostarlo a Palmi? Forse la politica e le sue influenze contano più della condizione di salute e di comodità logistiche dei cittadini? I sindaci, ognuno nel proprio territorio svolge una ruolo fondamentale ed è quello che dovrebbe, in teoria, tutelare i cittadini ed allora perché non si è tenuto conto di quella conferenza del 2007? Si potrebbe sempre ritornare indietro, un passo dato che nulla di certo e costruito ancora sia stato realizzato, cambiare si può. E mi auguro che il governatore Scopelliti lo faccia questo passo indietro smentendo quanto Loiero, sicuramente per pressing della sua stessa maggioranza e per non far venire meno i numeri in consiglio che lo sostenevano ha ceduto a questa “scelta”.
Intanto però tutto si sta smantellando, ancora non riesco a capire cosa sia accaduto a Taurianova, centro importante della Piana (molto più di Polistena), sulla questione nosocomio. Già nel 1994 si era protestato occupando il consiglio comunale contro quella chiusura ma intanto, si dice, che il sindaco di allora aveva già svenduto l’ospedale a favore di Polistena, quel sindaco si chiamava Emilio Argiroffi. E non si capisce come mai quella svendita non sia stata in seguito rivalutata, debbo asserire che in questo triste paese ci sono stati (e ci sono ancora) politici senza sostanza e mezze calzette senza peso né voce in capitolo che non fanno testo? In questo paese solo di mafia si deve parlare ovvero, si apre la bocca solo per parlare di mafia, è questo il peso politico che lei ha on. Angela Napoli? Forse ha ragione il mio compagno mattiniero, l’australiano in braghe corte, «Qui da quando è morto Ciccio Macrì nessuno ha avuto le palle di tutelare Taurianova e tutti dopo la sua sventura gli hanno voltato le spalle – ed ancora – e sono quelli che lui ha sistemato tra infermieri, medici e impiegati amministrativi nonché ausiliari poi divenuti “dirigenti da passeggio”». Mah…meglio fermarsi….
Osservando la storia anzi, la cronaca quotidiana mi viene in mente la frase di un famoso libro di Nicolas de Chamfort «A vedere il modo in cui i malati sono trattati negli ospedali, si direbbe che gli uomini abbiano inventato questi tristi asili non per curare gli ammalati ma per sottrarli agli occhi delle persone felici, delle quali quegli sventurati turberebbero le gioie», sì è proprio così. Sono stato, purtroppo, testimone diretto per via di tragiche vicissitudini familiari di questi “trattamenti” ed ho constatato che la dignità ed il decoro dell’uomo e della sua malattia, a volte perdono di consistenza perché trovi operatori sanitari come medici, infermieri e semplici “ausiliari” da strapazzo (che si credono primari), che non hanno il benché minimo rispetto della condizione che un povero ammalato attraversa in quei momenti e del dramma che i familiari insieme a lui vengono coinvolti. Ho capito che se non conosci qualcuno sei trattato da merda, ecco, questo non è capitato a me, ma è accaduto ai tanti poveretti di spirito e di conoscenza incappato in questi tristi labirinti fatti da poveretti in camice bianco.
Questo per dire che non è solo la chiusura di un nosocomio a destare preoccupazione ma anche la qualità di chi opera in quella struttura, e quindi, tanto vale chiuderla per non fare danni seri ed irreversibili.
Non sto qui a raccontare le tante storie raccolte, sarebbe come “sparare sulla croce rossa”, cribbio! Questa mi è venuta inconsapevolmente e non premeditata. Potrei parlare di operazioni chirurgiche da barzelletta in cui chi è stato sotto i ferri (e fortunatamente uscito vivo) assiste in anestesia locale episodi tra i due chirurgi come in un film di Totò e Peppino per un semplice inserimento di un tubo drenante, un’operazione da 20 minuti durare più di quattro ore. O magari far rischiare di morire una povera donna, disabile ed ammalata per un catetere occluso quando bastava semplicemente toglierlo (sic), oltre a far fronte all’arroganza di medici che invece di chiedere scusa se la menavano a vicenda, e la lista sarebbe lunghissima. Ed allora mi chiedo, quanto potrà andare avanti questa storia, visto che di morti ed altro ancora ce ne sono stati a iosa?
Sarebbe bello dirla come Arthur Schopenhauer ossia che «La salute supera tutti gli altri beni esterni, a tal punto, che davvero un mendicante sano è più felice di un re ammalato».
lalanternadidiogene@approdonews.it