La lanterna di Diogene
Giuseppe Larosa | Il 10, Ott 2012
Reggio Calabria contigua con la mafia: è l’inzio della fine oppure un reale “dissesto” finanziario?
a cura di GIUSEPPE LAROSA
La lanterna di Diogene
Reggio Calabria contigua con la mafia: è l’inzio della fine oppure un reale “dissesto” finanziario?
a cura di Giuseppe Larosa
Chi aspettava trepidante la fine di Peppe Scopelliti è rimasto deluso. Forse sarà rimandata, ma per ora, alla luce delle motivazioni, che hanno portato lo scioglimento per mafia del Comune di Reggio Calabria il Ministro Anna Maria Cancellieri, precisa che lo scioglimento riguarda “solo questa amministrazione, non quella precedente”. È stato sciolto Arena e non Scopelliti.
Per ora gli “avvoltoi” politici e di certa Stampa si debbono accontentare di qualche pezzo di carogna da gustare, perché quello di Scopelliti sembra essere “carne rara”, almeno per i suoi avversari e nemici.
Ed è desolante quanto imbarazzante leggere sul web, esponenti politici nazionali, giornalisti (dell’antimafia a gettone) e semplici cittadini già dalle prime ore del pomeriggio appena saputa la notizia che il Consiglio dei Ministri avrebbe trattato la questione Reggio Calabria, sbraitare euforicamente, come assatanati in cerca della preda da cacciare, un tifo (schifoso) che inneggiava allo scioglimento, senza se senza ma. Alla faccia della democrazia, della libertà e soprattutto del buon senso. Che poi, osservandoli bene sono i soliti noti, politici che prima stavano a braccetto con l’attuale Governatore ed ora sono nemici e parlano per rivalsa politica, giornalisti che hanno costruito giornali appositamente per andare contro di lui perché nei loro giornali di origine erano stati cacciati senza onore né gloria…..questa è la Calabria (dei forcaioli).
Il Comune di Reggio Calabria è stato sciolto «per contiguità con alcuni che possono portare a contiguità – ed ancora – E’ un atto preventivo e non sanzionatorio», è stato un “atto di rispetto per la città”, dice ancora la Cancellieri e che non è “uno scioglimento per dissesto”.
Sono parole che fanno molto riflettere sulla questione Reggio, ma che lasciano degli spazi sulla interpretazione delle stesse, sia per i modi che per i motivi. È sicuramente una cattiva notizia per la città che compromette gli equilibri di una corretta vita democratica, ma allo stesso tempo, è una condizione di instabilità sociale. La città “non ha infiltrazioni mafiose” ma è “contigua”, viene sciolto Demetrio Arena che ha amministrato la città per 17 mesi di cui 9 mesi li ha trascorsi in compagnia della commissione di accesso. Cosa sarà mai successo in questi 8 mesi nei quali Arena è stato da solo con la sua Amministrazione? C’è stata una trasformazione plateale. Negli anni antecedenti Arena con Scopelliti (Sindaco), c’era una trasparenza ed efficienza amministrativa e poi, in 8 mesi di amministrazione Arena, un Comune dominato dalle consorterie mafiose? La cosa puzza e non poco.
Certamente, questo gesto estremo attuato dal Governo è stato molto sofferto, penso che le lungaggini per le decisioni erano perché, forse, si voleva evitare il commissariamento, ma così non è stato. È stata invece una sconfitta di tutti, della città e dei reggini che adesso si trovano ad affrontare una realtà diversa dal normale, con dei commissari prefettizi a gestire una macchina amministrativa malata, pressata da molti debiti e da un buco di oltre 170 milioni di euro. Non vorrei pensar male, ma lo scioglimento potrebbe essere anche dovuto per evitare di dichiarare il dissesto finanziario e magari “far respirare” la città di Reggio Calabria insieme alle intenzioni del Governo di aiutare una ricrescita, magari con elargizioni di fondi pubblici, chissà!
La città con questo provvedimento e con le sue condizioni amministrative ha toccato il fondo, deve solo cercare la spinta adeguata per rialzarsi. Ma come? Solo i cittadini hanno questa capacità e la situazione in mano, nessun altro. I partiti politici sono tutti sfarinati, distrutti e nessun politico reggino è in grado di dare credibilità alla politica stessa. Sono residui bellici in cerca d’autore che ripetono sempre le stesse cose e sempre allo stesso modo rompono le scatole. E la gente non li ascolta più. Perché non sanno parlare, usano un linguaggio oramai antiquato ed in netto disuso. Ma lo si è visto anche nei momenti antecedenti la notizia dello scioglimento, sembravano cani affamati in attesa del boccone per sfamarsi. Utilizzando parole inutili e spesso ipocrite, come se con questo scioglimento qualcuno vorrebbe ritrovare una sorta di verginità perduta, da sinistra a destra non tralasciando il centro (che è la parte più ipocrita).
Aldo Varano nel suo interessante pezzo scrive, e che riporto fedelmente, « Si cominci senza retorica e senza enfasi intanto a dirci tra noi la verità, quella che serve per capire e non per distruggere l’altro. Si prenda atto, con umiltà da parte di tutti, di come stanno veramente le cose. A Reggio la ricreazione è finita. Per tutti». Riusciranno a capirlo nel nome della verità?
lalanternadidiogene@approdonews.it