La lanterna di Diogene
Giuseppe Larosa | Il 29, Nov 2012
Quando la Destra se ne va….e la Napoli pure
a cura di GIUSEPPE LAROSA
La lanterna di Diogene
Quando la Destra se ne va….e la Napoli pure
a cura di Giuseppe Larosa
Quando Morales scrisse a metà del seicento quel suo straordinario Oracolo manuale e arte della prudenza dicendo che «È regola dell’uomo avveduto abbandonare le cose che lo abbandonano; cioè, non aspettare di essere un astro al tramonto», sicuramente non si riferiva alla diaspora accaduta in questi giorni in “Futuro e Libertà per l’Italia”, né sicuramente sapeva del “tramonto” dell’on. Angela Napoli così come della sua decisione di abbandonare un partito che era nato con altri presupposti. Doveva essere la nuova Destra. Ma di Destra ne aveva ben poco, perché quel partito era nato solo per gli interessi personali del suo leader Gianfranco Fini, a cui gli era stata sbattuta la porta in faccia da Berlusconi e di conseguenza dal PdL. Entrambi con una parola in comune, “Libertà”, usata ed abusata solo per meri scopi di potere propagandistici e di facciata.
In Italia quel che rimane della Destra sono solo sporadiche molliche, personaggi in cerca d’autore e folli megalomani con “nostalgie” da manicomio criminale.
Nei fatti la situazione politica italiana è molto complessa e non tutti hanno la possibilità di essere riconfermati nella prossima tornata elettorale politica, e non è un’eresia se dico che Angela Napoli sia una di queste, dopo 18 anni di Parlamento, è fisiologico un ricambio ma soprattutto necessario. Ma l’on. Napoli paladina dell’antimafia, da sempre vicina a Gianfranco Fini si è dimessa dagli incarichi di partito, ed ha portato con se alcuni sostenitori e militanti, non è che fossero tanti, così come non erano nemmeno tanti i consensi che in quelle poche tornate elettorali cui hanno partecipato hanno prodotto. Lei ha dichiarato che si è dimessa perché ha visto “sbriciolarsi tutti i principi su cui si è fondata la nascita di Futuro e libertà”. Quali “principi”? I fatti sono che l’uomo forte di Fini, Italo Bocchino ha prevalso sulla “meno forte” Angela Napoli. Ed alla fine i fatti sono pure che quel progetto politico nato a Bastia Umbra, è fallito!
Quando era nata Fli doveva distinguersi da quelli che erano i militanti del PdL, dai Casentino, dai Fiorito, dalla Minetti, dai Dell’Utri, e da tanti, ma tanti altri ancora. Ma Fini doveva distinguersi anche dalle “capriole” di questi anni che Berlusconi ci ha dato ampia dimostrazione, e come? Certamente con le dimissioni annunciate e mai attuate da Presidente della Camera con tanto di annuncio pubblico televisivo se lui fosse stato in qualche modo coinvolto nell’affaire “Montecarlo” della casa del cognato.
In una Paese dove l’antipolitica prevale sulla politica stessa che a sua volta è stata “commissariata” da un governo tecnico, quindi incapace di produrre una classe dirigente, le diaspore sono degli incidenti di percorso che poco incidono nei fatti sulla vita politica italiana. Anche perché in concreto, a fuggire sono stati solo chi in un certo qual modo non aveva granchè di speranze ad essere confermato parlamentare nella prossima legislatura e chi è rimasto si è arrampicato su quei muri che tempo fa avevano criticato duramente. Vedi Bocchino ed il feeling con Scopelliti oppure Fabio Granata che è anche vicepresidente della commissione Antimafia flirtare con Alfano.
In Calabria invece si alternano “decorosi silenzi” e “diffide” per non abusare di un coordinamento regionale che nei fatti non esiste più, a detta della Napoli. Ed infine, tutti a casa, delusi e scontenti.
Angela Napoli in Calabria non ha mai voluto scendere a patti con nessuno, e quel nessuno si chiama Scopelliti, specie dopo quel debito lasciato al Comune di Reggio Calabria ed il conseguente scioglimento per mafia del suo successore e amico “fidato” Arena.
A Taurianova suo paese di origine non è che abbia mai avuto consensi particolari se non il seguito di pochi intimi. È stata alleata per tanti anni con un sindaco che lei adesso quasi lo definisce un “male assoluto” per la città. E non ha legato nemmeno con l’attuale di sindaco, perché questi sciolto per mafia, ed una paladina dell’antimafia non può permettersi di dialogare con chi è stato inserito in una commissione di accesso antimafia e poi sciolto seppur eletto nuovamente. Ma una soluzione a tutto questo ci sarebbe, visto e considerato che difficilmente siederà sugli scranni parlamentari della prossima legislatura (salvo miracoli dell’ultima ora e per chi crede ai miracoli), potrebbe essere (o ambire) finalmente, perché libera da impegni, a diventare Sindaco di Taurianova nella prossima tornata elettorale e iniziare già a lavorare per questo obiettivo fin da subito. Meglio che niente!