La lanterna di Diogene
Giuseppe Larosa | Il 16, Ott 2013
Amnistia ed Indulto. Due facce della stessa medaglia (penosa)
a cura di GIUSEPPE LAROSA
La lanterna di Diogene
Amnistia ed Indulto. Due facce della stessa medaglia (penosa)
a cura di Giuseppe Larosa
Ci sono dei dati che fanno rabbrividire ogni concetto di condizione umana e di rispetto per l’individuo. E questi sono i numeri dei detenuti che affollano le carceri italiane. Si parla di circa, gli ultimi dati, 65.701 detenuti nei 206 istituti, che hanno una capienza regolamentare di 46.995.
Il Capo dello Stato ha indicato due rimedi per cercare di porre una soluzione fattibile alla questione, e tali soluzioni sono stati indicati nell’Indulto e nell’Amnistia. Sono dei provvedimenti di clemenza previsti dall’ordinamento giudiziario che insieme alla grazia: quest’ultima concessa dal Capo dello Stato, sono deliberato dal Parlamento con una maggioranza qualificata.
Ma cosa sono nei fatti, indulto ed aministia? L’Indulto è previsto dall’art. 174 del codice penale ed è una sorta di condono della pena sia in tutto che in parte, ed a volte trasformandola anche in un’altra pena stabilita dalla legge. da considerare che, non estingue le pene accessorie. L’amnistia invece estingue il reato, ed è previsto sempre dal c. p. all’art. 151. e non solo il reato, ma anche le pene accessorie.
Sia l’amnistia che l’indulto sono concesso con legge deliberata dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera.
La Corte Europea dei diritti dell’Uomo ha giudicato le condizioni dei detenuti una violazione degli standard minimi di vivibilità che determina una situazione di vita degradante.
Adesso quello che occorre capire è, quali reati entreranno a far parte di questi due strumenti, o se magari sia un’altra inutile e dannosa legge come quella dell’indulto nel 2006 voluto dall’allora ministro della giustizia, Clemente Mastella. Anche all’epoca ce lo chiedeva l’Europa ed anche allora eravamo in uno stato di emergenza che ad oggi rimane intatto. Nulla è cambiato perché molti dei criminali liberati da quella legge del 2006 sono rientrati nuovamente nelle patrie galere, con altrettanti (o diversi reati) per cui gli è costata la prigione prima dell’indulto. L’amnistia per le “bagattelle” serve a ben poco. Perché sono pochi i detenuti per reati minori in Italia. E l’indulto di tre anni non è una soluzione ideale, è “criminogena”.
Nei fatti, conti alla mano e dichiarazioni molto contrastanti fanno capire che la maggioranza dei due terzi in Parlamento non c’è. Quindi, non si capisce quali siano le mosse e gli indirizzi da seguire e chi, visto che come affermato dalla Cancellieri, non entreranno tra questi rimedi, i reati finanziari. E quindi, chi beneficerà di tutto questo? Certamente no, quelle migliaia di persone che sono rinchiuse dentro un carcere in attesa di giudizio. Sicuramente non chi è stato condannato per reati mafiosi e certamente chi per reati contro la persone ed i bambini, vedi i pedofili, i maniaci e altra gente di mente malata affine a questi.
E siamo sicuri che l’Italia abbia bisogno di questi gesta di pietà che non hanno fatto altro che essere controproducenti, in quanto non eseguiti dietro un concreto concetto di rieducazione per affrontare la vita quotidiano al di fuori dalle sbarre? Cosa faranno i “ladri di galline” che una volta usciranno dal carcere perché beneficiati? In un mondo che tende a fatica ad accettare anche le persone oneste e che allo stesso tempo si registra un’ondata delinquenziale, che molte volte dei casi è causata anche dalla disperazione e dalla fame, oltre alla naturale indole a delinquere? Una volta “graziati” questi detenuti, uscite fuori dal carcere, quale mondo li accoglierà e quali criteri di rieducazione sono stati fatti nei confronti di queste persone che la vita gli ha imposto, insieme ad un loro destino sfigato, quello di essere dei criminali sia di bassa che di alto profilo.
In questi mesi si sono raccolte le firme che i Radicali hanno promosso, per una riforma seria della Giustizia ed addirittura per l’abrogazione della pena dell’ergastolo. Temi interessanti che seppur da condizioni garantiste, vanno prese con le dovute cautele e con rimedi programmatici che diano una spinta che sia coadiuvata dal rispetto della persona e dei suoi diritti, ergastolani compresi.
La palla è i gioco, la partita è iniziata nessuno è in grado di giocarla, perché l’unico gioco in possesso è quello di buttare gli effetti delle loro incapacità politiche su un qualcosa che ci impone, da sempre, l’Europa.