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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 29 DICEMBRE 2024

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La lanterna di Diogene

La lanterna di Diogene

| Il 29, Gen 2014

E se Antonio Marziale si fosse sbagliato, a proposito del suo appello ai mafiosi?

a cura di GIUSEPPE LAROSA

La lanterna di Diogene

E se Antonio Marziale si fosse sbagliato, a proposito del suo appello ai mafiosi?

 

a cura di Giuseppe Larosa

 

Aprendo le pagine di questo giornale, leggo un titolo che a primo acchito mi lascia perplesso con un abito di stupore addosso, cui non voglio, anzi mi rifiuto anche a credere, pur leggendolo varie volte: “La mafia consegni i responsabili allo Stato”. Aprendo poi il pezzo, sempre con l’incredulità e l’ingenuità di un bambino, leggo, “Chiedo ai mafiosi calabresi di consegnare allo Stato italiano chi ha ucciso Cocò”. Allora ho letto bene? L’amico Antonio Marziale, cui la mia stima è in discussione, è “scivolato” anche lui nella condizione patologica che molti in questi tempi stanno cadendo, nel revisionismo storico di rivalutazione degli eventi. In questo caso, la mafia svolge una funzione di democratizzazione e di legalità dei suoi stessi orribili ed efferati omicidi.
Ho seguito in silenzio la vicenda del povero bambino di tre anni ucciso e poi dato alle fiamme da persone che tutto possono essere definite, se non bestie, anzi, per dirla tutta credo che le bestie non arriverebbero a così tanta barbarie.
Appellarsi alla mafia per la consegna degli autori di un crimine, è la prima volta che lo sento. Ne ho sentite di tutti i colori, come quelle di un ministro della Repubblica, alcuni anni fa dire, “che con la mafia bisogna convivere”, o assistendo “passivamente” alla vergogna di alcune trasmissione televisive in cui un boss come Carmine Schiavone viene considerato quasi come un intellettuale da salotto da alcuni conduttori televisivi, e che nella sua azione di “moralizzatore”, sciorina una serie di omicidi da egli stesso eseguiti, centinaia, per ripristinare una sorta di codice d’onore della mafia. Come per dire che c’è una mafia buona ed una cattiva. E tanta gente, vergognosamente (più della trasmissione stessa) che lo segue con costante attenzione.
È un paese che pian piano sta impazzendo, e lo fa silenziosamente aiutato dall’indifferenza dei cittadini.
Leonardo Sciascia disse che «La sicurezza del potere si fonda sull’insicurezza dei cittadini», e questa insicurezza si accentua sempre più, quando chi dovrebbe prenderne le distanze, noi tutti, si appella a quel potere mafioso, quella “montagna di merda” per appellarsi affinché faccia un’azione buona e degna del buon samaritano, consegnare delle bestie assassine allo Stato. Aggiungo, magari non mi sorprenderebbe se qualcun altro facesse un’altra uscita pubblica e proponesse un protocollo di intese tra lo Stato e la Mafia.
Abbiamo assistito a molti misteri su questo binomio, e lo abbiamo fatto con la preoccupazione del caso, per questo potere che si era insediato in questo patto criminale ai tempi della stagione delle stragi. Quando caddero i giudici Falcone e Borsellino. Ed abbiamo assistito ad una serie di insabbiamenti, di condizioni fuori le righe di pezzi importanti dello Stato che si sono seduti con potenti boss mafiosi, che invece di rinchiuderli per sempre dentro una cella, si accomodavano nei loro salotti per trattare gli affari e le condizioni di Stato.
Io penso che Antonio Marziale, questa volta si sia fatto prendere dalla foga del momento, sono sicuro che, conoscendolo, avrà sbagliato modo di scrivere, o forse ho sbagliato io ad interpretare le sue parole. Spero a questo punto, di essermi sbagliato io e non lui. Sono sicuro che Marziale, correggerà il suo tiro e lo farà con dovizia di particolari e di certezza del bisogno della verità. Senza alcuna ingenuità del caso e senza remore alcuna, quando si rivolgerà alla mafia, trattandola come essa merita, come una “montagna di merda”. E la merda si sa, va rimossa non “trattata”, perché se si tratta con essa, puzza ancor di più.
A volte caro Antonio si è talmente profondi e passionali nelle proprie cose che ci ritroviamo così come lo stesso Sciascia una volta ci disse «che non si vede più niente. A forza di andare in profondità, si è sprofondati. Soltanto l’intelligenza, l’intelligenza che è anche “leggerezza”, che sa essere “leggera”, può sperare di risalire alla superficialità, alla banalità». Con affetto….e senza polemica.

lalanternadidiogene@approdonews.it