La lanterna di Diogene
Giuseppe Larosa | Il 03, Feb 2011
Tra storie di altri tempi ma sempre attuali, tra illusioni e allusioni, tra vero e falso, inganno e verità, un viaggiatore errante alla ricerca del vero”uomo”
La lanterna di Diogene
Tra storie di altri tempi ma sempre attuali, tra illusioni e allusioni, tra vero e falso, inganno e verità, un viaggiatore errante alla ricerca del vero”uomo”
Potrei iniziare con frasi del genere «Narrami, o Musa, dell’eroe multiforme, che tanto vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia.», oppure della saga dei Nibelunghi e le avventure di Sigfrido, invece mi limito ad iniziare questo “viaggio di scoperta” con un oggetto tanto caro a Diogene di Sinope detto il Cinico. Una lanterna. Così rischiando di apparire impopolare, megalomane o semplicemente pazzo? Ed invece no (almeno così si spera). E lo faccio ponendo in essere come icona, una raffigurazione di Diogene il Cinico dipinto da Wilhelm Tischbein che ci accompagnerà in questo (spero) lungo viaggio. E come Diogene, proviamo a cercare “l’uomo” ossia, quell’uomo che in maniera integerrima, conservi una virtù che sia la più difficile da trovare sulla terra. Ma allo stesso tempo vivere questi momenti con semplicità, istintività e saggezza e vivere quotidianamente da osservatori con il lanternino. Fatta questa premessa, si riporta tale condizione ai giorni nostri, alla nostra politica nazionale. Dalle beghe e dalle condizioni della politica regionale senza tralasciare qualche contesto, cosiddetto “locale” che merita un punto fermo di riflessione. Ed proprio a questi che principalmente volgiamo le attenzioni agli uomini che spesso ingannano e molto spesso vengono ingannati in tutte le forme ed i colori. Ma, a differenza del Diogene originale si vuole principalmente far capire che ogni saggezza come anche le istintività del dialogo e le cose felici molte volte possono appartenere alla società in cui viviamo. Mentre si cercherà di essere cinici solo ai fini della ricerca della verità. Si potrebbe parlare ad esempio, del governo nazionale che trovandosi un premier isolato e retto dai Scilipoti di turno, dalle pressioni della procura di Milano e da tanti contesti che lo ridicolizzano agli occhi di tutti. Un premier che non riesce altro che a pensare (oltre al suo harem principalmente) a come uscire da uno stallo giudiziario conseguente delle sue azioni ed in cui è andato a sbattere (volontariamente aggiungo senza un benché minimo sforzo). Oppure riversando come in una proprietà transitiva, a ciò che accadrebbe a livello regionale e quali ripercussioni questa situazione di stallo, come quella attuale in cui ricatti, ricattatori, concussi e corruttori aleggiano nelle aree del paese. Oppure dei tanti “mafiosi” o “figli di” che imperano nella nostra società, per finire ai soliti noti come alle tante inchieste giudiziarie in cui la verità tarda sempre ad arrivare oppure non arriva mai. O magari cercando di capire i tanti onorevoli, anzi, qualche onorevole, anzi un onorevole che se fosse per lei si scioglierebbero anche le amministrazioni di condominio infiltrare chissà da chi e da cosa, semmai da qualche perdita di acqua nel vano scala. I tanti dubbi e le condizioni della governabilità di questa regione alla luce di alcune informative di polizia giudiziaria e di qualche arresto clamoroso, quale sembra che tutti sapessero ma nessuno parlasse fino a che il fatto non fu. E magari anche ripartire dai tanti interrogativi senza risposta come dei tanti volti vecchi con il vestito nuovo della politica a tutti i livelli raggiungibili dalle nostre menti passando attraverso i tanti lacchè che insieme agli altrettanti coglioni circolanti in giro, sono portatori sani e non. Quest’ultimo era un, grande progetto abbandonato persino dal generale De Gaulle in cui lo definì ambizioso nel poterli distruggere tutti. E magari anzi, soprattutto citando come postilla principale l’articolo 54 della Costituzione italiana ove recita che «Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge». Con una nota: rileggere molte volte per non dimenticarlo! In maniera tale che si cerca in qualche modo di prevenire una vita vissuta in modo artificiale e ipocrita insieme alla ricerca della verità (quella vera). Ecco, sono questi i presupposti di un viaggio alla ricerca della verità dell’uomo come condizione di saggezza e verità, anzi con la “presunzione” di entrambe le condizioni. E scomodando Marcel Proust, far capire che «Il solo vero viaggio, il solo bagno di giovinezza, non sarebbe quello di andare verso nuovi paesaggi, ma di avere occhi diversi, di vedere l’universo con gli occhi di un altro, di cento altri, di vedere i cento universi che ciascuno di essi vede, che ciascuno di essi è». Inizia il viaggio di ricerca: a presto!
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