La lanterna di Diogene
Giuseppe Larosa | Il 29, Ago 2011
Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono. Peppe Rigoli: perchè questo atto intimidatorio?
La lanterna di Diogene
Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono. Peppe Rigoli: perchè questo atto intimidatorio?
Chi e perché ha interesse ad inviare una busta con quattro proiettili al consigliere Peppe Rigoli? Qual’è il reale motivo di questa intimidazione così becera e vile che ci fa tornare indietro negli anni, facendoci rivivere un clima mafioso, delinquenziale ma soprattutto pieno di paure?
Giuseppe Rigoli è un consigliere di minoranza e faceva parte come candidato a sindaco dello schieramento che alle ultime elezioni perse il ballottaggio contro Domenico Romeo. C’entra qualcosa con questo atto intimidatorio oppure è solo una questione non politica-amministrativa? Lo stesso Rigoli parla di “clima di odio”, affermando che tale minaccia è da ricondursi alle beghe politiche, che lo stesso ha sempre puntualmente rimarcato sin dai tempi della campagna elettorale, durante la quale è stato protagonista di una serie di battibecchi pubblici, non ultimo quello durante la festa del Partito Democratico con il sindaco Romeo. Ma tutto faceva parte di un copione “ordinario” e di una normale diatriba tra vincitore e vinto; si sa, dopo le sconfitte ci sono i momenti di stasi e di riflessione che possono anche culminare nella delusione, così come nella rabbia, ma, come tutte le cose passano. Dandosi appuntamento alla prossima tornata elettorale. Così funziona in politica, così funziona in democrazia.
In un discorso da presidente della Repubblica, Luigi Einaudi disse «Giustizia non esiste là dove non vi è libertà», quello che si chiede è la giustizia e la libertà di poter svolgere il proprio ruolo assegnato dai cittadini elettori, ma allo stesso tempo il diritto di vivere in un clima pacifico e di confronto.
Atti intimidatori in questo paese nei confronti di amministratori si sono verificati nel corso del primo mandato di Domenico Romeo, quando a farne le spese sono stati oltre allo stesso sindaco, con l’uccisione di un cavallo, seguiti da un danneggiamento della propria vettura a colpi d’arma da fuoco, così come anche altri amministratori dell’epoca subirono degli attentati che poi portarono all’insediamento della commissione d’accesso da parte del prefetto ed il conseguente scioglimento per infiltrazioni mafiose. E parliamo appena di tre anni fa. Adesso si ripete la storia, si inizia con dei proiettili e chissà dove si arriverà e se si fermerà tale fenomeno.
Allora il Tar della Calabria rigettando il ricorso presentato da alcuni consiglieri contro lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del consiglio comunale, giustificò l’accesso della commissione prefettizia come “constatazione di un livello di aggressione superiore alla capacità (…) di farvi fronte”. Questa frase dovrebbe far riflettere se non si vuole andare incontro all’estrema necessità di riportare nuovamente un paese commissariato, sarebbe questa volta un’onta indefinibile con ripercussioni molto gravi sullo stato sociale di una comunità.
Sicuramente in questi giorni ci sarà il solito rituale degli attestati di solidarietà, le pacche sulle spalle, i commenti continui che alla fine lasciano sempre il tempo che trovano. Ci sarà l’ondata delle emozioni del momento come anche la foga di andare avanti con il consueto e oramai incitamento da protocollo per dare coraggio alla vittima, in questo caso Rigoli, e chiedo, visti i precedenti, chi sarà il prossimo?
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