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TAURIANOVA (RC), SABATO 30 NOVEMBRE 2024

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La lunghezza del pene Il dott. Amuso analizza le fobie sessuali maschili

La lunghezza del pene Il dott. Amuso analizza le fobie sessuali maschili
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Parliamo di alcuni argomenti, che interessano prevalentemente il sesso maschile ma che anche quello femminile dovrebbe conoscere.

La lunghezza del pene, l’ansia da prestazione e le fobie sessuali maschili.

Se leggessimo il Kamasutra, che non è un testo di posizione erotiche acrobatiche, ma un insieme di insegnamenti molto completo e con grande cognizione di causa, dice:

l’uomo e la donna sono divisi ciascuno in tre gruppi in base alle loro dimensioni.

L’uomo può essere:

coniglio (lunghezza del pene piccola); toro (lunghezza del pene media); stallone (lunghezza del pene lunga).

A sua volta la donna può essere:

cerva (ampiezza della vagina stretta); giumenta (ampiezza della vagina normale); elefantessa (ampiezza della vagina larga).

Viene poi suggerito che, per avere un rapporto sessuale soddisfacente per entrambi, sarebbe meglio che la combinazione uomo-donna sia appropriata, ossia coniglio/cerva, toro/giumenta e stallone/elefantessa.

A parte queste considerazioni didattiche per i saggi indiani, molti sono i dilemmi sulla lunghezza del pene che affliggono la maggior parte degli uomini che basano la loro attrazione sessuale e virilità solo sulle dimensioni.

Il lavoro scientifico, appena pubblicato sul British Journal of Urology International, da molte risposte al dimorfismo maschile sulla lunghezza del proprio pene e quindi, dati analizzati dagli autori della ricerca, del King’s College London, sono stati estratti da 17 diversi studi scientifici su misurazioni delle dimensioni del pene effettuate da operatori professionisti (quasi sempre andrologi).

Per standardizzare le informazioni raccolte, gli scienziati hanno messo a punto un nomogramma, cioè un grafico in cui è riportata la dimensione dell’organo (flaccido, in stretching e in erezione) in funzione del percentile di appartenenza. Quest’analisi ha permesso ai ricercatori, guidati da David Veale, coordinatore dell’équipe, di calcolare la distribuzione delle dimensioni del pene per tutto il genere maschile.

Ne è venuto fuori che gli uomini sono, almeno dentro i pantaloni, molto più normali di quanto  temano.

Lo studioso Veale spiega,  che il sesso maschile tende a sottostimarsi o sovrastimarsi”. Gli outsider sono, in realtà, estremamente rari. Un pene in erezione lungo 16 centimetri, per esempio, cade nel 95° percentile, il che vuol dire che solo cinque uomini su cento avranno un organo di dimensione maggiore. Lo stesso discorso, ma all’inverso, vale per organi di dimensione inferiore a 10 centimetri.

Lo studio, tra l’altro, ha permesso di sfatare una volta per tutte diversi luoghi comuni estremamente diffusi sia tra gli uomini sia tra le donne: non è emersa alcuna correlazione, per esempio, tra dimensioni del pene e altre caratteristiche fisiche (altezza, indice di massa corporea, dimensione dei piedi). Sorprendentemente, lo studio non ha evidenziato neanche collegamenti con il gruppo etnico di appartenenza, anche se su questo punto Veale specifica che la maggior parte dei dati analizzati erano relativi a uomini di razza caucasica, in parole povere le persone di colore non sono più dotati rispetto le persone di razza caucasica cioè bianchi.

Comunque la misura del pene, prima di prendere un righello e misurare l’organo va fatta, dall’osso pubico e si termina sul glande, alla fine del pene, comprimendo l’eventuale grasso addominale che sporge in avanti. La circonferenza, invece, può essere misurata indifferentemente alla base o alla metà dell’organo.

Ora correte pure a misurarvi, se proprio non riuscite a farne a meno.

Le misure standard espresse dallo studio sono: 13,12 centimetri di lunghezza e 11,66 centimetri di circonferenza in erezione. E 9,16 centimetri di lunghezza e 9,31 centimetri di circonferenza a riposo.

L’ansia da prestazione, sta sempre più facendo sentire i suoi effetti negli uomini di tutte le età.

Infatti mentre fino a qualche decennio fa l’ansia da prestazione era una fenomeno limitato e che colpiva principalmente i giovani alle prime esperienze, oggi questo problema è sentito anche in età adulta.

A cosa è dovuto tutto ciò? Siamo continuamente bombardati dalla televisione da falsi segnali che riguardano la vita di coppia e la vita sessuale. Nei film si vedono sempre coppie che hanno una intesa sessuale fantastica, dove la donna raggiunge sempre l’orgasmo in pochi minuti e dove l’uomo è sempre pronto a fare sesso in ogni condizione. Sembra che i classici problemi che, prima o poi, incorriamo tutti quanti come l’eiaculazione precoce o dubbi sulle dimensioni del pene, nel fantastico mondo televisivo proprio non esistano.

È normale che un uomo, anche a causa dello stress continuo della vita di tutti i giorni che non gli permette di pensare a se stesso e a conoscersi meglio, alla lunga si senta inadeguato al mondo che continua a girare intorno a lui e viene invaso dall’ansia da prestazione.

Comunque alla base di tutto sta il fatto che c’è fondamentalmente una bassa autostima e una scarsa fiducia in se stessi. Siamo così preoccupati di non essere all’altezza della situazione, abbiamo così tanta paura di non durare abbastanza e siamo troppo focalizzati sul punto di arrivo, che alla fine qualcosa in noi non funziona ed accade proprio quello che non volevamo.

Oppure pensiamo che il nostro oggetto del desiderio sia molto al di sopra del nostro valore, magari una donna molto bella che non ci saremmo mai aspettati di sedurre, e non siamo certi di essere abbastanza per lei.

Le fobie sessuali sono molto più diffuse di quanto si pensi abitualmente e possono riguardare aspetti diversi della vita sessuale.

Esistono fobie di diversi livelli di gravità, che possono provocare dal semplice imbarazzo o fastidio fino a dei veri e propri attacchi di panico, svenimenti, sudore e crisi respiratorie:

Coitofobia: come intuibile dal nome stesso, si tratta di una profonda paura che blocca una persona dall’avere rapporti sessuali completi. Non riguarda solo gli uomini e la penetrazione attiva, ma anche quella passiva.

Erotofobia: dobbiamo ricordare che prima di arrivare alla paura del rapporto ed allo stesso, si può essere affetti anche da Erotofobia che è una patologia che porta a respingere tutto ciò che riguarda il sesso, anche il semplice parlarne. Gli erotofobi veri proverebbero molto fastidio già anche solo leggendo queste poche righe.

Eurotofobia: è un disturbo fobico di cui soffre chi ha una forte repulsione per gli organi genitali femminili. Spesso ci si riferisce a questa patologia usando il termine colpofobia (dal greco kólpos, che significa appunto vagina) al fine anche di evitare una eventuale confusione semantica con un termine simile ma di significato completamente diverso ovvero la ereutofobia che si riferisce alla paura di diventare rossi che nulla ha a che vedere con il sesso.

Partenofobia: questo termine si riferisce alla fobia di cui soffrono alcuni uomini che temono molto ad avere rapporti con ragazze vergini.

Ginefobia: è anch’essa una fobia tipicamente maschile il cui significato letterario si riferisce proprio alla paura per il sesso femminile. Spesso è riconducibile alla misoginia che è l’odio per le donne.

Gimnofobia è una fobia così forte da indicare il ribrezzo di fronte al nudo. Il termine rievoca l’antica Grecia in cui gli atleti, i ginnasti appunto, si esibivano senza vestiti. Le persone che soffrono di questa fobia hanno difficoltà a spogliarsi di fronte ad un’altra persona. Nelle forme molto lievi si può risolvere spegnendo la luce mentre nei casi più gravi, può compromettere seriamente la vita sessuale.

Oneirogmofobia: è una fobia più rara delle precedenti ma comunque presente in numerosi uomini ed indica la paura di eiaculare dopo aver fatto un sogno eccitante.

È quindi evidente che le fobie possono riguardare il sesso a 360 gradi: ma da dove si originano queste paure incontrollate? Spesso la causa va ricercata in un’educazione troppo rigida e severa che vede la sfera sessuale come un tabù.

Il primo passo per superare queste fobie è quello di riconoscerle ed essere consapevoli dell’esistenza dei propri problemi.

Da un articolo della d.ssa Elisabetta Lazzari