La mattanza delle donne Uomini che fanno schifo
Prefazione: “Nessuno, di fronte alle donne, è più arrogante, aggressivo e sdegnoso dell’uomo malsicuro della propria virilità”
Chissà cosa penserebbe oggi Shakespeare, per tutti questi “Signori (Bestie)” che non sono stati “in piedi, davanti ad una donna”, per tutte le violenze consumate, per tutte le umiliazioni che stanno subendo, per la libertà negata e soprattutto, per le (tante) bocche tappate, così come per quelle ali tagliate? La violenza sulle donne è antica come il mondo, disse qualcuno, ma lo stesso sperava in una società avanzata, civile e democratica, non ci fossero più le crudeli cronache di abusi, omicidi e stupri.
Sono diciotto le donne uccise dall’inizio del 2018, una “mattanza” che dura da anni che tende a non arrestarsi. La mano impetuosa e implacabile dell’uomo-bestia che utilizza la sua debolezza per “tarpare le ali” a un universo splendido come quello femminile, è sempre più pesante, inarrestabile. Come se non si riuscisse ad arrestare questo fenomeno, intriso di violenza e sopraffazione. “Malgrado la nuova legge, le campagne i centri antiviolenza e le case rifugio, la tendenza degli uomini a voler lavare col sangue la rabbia di essere stati mollati o traditi prosegue al ritmo di una donna ammazzata ogni 60 ore (fonte Corsera)”.
Dai dati del Viminale tra il 4 marzo 2017 e il 3 marzo 2018, gli omicidi ai danni delle donne sono state 119, contro le 142 di due anni fa. Aumentano gli allontanamenti e i divieti di avvicinamento, segnale che il problema non è stato preso sottogamba, anzi l’allarme è altissimo e per nessun motivo occorre abbassare la guardia. Ma non basta. Aumentano le case rifugio, i centri antiviolenza, ma paradossalmente le vittime, le donne, sono sempre sole. Perché? Cosa occorre fare per far finire questa malvagità che non ha giustificazioni perché nega la ragione di vivere? Dai dati si legge che tra partner o ex, “In testa alle regioni più insanguinate, come numeri assoluti, la Lombardia e l’Emilia-Romagna. In termini percentuale invece prevalgono Umbria, Calabria e Campania”. Negli ultimi dieci anni le donne uccise in Italia sono state 1.740, di cui 1.251 in famiglia. C’è qualcosa che non torna, c’è una patologia che dovrebbe essere curata, quella della bestialità dell’uomo-padrone della vita altrui e che le povere vittime non se ne riescono a liberare.
Ci sono pletore di criminologi, psicologi, addetti ai lavori che fanno convegni (a scopo di lucro e non), ma che fino a oggi non hanno risolto nulla. Ci sono i salotti televisivi, con i sapientoni mediatici, e che si trovano a ogni occasione a dire le loro corbellerie occasionali, ma che sono e saranno sempre le stesse per ogni nuova vittima che verrà facendo diventare tutto una scatola vuota e a perdere.
La violenza si combatte con la prevenzione perché è assodato che le leggi non bastano, non si può legiferare a ogni occasione, si rischia un’inflazione legislativa che non porterebbe da nessuna parte se non a creare confusione. La prevenzione va fatta nelle scuole, in mezzo alla gente, tra la vita quotidiana per aiutare le nuove generazioni a combattere la violenza spiegando loro che la stessa non è altro che debolezza, insicurezza, frustrazione sociale. Occorre incentivare, aiutando le donne a segnalare, denunciare, ma quantomeno segnalare i soggetti che danno un primo, anche seppur minimo cenno di violenza, magari on attività di persecuzione con lo stalking, con uno schiaffo. Perché i veri uomini non picchiano, chi ama non picchia né tantomeno ammazza. Chi lo fa è una bestia che fa schifo, puzza di violenza ed è una larva in putrefazione di coscienza e di moralità umana.