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TAURIANOVA (RC), SABATO 23 NOVEMBRE 2024

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“La Piana di Gioia Tauro vive la crisi economica e sociale più grave dell’ultimo decennio” Lo dichiara Giuseppe Longo, Consigliere Provinciale, candidato con la lista “La Sinistra”

“La Piana di Gioia Tauro vive la crisi economica e sociale più grave dell’ultimo decennio” Lo dichiara Giuseppe Longo, Consigliere Provinciale, candidato con la lista “La Sinistra”
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Avendo appreso della lettera inviata ai candidati a Governatore della
nostra Regione da parte di alcune associazioni e alcuni comitati del nostro
territorio, sento il dovere fare alcune riflessioni in merito alle
problematiche sollevate.

La Piana di Gioia Tauro vive ormai la crisi economica e sociale più grave
dell’ultimo decennio. Tutto ciò a causa di politiche e azioni slegate dalle
reali esigenze del nostro territorio e dalla sempre maggiore capacità di
infiltrazione del malaffare sia nelle istituzioni pubbliche che nella
gestione del sistema rifiuti e del Porto di Gioia Tauro.

Di fronte al dramma che vivono quotidianamente le famiglie pianigiane,
sempre più vicine alla soglia della povertà, abbiamo assistito in questi
anni, da parte del Governo Regionale e Nazionale, a continui tagli in tutti
i settori nevralgici della vita politica. La chiusura di ospedali, scuole e
tribunali in nome di un’illogica razionalizzazione della spesa, ha
costituito e costituisce ancora oggi, un chiaro e pericoloso indebolimento
del tessuto civile e democratico del territorio.

Indebolimento che accresce ancor di più se pensiamo al calvario di migliaia
di lavoratori precari. Siamo stanchi, infatti, di vedere ripetersi, mese
dopo mese, anno dopo anno, la stessa promessa istituzionale. Le indennità e
i diritti dei lavoratori non devono essere strumento per tenere sotto
ricatto i precari che sono linfa vitale per le attività degli Enti Locali.
I percettori di ammortizzatori sociali che da mesi lavorano senza una sola
gratificazione, meritano rispetto e soluzioni reali da parte della
politica.

Negli ultimi anni, inoltre, siamo stati, nostro malgrado, protagonisti
passivi di un degrado ambientale che ha fatto sì che il nostro territorio
diventasse discarica da un lato e terra fertile per impianti nocivi e
pericolosi dall’altro. Abbiamo, dunque, subito un progressivo indebolimento
delle nostre risorse naturali e di tutto ciò che ne deriva. In quest’ottica
risultano essere scellerate le ipotesi di costruzione di una centrale a
carbone a Saline Joniche, costringendo un territorio a non valorizzare una
costa dalle enormi potenzialità turistiche, e la costruzione del
Rigassificatore nel territorio di San Ferdinando.

Mi faccio carico, quindi, di rappresentare le istanze espresse dai comitati
di tutela dell’ambiente consapevole di una coscienza politica che mi ha
visto sempre impegnato in prima linea a difesa del territorio e dei diritti
delle presone.

Sono convinto, perciò, che il primo nostro impegno dovrà essere quello di
favorire una riconversione ecologica dell’economia per rendere il nostro
sviluppo sostenibile affinché non si consumi più di quanto la nostra amata
terra è in grado di produrre. Abbiamo il dovere morale e politico di
chiudere con un passato recente e lasciarci alle spalle esperienze come
quella di Piana Ambiente che si è rivelata un fallimento ed è diventato il
simbolo di un Sud inceppato nel suo avanzamento sociale, civico ed
economico. E’ il lavoro di squadra, la messa in rete delle soggettività
deputate alla cura del territorio che consente sviluppo e trasparenza e
frena lo sperpero di risorse pubbliche. L’impegno è quello di rilanciare un
piano sui rifiuti che sappia avviare un processo che sia sistematico e
consapevole. Abbiamo bisogno, allora, di impianti per la digestione
anaerobica dei rifiuti che producano composti di qualità collocabili sul
mercato e di impianti di valorizzazione da raccolta differenziata.

Come già detto nei giorni scorsi continuerò il mio impegno a favore del
Rapporto di Sostenibilità Ambientale della Piana, primo nella nostra
provincia, strumento di studio e analisi del territorio e di siti e
impianti nocivi localizzati nella piana, capace di fornire i dati necessari
per una programmazione industriale incentrata sulla “sostenibilità dello
sviluppo” per garantire diritti fondamentali come il diritto alla salute e
alla vita che devono essere prioritari in qualsiasi investimento
industriale e più in generale in ogni ambito dello sviluppo socio-economico
di un territorio.

Il nostro impegno non può però dimenticarsi del Porto di Gioia Tauro. Lo
scalo gioiese sembra non avere più futuro, da anni ormai si susseguono solo
proclami e passerelle. Chiediamo, pertanto, che si proceda immediatamente
alla nomina di un Presidente dell’autorità portuale, esperto e competente,
come richiede la legge, che sappia rendere il Porto di Gioia Tauro
competitivo sul piano internazionale.

La dignità e i sacrifici dei lavoratori del Porto non devono essere
sacrificati, perché bisogna pretendere che MCT dia a Gioia Tauro lo stesso
rispetto che concede ai porti del Nord Italia e perché la cosiddetta
ristrutturazione aziendale non si attua applicando una flessibilità
esasperata senza alcuna garanzia per i lavoratori che rischiano di essere
inseriti in una strada senza ritorno. Per questo chiediamo ad MCT di
ricollocare il personale attualmente in cassa integrazione in modo da
scongiurare qualsiasi licenziamento.

Quanto riassunto in questo documento sarà oggetto di confronto con il
candidato Presidente, Mario Oliverio, e a lui stesso consegnerò, al primo
appuntamento elettorale utile nella Piana, queste istanze affinché si
assuma realmente la responsabilità di dare delle risposte tangibili e si
adoperi ad attuare misure di cambiamento radicale, a differenza di quanto
avvenuto negli ultimi anni.

In questo scenario di povertà generale e di arretratezza industriale in cui
urge uno scatto di orgoglio e dignità da parte di tutti, ritengo che
dobbiamo da subito assumere degli impegni concreti e precisi per il
riscatto e la rinascita di questo pezzo di Calabria.

Coraggio e impegno per restituire credibilità alle istituzioni e dignità ad
un popolo.

Giuseppe Longo