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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 26 NOVEMBRE 2024

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La processione liberata: la doppia morale della Chiesa Quando una rondine non fa primavera nella Diocesi di Oppido-Palmi

La processione liberata: la doppia morale della Chiesa Quando una rondine non fa primavera nella Diocesi di Oppido-Palmi
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E così fu, che il Vescovo Francesco Milito dopo due anni autorizza le processioni. Le coscienze sono (quasi) purificate, ma non del tutto. Da quel luglio 2014, come un don Rodrigo manzoniano, ammonì che queste processioni non s’hanno da fare (sic!). Colpa di questo “embargo”, è stato un inchino: ecco perché non bisogna mai genuflettersi! Gli inchini costano e si pagano a caro prezzo.

Pensate una Madonna o un altro Santo venerato dalla Chiesa che impone per tramite i suoi “portatori”, che tra le altre cose, leggendo il documento della Diocesi, da oggi in poi saranno messi a dura prova. Non solo stare attenti a chi inchinarsi, ma soprattutto come comportarsi, perché saranno osservati speciali. Oh galeotto fu quell’inchino davanti alla casa del boss mafioso, vecchio e malato, e che “costrinse” il vescovo Francesco Milito, pur “temendo per la propria vita (così ha detto lui)”, a sancire “l’embargo” per le processioni nella sua Diocesi.

Il documento composto da 116 pagine, intitolato “Dalla liberazione alla comunione. Principi e norme su feste e processioni nella Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi”, descrive minuziosamente come occorre comportarsi e parla di redenzione e di beatitudine nei comportamenti. Scorrendo all’art. 1, quello appunto che parla delle processioni, colpisce un passaggio (e fa pure riflettere non poco), «Affinchè rispondano alla loro genuinità originale e di senso, esse vanno di continuo mondate incrostazioni e devianze che ne inficiano l’autenticità facendole generare dalla loro vera natura verso un misto sacro e profano (…)». “Devianze” e “Incrostazioni”, due parole che dette così possono apparire normali, ma che aprono una approfondita riflessione sulla morale della chiesa. «Abbiamo due tipi di morale fianco a fianco, una che predichiamo ma non pratichiamo, e un’altra che pratichiamo ma di rado predichiamo», diceva  Bertrand Russell. Questa citazione nasce spontanea, dopo aver letto le prefazioni di questa “liberatoria” del Vescovo della diocesi di Oppido-Palmi. La legge della doppia morale, quella che si predica ma molte volte non si applica. Nessuno ha mai voluto entrare in polemica con la Diocesi, però corre l’obbligo di “rinfrescare” la memoria, non fosse altro per il rispetto che la laicità impone in una comunità libera e rispettosa di tutti, minori compresi.

E quindi, non possiamo esimerci dal non dire che le “devianze e le incrostazioni” sono anche quelle che nel dicembre dello scorso anno, portarono all’arresto del parroco di un piccolo paese, per abusi sessuali sui minori e per non dimenticare il suo nome è “don (sic!)” Antonello Tropea. E non dimentichiamo nemmeno, che nell’ordinanza di custodia cautelare, il giudice per le indagini preliminari, Antonio Scortecci, dedica un passaggio al vescovo Milito, pur non essendo stato indagato, e si legge nelle carte «che avrebbe coperto il suo prete senza adottare “provvedimenti cautelativi né di minima verifica delle accuse rivolte all’indagato”. È per questo che il giudice non si fida del presule. E nel rigettare l’ipotesi degli arresti domiciliari per don Antonello, aggiunge che “neppure sarebbe tranquillizzante” se a trovare un altro luogo nel quale far scontare la detenzione fosse il vescovo che ha avuto “atteggiamenti particolarmente prudenti e conservativi dello status quo, dando pieno credito alla versione negatoria dello stesso accusato». Solo per non dimenticare!

Poi il documento diramato sulle processioni e le sue linee guida possono essere condivisibili o meno, ma non è per nulla condivisibile la doppia morale che si applica in tutti i contesti dove la chiesa è coinvolta. Così come non vogliamo dimenticare il doppio comunicato stampa subito dopo l’arresto del sacerdote, quando prima si chiedeva di pregare per lui e poi tempestivamente ritirato e scritto su altre righe ben diverse e distanti dal primo. È doppia morale anche questa oppure siamo dei miscredenti visionari, sol perché non ci adeguiamo agli accoliti di giornata?

La verità e la morale vanno di pari passo. Chi ama e serve il Dio dell’infinito dovrebbe darne l’esempio per primo, fare un mea culpa, chiedere scusa e soprattutto riflettere facendo passi indietro di cui ad oggi non vi è traccia. Tutto è rimasto com’era, in una trama gattopardesca, ma soprattutto, ognuno è  rimasto al proprio posto, vescovo della diocesi, compreso (sic!).

Cantava Francesco Guccini, «Io dico addio a chi si nasconde con protervia dietro a un dito, a chi non sceglie, non prende parte, non si sbilancia o sceglie a caso per i tiramenti del momento…».