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TAURIANOVA (RC), SABATO 14 DICEMBRE 2024

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“La resistenza dimenticata – Vite di partigiani taurianovesi” Pregevole ricerca storiografica di Giuliano Boeti

“La resistenza dimenticata – Vite di partigiani taurianovesi” Pregevole ricerca storiografica di Giuliano Boeti
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Di Gaetano Mamone

Edito da Il filo rosso, è giunto in libreria da pochi giorni “La resistenza dimenticata- vite di partigiani taurianovesi”, opera di Giuliano Boeti, presidente della sezione territoriale ANPI di Taurianova, “Salvatore Bibi Carrozza”, che raduna nel contesto pianigiano del Tauro, non solo ex combattenti partigiani, ma tutti coloro che condividendo lo spirito della guerra di liberazione sentono forte il valore di difendere la Costituzione, impegnandosi ora nel campo della ricerca volta alla conservazione della memoria storica.
L’opera, frutto di un’accurata ricerca storiografica, corredata anche da numerose fonti d’archivio e da opportune note bibliografiche in calce, ripropone i profili di cittadini taurianovesi, o meglio radicenesi e iatrinolesi, che votarono la loro intera esistenza in difesa dei valori della libertà e della democrazia nel contesto di un secolo sanguinoso e sanguinario, caratterizzato dai nazionalismi, dai totalitarismi e soprattutto dai fascismi, destinati a provocare lotte fratricide per recuperare e difendere la libertà e restituire al territorio nazionale condizioni di pacificazione e di futura crescita civile e culturale.
Boeti, come scrive nella prefazione il Presidente provinciale dell’ANPI, Sandro Vitale, “ha profuso la sua passione in un lungo e paziente lavoro mirato a cercare documenti, leggere libri, raccogliere notizie che gli consentissero di raccontare la “resistenza dimenticata” dei partigiani e degli anti fascisti di Taurianova”, una città in anni recenti troppo spesso martire ed in passato, troppo frettolosamente, definita un puntino nero su una carta geografica dalla cui lettura emergeva solo la piaga diffusa dalla ndrangheta, restituisce invece dignità ad una comunità operosa e alacre che ha espresso nel tempo figure di eccellenza nel campo della pittura, delle scienze, dell’impegno politico, ed idealisti libertari, pronti ad immolare la propria vita per difendere, alcuni durante la Guerra Civile di Spagna, molti altri durante la Guerra di liberazione italiana, altri ancora infine con la testimonianza resiliente dell’inferno dei lager, pur di non cedere alle offerte di entrare a far parte delle milizie dell’ARSU. Cittadini cheper decenni la labile e sonnolenta memoria dei paesi meridionali, aveva dimenticato, forse anche incidentalmente, nel tentativo di esorcizzare ricordi di recenti tragedie e lutti, su una via di una recuperata “normalità”.
Pertanto, questo volumetto di agevole lettura, poco più di 100 pagine, diventa un prezioso scrigno di memorie e la sommatoria di tanti esempi di difesa di un ideale nobile, anche a costo della vita.
L’opera consentirà in futuro una ulteriore forma di approfondimento di ciò che fu un’altra resistenza dimenticata, quella dei cittadini che, pur non condividendo le ideologie fasciste, al contempo non aveva il coraggio o le condizioni per scelte estreme di resistenza guerreggiata, contribuirono a tessere una rete di silenzioso supporto ai partigiani, assicurando loro protezione, ricovero e vettovagliamento.
Quest’opera si inserisce perfettamente nel contesto di una recente bibliografia “partigiana” che, grazie agli stimoli delle varie componenti territoriali dell’ANPI, ha portato a riproporre in varie opere letterarie di carattere storiografico il contributo importantissimo dei partigiani meridionali, e segnatamente di quelli calabresi sfatando un diffuso preconcetto in forza del quale nella guerra di liberazione, l’apporto dei partigiani e dei libertari meridionali, fosse stato sporadico e occasionale e dimostrando, semmai, come moltissimi uomini delle formazioni impegnate in prima linea fossero meridionali, contribuendo così ad evidenziare ancor più chiaramente quanto l’Unità Italia sia un valore da difendere davanti a qualsiasi forma di compulso sovranista e separatista in nome di unfederalismo che ha in se, in nuce, il germe di nuovi fascismi.