La road map di Galimi sulla scelta di Longo Intervista esclusiva al segretario del circolo e capogruppo d'opposizione in consiglio comunale sull'approdo al Pd di Giuseppe Longo. E mentre da una parte ne benedice l'arrivo, dall'altra non nasconde il problema politico legato al doppio ruolo del vice sindaco
Non c’è dubbio che quella del vice sindaco Giuseppe Longo sia stata una scelta dirompente sul piano personale che degli equilibri politici che continua a far parlare i cittadini e le forze politiche. Non poteva mancare, in questo contesto, la riflessione del segretario del circolo dei democratici cinquefrondesi che sulla questione, oltre ad esprimere una evidente soddisfazione, ha anche offerto un taglio nuovo e affatto scontato propedeutico alle problematiche di gestione di una transizione importante rimarcando, a scanso di equivoci, le linee guida del partito, la mission del circolo e la caratterizzazione (anche in prospettiva futura) della condotta del gruppo consiliare da lui guidato.
- Segretario, qual è lo stato di salute del circolo a Cinquefrondi?
«Quattro anni fa abbiamo cercato di costruire un percorso. Oggi possiamo dirci molto soddisfatti per quanto creato: un circolo vitale, autonomo e soprattutto unitario. Da questo punto di vista pensiamo di rendere anche un grande servizio al partito perché le divisioni nessuno le capisce e nuocciono anche. Proprio stamattina abbiamo ufficializzato l’adesione dell’ex presidente della consulta provinciale dei giovani studenti assieme ad altri giovani. Abbiamo quindi vivificato la sezione arrivando ad un rinnovamento vero. Al prossimo congresso posso dire che avremo una nuova classe dirigente a rappresentarci».
- E così il vicesindaco (e già esponente del progetto Rinascita) pur confermando lealtà a Conia, approda al Partito Democratico…
«Salutiamo con soddisfazione la maturazione che Longo ha avuto in questo senso. Una persona che esprime valori e che ha una sua storia ed una sua dinamicità. Per noi si tratta di un grande valore aggiunto e personalmente sono contento. Anche le modalità sono state molto corrette e garbate avendo lui chiesto l’adesione direttamente al nostro circolo. Spetta a noi facilitare ed accompagnare questo ingresso, non nascondendo però che ci sono delle difficoltà oggettive. Noi siamo all’opposizione di questa amministrazione comunale di cui continuiamo ad avere una visione fortemente negativa. Ed è chiaro che le due cose non si possono coniugare. Si tratta di un’operazione politica che va metabolizzata e plasmata meglio per lui e per noi».
- La gente però non ha dimenticato gli echi dell’ultima campagna elettorale che vi ha visti avversari sui palchi…
«Appunto. La sua adesione è un riconoscimento alla storia del PD sia a livello nazionale che locale. Noi però restiamo fermi sulle nostre posizioni. Oggi siamo chiamati a dare un giudizio su questa amministrazione che rimane, ripeto, fortemente negativo. Quella di cui stiamo discutendo è un’anomalia che noi dobbiamo certamente contribuire a superare evitando di mettere veti od ostacoli.Ma alla fine anche per lui si porrà questa questione».
- Ed allora, quali saranno ora gli equilibri e le ricadute politiche in consiglio comunale? Come (e se) cambierà il vostro modo di fare opposizione?
«Noi resteremo all’opposizione. La nostra era e rimane una opposizione responsabile che non si sottrae a confronto e collaborazione quando necessari. La nostra linea politica però è stata chiaramente espressa dalla sezione, all’unanimità. Il nostro ritorno nel consiglio comunale non è una chimera anzi è praticabilissimo. La nostra opposizione la stiamo facendo, e le nostre battaglie anche, e le faremo sempre con lo stesso ruolo».
- Longo ha dichiarato che entra nel PD per mettersi in gioco. Sarà un valore aggiunto per il partito o sarà il PD il punto di partenza per un giovane e politico impegnato da tempo sul territorio?
«Saranno entrambe le cose. Nel PD più energie arrivano e meglio è e nel caso di Longo si tratta di classe dirigente di valore e di esperienza che non può recitare ruoli di second’ordine. E lui può trovare nel partito la possibilità di avere una proiezione esterna importante perché ritengo che sia uno capace».
- C’è un po’ di cerchiobottismo nella scelta di Longo? Mi spiego, possono coesistere due modi di fare politica, uno a livello locale e l’altro, per esempio, a livello provinciale, regionale, nazionale?
«Credo di no. Si tratta di atteggiamenti che la gente non capirebbe. Un partito vive se ha una linea, anche con dialettica interna. Sarebbe antipatico andare in consiglio comunale per smentire o votare contro le proposte del vicesindaco nostro iscritto. E’ un’anomalia seria. Noi dobbiamo e vogliamo aiutare il percorso di Longo, ferma restando la nostra posizione. E ad oggi, non ci sono le condizioni per cui noi possiamo cambiare politica. Anche in politica ognuno si deve assumere le proprie responsabilità. E poi il nostro statuto parla chiaro: non ci possono essere in consiglio comunale consiglieri Pd di maggioranza e di minoranza. Longo non può venire nel Pd e dettarne la linea ma deve adeguarsi a quanto stabilito perché la linea politica la stabilisce il partito. Ciascuno ha il suo ruolo».
- Quello di Longo – a suo avviso – è un caso di opportunismo personale oppure un affrancamento necessario verso la politica che conta?
«Credo sia un atto di maturità politica rispetto al percorso sinora compiuto ed alle scelte che stanno facendo all’interno di quella maggioranza che, dal punto di vista politico, si è già disgregata. E non l’ha disgregata di certo Longo. Credo che lui voglia continuare a fare politica all’interno di un partito riformista riconoscendo in questo Pd la casa che lo può accogliere. E’ interesse anche suo avere una sezione forte, unita e compatta. Ovvio, poi, gli angoli si devono smussare ma la nostra sarà una posizione che non verrò modificata. E Longo (ad oggi in attesa di tesserarsi, nda) nel giorno in cui avrà la tessera del Pd, a questo proposito, qualche riflessione la dovrà pur fare. Dovrà rapportarsi con la politica del Pd perché avere la tessera non è un atto formale ma sostanziale. Insomma, dovrà rapportarsi con la politica che il circolo del Pd esprime, anche per evitare precedenti».
- Crede che ci siano le condizioni per allargare la base dei democratici a Cinquefrondi?
«Secondo me si. Stiamo registrando già diverse richieste. Già al prossimo congresso credo che affideremo nella mani di queste nuove leve le sorti del partito a Cinquefrondi. Il mio compito fondamentale era questo. Oggi il Pd è una realtà sia a Cinquefrondi, nella Piana che a livello regionale e nazionale. Il partito è vivo e il nostro orgoglio sarebbe quelle di allargarlo sempre più».
- Quale futuro, allora, per il centro sinistra cinquefrondese?
«Il futuro potrebbe essere roseo. Dipende da quali saranno le scelte. Dobbiamo essere il partito delle proposte. Parliamoci chiaro: oggi i partiti e la politica sono invisi alla gente perché non trova più riferimenti. Noi vorremmo essere sempre più vicini ai bisogni dei cittadini con la nostra presenza sul territorio, tanto è vero che se la gente viene per chiedere la tessera allora vuol dire che qualcosa l’abbiamo fatta. E’ augurabile che il centro sinistra a Cinquefrondi si unisca. Ma prima lo deve fare sui contenuti. E la venuta di Longo diciamo che potrebbe, in qualche modo, agevolare questo processo, che tende invece ad alternarsi tra vittimismi e massimalismi quotidiani».