La sagra gastronomica, la madre di tutte le illegalità
redazione | Il 19, Ago 2013
Editoriale di Antonio Giangrande
La sagra gastronomica, la madre di tutte le illegalità
Editoriale di Antonio Giangrande
«Mancanza di sicurezza, scarsa igiene ed evasione fiscale minacciano le
sagre italiane.» Questo è l’allarme lanciato con quest’articolo da Antonio
Giangrande presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele web
Italia, nonché noto autore di libri d’inchiesta pubblicati su Amazon.it.
Sagre e feste popolari sono eventi importanti, ma va garantito il rispetto
delle fondamentali regole di sicurezza e di igiene e di fiscalità.
A lanciare il grido d’allarme sono anche le pro loco italiane. «Siamo
seriamente preoccupati – dice a Labitalia Claudio Nardocci, presidente
dell’Unione nazionale delle pro loco (Unpli) – per l’esplosione del numero
di sagre senza controlli di sicurezza e igiene, organizzate da comitati
improvvisati, veri e propri gruppi di rapina, che ha caratterizzato la
scorsa stagione estiva e durante la quale, secondo gli ultimi rilevamenti,
un italiano su due ha frequentato le tradizionali feste dei tanti campanili
italiani. Dati alla mano – fa notare Claudio Nardocci – abbiamo calcolato
circa 25 milioni di persone fra italiani e stranieri che ogni anno
partecipano a sagre e manifestazioni analoghe. Tutte persone che però hanno
il diritto di essere tutelate».
La Coldiretti stima in 350 milioni di euro il volume d’affari delle sagre,
scaturito da circa 18 mila eventi sul territorio nazionale, pari a una media
di 250 appuntamenti al giorno, cifra che sale a quasi mille nel periodo
estivo.
Sagre e feste sono sicuramente momenti di ritrovo e svago per la
collettività e spesso sono uno strumento per promuovere la conoscenza del
territorio, ma, considerato che queste iniziative spesso si affiancano
all’offerta garantita da bar e ristoranti dei quartieri e dei paesi, bisogna
quanto meno mettere tutti sullo stesso piano, soprattutto sul fronte della
sicurezza. Invece si crea troppe volte una concorrenza che diventa sleale,
poiché si basa su una sostanziale differenza di trattamento tra chi fa
questa attività per professione, e deve attenersi a regole molto severe, e
chi lo fa per “volontariato”, pensando di essere esente da qualsiasi
obbligo. In verità la sicurezza va garantita in tutti i casi. La necessità,
anche in caso di spettacoli e intrattenimenti organizzati da circoli
privati, di ottenere l’autorizzazione di agibilità, con parere della
competente Commissione di Vigilanza. Quindi l’obbligo, a cui sono chiamati
gli organizzatori di questi eventi, di predisporre uno specifico piano di
emergenza. Ci sono poi spettacoli e intrattenimenti, per i quali, si ritiene
opportuno prevedere l’obbligo del rilascio della licenza di cui all’articolo
68 del TUPLS e le necessarie verifiche della Commissione di vigilanza, visti
i rischi potenziali per il pubblico in termini di sicurezza ed
indipendentemente dalla presenza o meno di strutture destinate agli
spettatori. Infine il capitolo “Prevenzione incendi”, la cui normativa in
alcuni casi si può applicare anche a sagre e feste. Si tratta in sostanza di
garantire gli stessi standard di sicurezza ad attività che per certi versi
ricalcano quelle di un ristorante e di un bar. E se poi vogliamo affrontare
la questione in tutte le sue sfaccettature dovremmo parlare anche di
tassazione, perché è indubbio che i vantaggi riservati dal fisco a questi
eventi stanno alla base del proliferare di feste organizzate dalle
associazioni più indefinite e che in molti casi nulla hanno a che fare con
la tradizione popolare e gastronomica del territorio. Insomma, troppe volte
la festa diventa un modo per “fare cassa” in barba al fisco. Invece anche
qui si dovrebbe intervenire con una norma specifica. Basti pensare che,
secondo uno studio della Federazione pubblici esercizi nazionale, eliminando
le esenzioni fiscali di cui beneficiano sagre, feste di partiti politici,
circoli privati, circoli sportivi e quant’altro si recupererebbero le
risorse sufficienti per evitare l’aumento dell’Iva previsto ad ottobre 2013.
Come dire: togliendo un privilegio di pochi, ne avremmo un vantaggio tutti,
senza disparità di trattamenti.
Perché alle sagre è permesso far lavorare minorenni, non avere indumenti
idonei, non fare scontrini, mentre in un ristorante dobbiamo applicare ogni
norma di legge? Domanda in cui vengono toccati punti importanti: il lavoro
minorile, i costi del personale, gli orari di lavoro, tutti i vincoli
sanitari, i problemi fiscali e di evasione e non ultima l’igiene. Se questi
obblighi sono veramente necessari, come crediamo, devono essere imposti a
tutti. Senza alcuna intermittenza o benevolenza. La legge deve essere uguale
per tutti.
Invece, mentre di giorno gli italioti si spellano le mani sulle frasi pro o
contro Silvio Berlusconi, fresco del titolo di “Pregiudicato”, inneggiando
tutti, comunque, in favore alle manette ai polsi altrui, gli stessi
italioti, appunto, la sera organizzano o partecipano ad insalubri ed
illegali feste tradizionali e sagre gastronomiche di paese. A centinaia in
tutta l’italica penisola sono presenti le fonti di tutte le illegalità.
La sagra si connota infatti innanzitutto per la dimensione religiosa; le
sagre erano innanzitutto dei momenti di comunione tra uomini e sacro. Le
feste popolari dell’antichità venivano celebrate davanti ai templi o, in
epoca cristiana, alle chiese (da cui deriva il termine sagrato delle
chiese). I vari momenti dell’anno (l’inverno, la primavera, la mietitura, la
vendemmia) venivano celebrati con feste religiose, ad esempio, per
ringraziare la divinità o per propiziarsi la bella stagione. Durante le
feste dell’antichità venivano spesso effettuati sacrifici animali, oppure
offerte di prodotti della terra, che venivano poi consumati dalla comunità
intera. Questo rito simbolico originario rimane come traccia anche oggi
nelle diverse sagre gastronomiche che ruotano attorno ad un piatto
tradizionale regionale o locale.
L’Italia è costellata ancora oggi di feste tradizionali e sagre in ogni
periodo dell’anno. Queste manifestazioni più che essere festa per i turisti,
è una speculazione illegale per fare la festa ai turisti.
Non si ha nessuna fiducia sulla qualità delle pietanze servite in queste
sagre vendute al prezzo del pranzo in un ristorante, o appena qualcosa
meno. E non si riesce nemmeno a vedere l’utilità di queste manifestazioni,
spesso sfoggio delle amministrazioni, passerella per le Pro Loco e più sì
che no, turibolo di ogni nefandezza.
Con il termine tecnico di “feste temporanee” si individuano tutti quei
festeggiamenti, manifestazioni, fiere, sagre o simili, organizzati da parte
di associazioni varie, pro loco, comitati, ecc…in modo estemporaneo e
saltuario, per un periodo breve (da alcune ore ad alcuni giorni) senza una
sede fissa, in cui in genere si ha il culmine nella preparazione e
somministrazione estemporanea di pasti più o meno ricchi.
Tali manifestazioni, seppur da considerarsi di alto valore sociale e
culturale, proprio per la loro occasionalità ed elevata promiscuità di cose
e persone, rappresentano un potenziale rischio per la salute pubblica; il
rischio può derivare dalla inosservanza delle più elementari norme
igieniche: l’autorità sanitaria competente per territorio (il sindaco),
avvalendosi della consulenza professionale del Servizio Igiene Alimenti e
Nutrizione dell’ASL, dovrebbe cercare di assicurare e pretendere degli
standard minimi di accettabilità igienica da rispettare per il corretto
svolgimento della manifestazione. Al fine di consentire tale garanzia ogni
festa temporanea dovrebbe quindi essere autorizzata mediante la
presentazione di alcuni documenti.
Le attività di preparazione somministrazione di alimenti presenti nelle
manifestazioni temporanee sono soggette a segnalazione certificata di inizio
attività (SCIA) da inviare alla ASL competente (anche in formato cartaceo)
e per conoscenza al Comune dove si tiene la manifestazione, almeno 10
(dieci) giorni prima dell’inizio della stessa. Alla segnalazione (SCIA)
occorre allegare copia della ricevuta del versamento attestante il pagamento
dei diritti sanitari. La Segnalazione certificata dell’inizio attività per
manifestazione temporanea (SCIA) da presentare all’ASL con il rispetto dei
requisiti igienico sanitari previsti dalla Regione di riferimento al fine di
garantire un elevato livello di tutela dei consumatori con riguardo alla
sicurezza degli alimenti. Invece spesso e volentieri queste sagre non solo
non sono autorizzate, ma non sono nemmeno comunicate. Per ovviare a questa
discrepanza sindaci e comandanti dei vigili urbani si danno alla macchia,
per non essere accusati di sapere e di non intervenire e quindi da
considerare complici della illegalità.
Dr Antonio Giangrande
Presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia