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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 08 SETTEMBRE 2024

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La sanità in Calabria a pezzi, l’ombra della privatizzazione, le dure battaglie della Di Furia, “Non sono amica di nessuno” e del primario Amodeo, “Qui bisogna fare una rivoluzione culturale, siamo in guerra” Ieri sera durante la trasmissione Rai “Presadiretta” con la puntata dal titolo “Sanità S.p.a.”, un quadro desolante della sanità calabrese con carenze di personale e gravi problemi strutturali

La sanità in Calabria a pezzi, l’ombra della privatizzazione, le dure battaglie della Di Furia, “Non sono amica di nessuno” e del primario Amodeo, “Qui bisogna fare una rivoluzione culturale, siamo in guerra” Ieri sera durante la trasmissione Rai “Presadiretta” con la puntata dal titolo “Sanità S.p.a.”, un quadro desolante della sanità calabrese con carenze di personale e gravi problemi strutturali

Di GiLar

Un reale spaccato della sanità che fa rabbrividire specie in Calabria, è stato quello che la trasmissione Rai “Presadiretta” con la giornalista Francesca Nava ci ha fatto vedere ieri sera nella puntata dal titolo “Sanità S.p.a.”.
Nell’intervista al direttore generale dell’Asp di Reggio Calabria Lucia Di Furia, la stessa afferma che “Io non sono amica di nessuno da queste parti. Non conoscevo niente della Calabria, ma la parola Locride la conoscevo pure io che vivevo nelle Marche. Appena sono arrivata qui c’è stata una retata, hanno portato via dei medici, già che erano pochi li hanno pure portati via”. Lucia Di Furia è un medico chirurgo con specializzazione in psichiatria e oncologia, ed è dal giugno dell’anno scorso la nuova direttrice generale dell’azienda sanitaria più disastrata d’Italia, l’Asp di Reggio Calabria, sciolta per infiltrazioni mafiose nel 2019 e di cui Di Furia è stata commissaria straordinaria per circa un anno, dopo una lunga carriera nella sanità marchigiana. La Di Furia ammette pure che ha avuto paura “devo essere onesta, ho avuto un episodio legato al mio ruolo, per altro poco tempo dopo che ero arrivata. Subite le pressioni ho capito una cosa sola, che stavo nel posto giusto. Ho detto: se è così che mi vogliono mandar via, allora è sicuro che rimango”.
Dopo la Di Furia sono state dure (e preoccupanti) le parole del primario di Cardiologia dell’Ospedale di Polistena Vincenzo Amodeo che dichiara “Qui bisogna fare una rivoluzione culturale e poi dopo che avrai fatto la rivoluzione culturale, vai a combattere e vincerai la guerra”, e che quando è arrivato a Locri ha detto, “siamo in regime di guerra. Quando si va in guerra bisogna avere armi e soldati. Le armi sono le attrezzature, i soldati sono i medici”.

Da anni il primario Amodeo combatte contro il potere che vorrebbe soffocare la sanità pubblica e lo dichiara affermando che “Io sono per la sanità pubblica da sempre, però mi rendo conto – e non riguarda solo la Calabria – che c’è una forma di deriva verso la sanità privata”.
Il dott. Amodeo soffre di drammatiche carenze di personale, e “In suo soccorso, nell’ultimo anno, sono arrivati in questa regione quasi 300 medici cubani. Nonostante questo, nel reparto guidato dal dottor Amodeo a Polistena, polo di eccellenza tra i primi in Calabria, si lavora ancora sotto organico, con la metà dei medici e degli infermieri necessari.